La sacra Famiglia di Cesano Boscone, o Cesàn Buscùn. Sarà questo il luogo simbolo del tardo berlusconismo, l’età della decadenza. Che, è ufficiale, per il sovrano di Arcore coinciderà per circa dieci mesi con l’affidamento in prova ai servizi sociali nella struttura per anziani e disabili alle porte di Milano. Non sarà Villa Certosa o le Bermude, le Arcore’s nights sono ricordi d’altri tempi. Dimenticare via Olgettina e le vacanze nella dacia sul Mar Nero. Ora c’è Cesàn Buscùn.

Località non molto esotica, è vero. Ma se gli avvocati Coppi e Ghedini si dicono soddisfatti il motivo c’è, ed è lampante. La condanna a 4 anni per frode fiscale, già alleviata dai tre di indulto, per Silvio Berlusconi, soggetto ancora «socialmente pericoloso» ma secondo i giudici sulla via del ravvedimento, si risolverà in 4 ore a settimana – in tutto 28 mezze giornate – di «volontariato» presso l’istituto fondato nel 1896 da Domenico Pogliani, sacerdote in odore di santità. Il che può anche essere letto come un incoraggiante segno del destino per l’unto del signore ormai spogliatosi anche della carica di Cavaliere.

Gli incubi più neri, come la privazione totale della libertà agli arresti domiciliari, del resto sono alle spalle. E l’agognata «agibilità politica» è garantita: sbrigati i suoi impegni con gli anziani e gli altri ospiti della grande struttura, Silvio il volontario sarà libero di circolare in Lombardia tenendo comizi e convention salvo starsene nella villa di Arcore dalle 11 di sera alle 6 del mattino. E dal martedì al giovedì potrà lasciare la sua regione e raggiungere Roma per gli  impegni di partito e di campagna elettorale, anche a cena, volendo, ma sempre con l’obbligo di passare la notte in casa e di tornarsene nell’abitazione di Arcore per le 23 del giovedì. Con un apposito permesso, potrà anche circolare al di fuori dei confini stabiliti. Nessun limite di orario per interventi telefonici, ad esempio in collegamento con le tv.

Certo, al leader forzista qualche complicazione nella sua attività politica potrà derivargli da un’altra prescrizione, quella di non frequentare pregiudicati (e tossicodipendenti). Ma insomma, la «ferita inferta alla democrazia italiana» della quale continua a parlare imperterrita Maria Stella Gelmini si fa fatica a individuarla. E probabilmente lo stesso sovrano azzoppato inviterà anche gli ultimi fedelissimi a evitare d’ora in avanti espressioni azzardate come «golpe» oppure «persecuzione giudiziaria», dato che i giudici a lui hanno vivamente sconsigliato di lanciarsi in «esternazioni offensive» contro le toghe, perché in quel caso la musica cambierebbe: addio servizi sociali.

L’ex Cavaliere dovrà invece dimostrare la sua «volontà di recupero dei valori morali perseguiti dall’ordinamento», mantenendo il suo comportamento «nell’ambito delle regole della civile convivenza, del decoro e del rispetto delle istituzioni». Perché in passato, osservano ancora i giudici, Berlusconi ha dimostrato invece una certa «insofferenza alle regole dello Stato», e in effetti qualcun altro oltre alle toghe lo aveva notato. Ma ora avrebbe riconosciuto la sua condanna, sempre secondo i giudici, anche perché ha versato 10 milioni di risarcimento all’Agenzia delle entrate e, appunto, ha accettato di aiutare gli anziani. Anche se non esattamente di buon grado, però, se è vero quel che trapela dalla cerchia dell’ex premier, dove viene descritto un Berlusconi comunque avvilito, mortificato, lui che «con tutto quello che ho fatto per questo paese adesso devo passare per uno che ha bisogno di essere rieducato». Lui che, appunto «insofferente» alle regole, ora dovrà accettare il coprifuoco e gli spostamenti sotto controllo e i colloqui mensili con la responsabile dell’Ufficio esecuzione penale esterna. Lui che ha sempre lottato con tutte le sue forze e quelle dei suoi medici e chirurghi estetici contro l’avanzare dell’età, e ora dovrà condividere parte delle sue giornate circondato dai vecchietti della Sacra Famiglia subendo oltretutto altri sfottò che si aggiungeranno a quelli che già ampiamente gli hanno riversato addosso i giornali e la rete. C’è chi nota che tutto sommato «cittadini meno fortunati, meno ricchi e potenti per reati molto minori vanno semplicemente in prigione». Ma a farlo è quel «barbaro, vigliacco, arrogante, livoroso» di Massimo D’Alema, tuonano imbufalite le forziste Carfagna e Santanchè. E comunque in tanti sono pronti a scommettere che Silvio saprà fare ancora una volta di necessità virtù, trasformando la condanna in una ribalta che magari non lo porterà, come don Pogliani, alla santità, ma magari a risollevare almeno un po’ le sorti del suo malconcio partito.

Per il momento, i responabili della Sacra Famiglia incrociano le dita, preoccupati dello scompiglio che il famoso condannato potrà portare nella struttura. Ma cristianamente, accoglieranno la pecorella smarrita. Che in una casa di cura che conta oltre mille ospiti, circa ottocento dipendenti, venti reparti e edifici, un campo da calcio e uno da bocce, laboratori di ceramica, falegnameria, bigiotteria e quant’altro, e pure un teatro e una chiesa, sicuramente troverà anche il modo per non annoiarsi. Per il resto, ci saranno gli amici a consolarlo. Anche se Gianfranco Rotondi non è ottimista: «Sono stato l’ultimo dei democristiani, sarò l’ultimo dei berlusconiani. Di tutto il resto non garantisco, ormai nel nostro giro la fedeltà è a orario, manco a giornata».