«Le regole Covid non bloccheranno gli sgomberi. La proprietà privata è sacra». Di questa religione annunciata poco dopo l’insediamento si è fatto ieri sacerdote il prefetto di Roma Matteo Piantedosi. Quando il cielo era ancora buio 15 blindati e decine di celerini hanno cinto d’assedio le entrate di piazza dei Sanniti, nel quartiere San Lorenzo. Nel mezzo c’era il Nuovo Cinema Palazzo, edificio occupato il 15 aprile 2011 da abitanti della zona, studenti della vicina università La Sapienza, artisti e attivisti. Il Palazzo era stato messo all’indice con altre 21 occupazioni nella primavera 2019 da una circolare della prefettura di Roma, che elencava gli sgomberi più urgenti. Al Viminale c’era Matteo Salvini e il suo capo di gabinetto era proprio Piantedosi.

POCO DOPO l’arrivo della polizia è partito il tam tam che ha radunato una piccola folla nella vicina via degli Ausoni. Intanto la sindaca Virginia Raggi equiparava all’insegna del dogma grillino della legalità lo sgombero di San Lorenzo a quello simultaneo della sede dei neofascisti di Forza Nuova (Fn) in via Taranto, vicino piazza San Giovanni. «Se 10 anni fa non fosse stata infranta la legge qui ora ci sarebbe un casinò, quello sì illegale», commenta una ragazza al megafono.

LA STORIA del Cinema Palazzo si colloca nel singolare incrocio tra una questione molto specifica, l’apertura di una sala bingo in un quartiere a forte presenza politica e sociale, e un movimento più ampio, innescato dai due anni di proteste degli studenti dell’Onda che hanno spinto i lavoratori dello spettacolo a occupare cinema e teatri in tutta Italia. Chi per primo aprì le porte dell’edificio voleva segnalare solo simbolicamente la speculazione in arrivo. Il flusso costante di cittadini, giovani e soprattutto attori, artisti e musicisti fece intuire da subito che tra quelle mura poteva crescere qualcosa di nuovo e aperto a tutti.

APERTO il Nuovo Cinema Palazzo lo è sempre stato, al di là degli steccati politici che spesso dividono le realtà di movimento. Oltre ad assemblee dei centri sociali, incontri nazionali di Non Una Di Meno, riunioni dell’Anpi e del comitato di quartiere Libera Repubblica di San Lorenzo, sul palco si sono svolti festival di storia, teatro, musica, letteratura, informazione. Tra le migliaia di persone accolte nell’occupazione ci sono il compianto giurista Stefano Rodotà e il costituzionalista Paolo Maddalena, il segretario della Cgil Maurizio Landini e l’ex presidente della Consulta Paolo Grossi, oltre a studiosi del calibro di Saskia Sassen o David Harvey.

DOPO LO SCOPPIO della pandemia lo spazio è stato riconvertito nella base di raccolta e distribuzione di beni di prima necessità. Da marzo ha sostenuto 40 famiglie in difficoltà economica, con tanto di patrocinio del II municipio. «Abbiamo reso vivo un edificio destinato ad alimentare criminalità e ludopatia, riempiendolo di cultura e sport. Questa è una storia di dignità e libertà», dice Franca Raponi, cognome partigiano per una donna che a 82 anni e nonostante il Covid è scesa ieri in piazza. Con il bastone in mano e la sciarpa dell’Anpi al collo. Proprio l’Anpi Roma ha espresso «soddisfazione» per lo sgombero di Fn ma «sconcerto» per quello del Cinema Palazzo, denunciando il «messaggio fuorviante dell’intransigenza contro opposti estremismi».

A MEZZOGIORNO si è tenuta una conferenza stampa in cui sono intervenuti, oltre a studenti e abitanti del quartiere, diversi rappresentanti istituzionali. Stefano Fassina, parlamentare e consigliere capitolino di Leu, Amedeo Ciaccheri, presidente dell’VIII municipio, Christian Raimo, assessore alla cultura del III municipio, hanno condannato lo sgombero parlando di «sconfitta per la città». La consigliera regionale Marta Bonafoni (Lista civica Zingaretti) ha ricordato che era in corso una trattativa tra Regione, proprietà e occupanti per trovare una soluzione attraverso lo scambio con un edificio pubblico. Invece alla fine sono arrivati i blindati.

Il corteo contro lo sgombero del Nuovo Cinema Palazzo, foto di Attilio Cristini

OLTRE TREMILA PERSONE sono poi partite in corteo intorno alle 17, sfilando per le strade di San Lorenzo. Tra loro il fumettista Zerocalcare: «Bisogna difendere un luogo importante per la città che ha saputo coniugare autogestione, cultura e capacità di parlare a tanti». Dal microfono gli attivisti hanno fatto sapere che l’attacco subito non sarebbe rimasto senza risposta. Il fiume di manifestanti ha prima occupato simbolicamente un capannone abbandonato (ma con il tetto pieno di amianto) e poi si è rigirato puntando dritto verso piazza dei Sanniti. Il tentativo di raggiungere l’edificio sgomberato è stato respinto dalle cariche della celere su via dei Volsci. Alcuni manifestanti sono stati feriti e tre, molto giovani, fermati dalla polizia.