Rinascita, Revolver, Disfunzioni Musicali, Rock Set, Metropolis, Messaggerie Musicali, persino Ricordi (quello che Totò chiamava Tiscordi). Probabilmente il negozietto dove avete comprato i 45 giri indimenticabili o il primo lp, il padellone nero di plastica coi microsolchi, non esiste più. E anche alcuni luoghi mitici dove si aggiravano maniaci del disco e divoratori di note, come Carù a Gallarate, Consorti a Roma, Cesarini a Napoli, hanno abbassato le saracinesche da molte stagioni.

Del resto da anni il sabato pomeriggio le bande di teenager lo passano a fare le vasche al centro commerciale o sul corso principale. Un tempo era dedicato alla tappa al negozio di dischi dove si spendeva il tempo tra l’ascolto delle novità e le conversazioni coi commessi competenti e gentili (immortalati in Alta Fedeltà di Nick Hornby), si scambiavano informazioni e pareri, si commentavano copertine colorate e loghi geometrici, si scrutavano i fogliettini appiccicati al muro per una stanza da affittare o un batterista «esperto» per una band di heavy rock, si sfogliavano le fanzine artisticamente «sporche» e in alcuni templi assoluti, come Nannucci a Bologna si dava l’album fresco di stampa al negoziante e ci si chiudeva (talvolta, persino, in dolce compagnia, con amici o compagne di scuola) nella stretta cabina con la cuffia per ascoltarlo prima dell’acquisto, un esborso rimandato di volta in volta.

Oggi, terzo sabato di aprile,vigilia pasquale, si celebra il Record Store Day, per il settimo anno consecutivo, la giornata mondiale della rivendita di dischi, quei punti vendita specializzati e indipendenti che rappresentano una percentuale minoritaria (rispetto a catene, megastore e centri commerciali), un’idea originale di Chris Brown, impiegato in un negozio di dischi statunitense. La ricorrenza, tra le più attese dagli appassionati di musica, intende festeggiare quei luoghi che per moltissimi anni hanno permesso alle persone di incontrarsi mantenendo vivi i contatti umani e nei quali la musica è cresciuta, facendo crescere anche i suoi frequentatori: i negozi di dischi tradizionali. Nei circa duecento store in Italia si potranno trovare nuove esclusive e speciali pubblicazioni rigorosamente in vinile: dall’ultimo canto, inedito, di Freak Antoni,Par-lamento, registrato a Bologna il 2 dicembre 2013, due mesi circa prima della sua scomparsa. Appositamente per il Record store day, gli Altera, band genovese, ne hanno realizzato un singolo speciale in vinile a tiratura limitata e numerata, in collaborazione con il Mei che verrà presentata stasera dalle ore 17.30 all’ex Forno del MAMbo, il Museo d’Arte Moderna, in via Don Minzoni 14, in una serata in gran parte dedicata al leader degli Skiantos, fino a uno speciale sette pollici dei CCCP Fedeli Alla Linea , Annarella, pubblicato ora per la prima volta e una caterva di ristampe di classici, edizioni limitate o speciali. L’Italia si posiziona settima tra i mercati nel mondo in cui cresce la diffusione del vinile e nel 2013 si è registrato un aumento delle vendite del 6% rispetto all’anno precedente (e anche i dati del primo trimestre 2014 sono buoni), con un mercato dell’usato, fiorente e dinamico, spinto da una valanga di collezionisti e deejay.

La rivoluzione digitale ha frantumato il mercato della musica, la diffusione degli mp3 e il download, il continuo ricorso a Internet hanno profondamente modificato la fruizione delle sette note, generalmente ascoltate attraverso gli auricolari collegati a un lettore mp3 o uno smartphone. Se pensate che solo pochi decenni orsono c’era una larga diffusione di tutto un mondo di alta fedeltà fatto di equalizzatori, preampli, oscillatori, altoparlanti, giradischi a cinghia e altre diavolerie, potrete capire la portata della trasformazione.

A raccontare questo mutamento epocale è stato qualche anno fa Graham Jones in un libro, Last Shop Standing, (tradotto in Italia da Arcana con il titolo di Il 33° giro. Gloria e resistenza dei negozi di dischi) diventato poi anche un documentario dove Jones – per oltre 25 anni nella distribuzione discografica in Uk- andava alla ricerca di tanti proprietari di negozietti, nei posti più sperduti del Regno Unito, rievocando storie curiose della loro resistenza all’ondata tecnologica, alla crisi del supporto fonografico ( ne parlano pure Paul Weller, Billy Bragg e Johnny Marr), alla spietata azione della major (e Jones l’anno scorso ne ha scritto un altro di libro, più divertente e liberatorio, Strange requests and comic tales from Records Shops).

La battaglia contro le riproduzioni sonore di scarsa qualità vanta sostenitori un po’ dovunque, da Neil Young a Thom Yorke e David Byrne, autore di Come funziona la musica(Bompiani, 28 euro), un libro originalissimo a metà tra autobiografia e trattato, percorso da una straordinario entusiasmo per la vitalità della musica, analizzata in tutti i suoi aspetti, dalla scintilla creativa alle royalties per album, dall’educazione allo studio di registrazione, dai tipi di contratto alle esibizioni live. E assai critico verso lo streaming, il modello di business vincente di questi anni insieme agli abbonamenti (Cubomusica, Deezer, Google Play, Rdio, iTunes Radio, Spotify, Pitchfork tra i più utilizzati).

Invece il cantautore canadese di Rust never sleeps sostiene che «Quando ascolti un mp3 è come se stessi ascoltando musica sul fondo di un oceano, con un casco da palombaro a coprirti la testa» spiega Young, e la sua soluzione è Pono, un lettore triangolare che non fa altro che suonare musica ma «con una risoluzione da 3 a 30 volte migliore di un mp3», probabilmente affiancato da un negozio dedicato con file Flac a 192 kHz/24 bit, il formato non compresso che ha la stessa qualità delle registrazioni in studio (ma pesa molto). C’è qualcuno dei negozietti che, benché sfrattato, ha deciso di resistere e andare col proprio nutrito catalogo on line, girando il paese su un furgoncino Volkswagen per fiere per collezionisti (è il caso di Trash American Style, storica vendita di dischi del Connecticut). In tutti i casi dobbiamo sostenere i negozi di dischi (e il loro superbo profilo culturale). Come dice Tom Waits, «non rimpiazzateli con chi non ha le idee chiare. Teneteli aperti, sono le orecchie della città».