Il nuovo gruppo della Sinistra Europea si è già insediato a Bruxelles. A comporlo i rappresentanti dei partiti che sono riusciti a passare attraverso le varie regole di accesso al parlamento dell’Unione in circa 12 paesi, gli italiani accolti da un caloroso applauso.

Perché tornati dopo cinque anni di assenza dovuta alla sconfitta della Lista per Tsipras nel 2019. E tuttavia non ancora fisicamente in loco, causa la nota efficienza del nostro paese nel dare conferma ufficiale della loro elezione agli eletti.  In tutto, nel gruppo Left, i deputati provenienti da 12 paesi, non sempre riconoscibili dal nome dell’organizzazione che rappresentano, come era un tempo quando quasi tutti si chiamavano «comunisti» o, tutt’al più, socialisti di sinistra.

Ora una grande varietà di denominazioni, e però nella confusione politica che domina l’Europa la certezza in questo caso che per tutti si tratta di una buona sinistra, e anche, di una buona provenienza storica. Sono pressappoco tanti quanti ce ne erano la scorsa legislatura ( 39 o 40 ,non si sa ancora), ma, in definitiva, vista la temperie che scuote il mondo, più o meno altrettanti.

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Ho preso la penna per scriverne perché nessuno dei nostri grandi quotidiani pur – ufficialmente molto europeisti – ha pensato di dedicare ai risultati della sinistra-sinistra una qualche attenzione. Come sempre, del resto. E però a me sembra che questo voto vada valutato: nel generale disastro che vede il successo quasi ovunque della destra estrema e il calo, in alcuni casi, clamoroso, dell’area socialdemocratica,la sinistra-sinistra (anche io faccio fatica a darle un nome), si caratterizza per un inusuale e in alcuni casi significativo aumento di voti, non si tratta di casi isolati, ma di un andamento generale di tutta l’area. (Un solo vero e drammatico “buco”: in Germania, dove la presenza più importante svanisce per via della spaccatura nella Linke).

Innanzitutto il grande nord, quello della migliore socialdemocrazia della storia postbellica che anche noi abbiamo sempre ammirato e che negli ultimi tempi è stata quasi ovunque sostituita da orrendi governi quasi fascisti che ci hanno lasciato sgomenti. Ma anche nel sud, penso al Portogallo, per esempio, e persino alla Spagna dove si assiste ad una triste crisi del nostro mito più recente, Podemos, che si spezzetta, ma nel complesso non perde voti.

Per non dire del tranquillo e moderato Belgio, di cui da sempre ho inseguito le sorti del suo Partito comunista, che mai ha avuto un parlamentare nel Parlamento della “capitale” europea, Bruxelles, dove “Le Parti des travailleurs “arriva oggi, in città, al 20,8 %, come mi dice commosso il mio ex assistente Paul Emile Dupret, il solo membro del vecchio Pcb che abbia mai conosciuto. «Nel mio quartiere – un popoloso quartiere popolare della capitale belga – mi dice – siamo il primo partito».

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Siccome a me da parecchio tempo mi prendono in giro perché ripeto sempre che «sono ottimista», immagino che dopo questo scritto si accingano a portarmi al manicomio. Quado dico che sono ottimista non è perché sottovaluti il rischio delle pessime conseguenze che potranno arrivare per via della massiccia affermazione della destra anche estrema, soprattutto in riferimento alla questione migranti e ai passi indietro che verranno fatti sulla questione ecologica (anche perché si tratta di due temi su cui questa destra troverà facilmente alleati nella destra cosiddetta per bene).

Lo dico però con convinzione perché riscontro nel lavoro concreto sul territorio che i giovanissimi non è vero che sono spoliticizzati, gli importa solo poco di quanto si discute in parlamento, non si riconoscono nei partiti, non gli interessa votare, in generale perché gli sembra – e come dargli torto – che, a livello istituzionale, non ci sia consapevolezza del fatto che siamo ad un cambio epocale e che la trasformazione necessaria ha proporzioni assai profonde.

Il mio ottimismo non riguarda il prossimo tempo che sarà difficilissimo e anche questo voto complessivo lo dimostra. Il mio è un ottimismo nasce da una valutazione dei processi embrionali di lungo periodo, per questi successi in Paesi dai quali non ce li aspettavamo e dall’Italia quando sento che sui 23.000 studenti fuorisede hanno votato per Alleanza Verdi Sinistra in più del 40 %.

E anche, lasciatemelo dire, per via del risultato di Torino, più dell’11%, perché dentro ci vedo anche l’effetto del nostro rinnovato impegno operaio, la mobilitazione alla Fiat. Penso che da questi piccoli successi possano sortire frutti visibili solo dopo una riscoperta, anche personale, sul terreno, dall’apprendere che le cose possono essere cambiate. Questo voto della sinistra-sinistra mi rassicura. Spero di avere ragione.

(P.s. Qui le percentuali del voto della sinistra-sinistra sul totale, i seggi non sono calcolati ancora, e risultano non sicuri e non completi, ma quasi, per esempio manca l’Irlanda e ovviamente l’est Europa che non elegge nessuno: Belgio totale 10,7 5. (Bruxelles 20,8,Vallonia 12,1,Fiandre 8,3); Germania 2,7 %, Francia 9,9; Spagna (Podemos 3,3 -Sumar 4,7;Olanda,4,5;Portogallo Bloque 1,Pcp 1; Grecia 15 %; Svezia 11,1; DK 7 %;Finlandia 17,3; Cipro 21,7)