Hanno pagato migliaia di euro per ottenere un master e una specializzazione «L2» nell’insegnamento della lingua italiana agli studenti non madrelingua, i figli degli stranieri immigrati, una presenza massiccia e riconosciuta tra i banchi della scuola italiana. Molti di loro si sono anche abilitati nelle scuole per l’insegnamento, le Ssiss chiuse dall’ex ministro dell’Istruzione Gelmini, e oggi non hanno speranza di ottenere un ruolo. Altri avranno anche partecipato ai «Tfa» e sono stati truffati dallo Stato che non gli ha riconosciuto un posto in graduatoria, mettendoli contro un’altra categoria del precariato scolastico: i Percorsi formativi abilitanti («Pas»), cioè coloro che hanno insegnato per almeno tre anni nelle scuole statali, paritarie o nei centri di formazione professionale.

Plurititolati, espertissimi nell’inserimento linguistico, una spiccata sensibilità nei rapporti umani, ma invisibili. Quanto basta per essere esclusi da un progetto dell’assessorato alla pubblica istruzione del Comune di Brescia che intende creare un albo «ad hoc» per ex insegnanti (aperto anche a musicisti e a ingegneri) disponibili a lavorare gratuitamente per l’alfabetizzazione dei bambini stranieri che nella città lombarda raggiungono il 25% degli iscritti nelle scuole statali elementari e media. Il progetto sarebbe stato ideato da una serie di scuole e chiede ai pensionati di inviare il loro curriculum al comune. I loro nomi verranno comunicati agli istituti che conferiranno l’incarico sotto la supervisione dei docenti e dei presidi. Sempre a titolo gratuito. La presenza di ex musicisti o ex ingegneri si spiega perché forte è la richiesta di insegnanti in matematica, in attività musicali o «creative».

La motivazione ufficiale di questa esclusione è la mancanza dei fondi per pagare gli «L2». A non crederci per primo è stato il sindacato Anief secondo il quale quanto sta accadendo a Brescia rappresenta un «assaggio di quella spending review che presto potrebbe essere adottata in tutte le scuole d’Italia». «Quella di nominare docenti in pensione per collaborare alle attività scolastiche a titolo gratuito – ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – è una deriva che trae origine dai tagli ai finanziamenti per le scuole e alle inadempienze dei pagamenti loro destinate da parte del Ministero delle Finanze». In più sarebbero in arrivo dal Miur fondi destinati alla formazione dei docenti impegnati sul potenziamento dell’italiano come seconda lingua che tuttavia non sembrano essere contemplati nell’iniziativa presa dall’assessore bresciana Roberta Morelli.

Questa storia bresciana rivela uno spaccato da brivido per il precariato scolastico. Piuttosto che pagare 900, 1000 euro gli specializzati, si preferisce il lavoro gratuito dei pensionati. Anni di formazione, e di lavoro, vengono così rimossi. «Dal punto di vista della qualità dell’insegnamento – scrive Mariangela Galatea Vaglio sul blog nonvolevofarelaprof – questa delibera rischia di essere l’ennesima pietra per lapidare la professionalità degli insegnanti». Ad avviso dell’autrice, che ha lavorato per anni in questo campo, quello dell’inserimento linguistico non è nemmeno il problema principale per questi ragazzi. «Solo insegnanti specializzati e con esperienza sono in grado di riconoscere nell’alunno i segnali che le difficoltà di apprendimento possono non essere legate all’acquisizione di una nuova lingua, ma a problemi pregressi (sindrone da deficit di attenzione, difficoltà cognitive)».

Competenze che, con ogni probabilità, mancano ai «volontari» che sono andati in pensione anni fa. La delibera bresciana ha scatenato la protesta che annuncia una mobilitazione. è possibile seguirla, e aderire, consultando il blog riconoscimentoitalianol2ls.wordpress.com e la pagina facebook «Riconoscimento della professionalità degli insegnanti di italiano L2/LS».