L’Ora della Calabria non scocca più. Il quotidiano calabrese diretto da Luciano Regolo cessa le pubblicazioni e il sito internet viene oscurato. Dopo aver proclamato tre giorni di sciopero per l’imminente rischio che la testata finisse in mano dello stampatore Umberto De Rose (principale creditore dell’editore C&C) colui che la notte tra il 18 e il 19 febbraio avrebbe fatto pressioni per togliere la notizia sull’apertura di un’inchiesta giudiziaria a carico del figlio del senatore, e per breve tempo sottosegretario alle Infrastrutture, Antonio Gentile (Ncd), annunciando un blocco delle rotative. Il giornale di fatto non uscì, episodio per cui De Rose è indagato per violenza privata dalla procura di Cosenza.

La possibilità di ritrovarselo in redazione ha messo in agitazione la redazione, ma il liquidatore, Giuseppe Bilotta, ha stoppato ogni rivendicazione comunicando via e-mail, alle 18.28 di ieri, la chiusura de l’Ora. Tale gesto improvviso, spiegato con la necessità di non gravare il bilancio con ulteriori spese di stampa (nei tre giorni di sciopero non si sarebbe comunque andati in rotativa), è visto come una ritorsione dal cdr e dalla direzione, «inaccettabile specialmente perché sia il cdr sia il sottoscritto nel numero oggi in edicola avevamo destato la pubblica attenzione su alcuni aspetti poco chiari nelle modalità e nelle procedure di liquidazione stessa» esclama Regolo. Tale convincimento è suffragato anche dal fatto che il liquidatore, «con scelta totalitaria ha comunicato anche la cessazione dell’attività on line che non ha e non può avere alcun costo giornaliero sensibile ai fini del bilancio. Una scelta quindi solo dovuta alla volontà di mettere il bavaglio alla redazione e al direttore dell’Ora». Una storia travagliata quella dell’Ora, sin dai tempi in cui era editata come Calabria Ora. Una pletora di direttori susseguitisi in pochi anni (Leporace, Pollichieni, Sansonetti, Regolo), un paio di procedure concorsuali, e tanti scandali. Il più grave indubbiamente è stato quello della censura dell’inchiesta sul figlio del senatore, che ha prodotto le dimissioni di Gentile da sottosegretario, l’apertura di un’inchiesta giudiziaria e strascichi che ancora continuano.

Con una forte denuncia pubblica Sel ha infatti chiesto le dimissioni di Andrea Gentile, figlio del senatore del Nuovo centro destra, dalla presidenza dell’organismo di vigilanza di Sacal, la società proprietaria dell’Aeroporto di Lamezia Terme.

«È del tutto evidente che ragioni di opportunità imporrebbero le immediate dimissioni di Gentile dall’Organismo di vigilanza. Non è credibile che proprio colui che dovrebbe svolgere un compito così delicato di controllo sulla regolarità degli atti degli amministratori, sulla gestione e i dipendenti, per evitare che commettano reati nello svolgimento delle loro funzioni, risulti in prima persona indagato proprio per la commissione di reati della stessa natura. A maggior ragione se riveste la carica di presidente e, essendosene già presentate svariate occasioni, ha dimostrato di non aver saputo vigilare» incalza Sel.

È paradossale che l’Odv che dovrebbe prevenire la commissione dei reati, controllare costantemente le aree definite a rischio, segnalare agli organi apicali le trasgressioni riscontrate e predisporre un sistema disciplinare per sanzionare i trasgressori, sia guidato da un indagato per gravi reati contro la pubblica amministrazione (la vicenda è legata a consulenze d’oro ottenute dall’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza). «Come mai Gentile non si è ancora dimesso» conclude Sel.