Con l’acquisto della testata dalla liquidazione, il manifesto esce dal limbo in cui è precipitato ormai quattro anni fa con la liquidazione coatta amministrativa e può finalmente guardare al futuro libero dalle ipoteche finanziarie del passato.

Per il collettivo e per i lettori sono stati tre anni e mezzo difficilissimi ma entusiasmanti.

Se all’apparenza possiamo sembrare “solo” un giornale storico, con 45 anni di vita in edicola ininterrotta alle spalle, in realtà dal 2013 a oggi al nostro interno siamo stati più una giovane «start-up» che un’impresa consolidata. Con questo importantissimo giro di boa sulla testata, si può dire che nasce il “nuovo” manifesto.

Dal punto di vista economico, la nuova cooperativa ha imparato la dura lezione della liquidazione ed è riuscita non solo a continuare le pubblicazioni ma anche a rimettere in sesto i conti e rilanciare – con juicio – il giornale, i supplementi e le edizioni digitali.

L’ultimo bilancio, chiuso al 31 dicembre 2015 e approvato pochi giorni fa all’unanimità dai soci, ha visto un utile netto post imposte di 515.332 euro (le imposte 2015 sono state pari a 115.784 euro).

I ricavi hanno superato i 7 milioni di euro (7.027.216 euro, di cui 1.982.005 come contributo pubblico editoria per i costi sostenuti e documentati nel 2014). Il valore della produzione caratteristica è pertanto di 4.962.305 euro.

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I ricavi pubblicitari totali (solo per la carta, perché sul digitale non accogliamo inserzionisti) sono stati pari a 505.786 euro, circa il 10% del totale.

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La parte del leone, dunque, la fanno i lettori e gli abbonati, da loro – da voi che leggete – viene il 90% del nostro reddito: 4.155.930 euro. Non sono molti i giornali a dipendere così tanto da vendite e abbonamenti. Più in dettaglio, nel 2015 gli abbonamenti digitali hanno portato 270mila euro e le donazioni oltre 83mila euro. Il resto è dovuto alla cara vecchia carta.

Al di là dei numeri più recenti, non dimentichiamo da dove e come siamo partiti all’inizio del 2013. In pochissimi scommettevano sulla vitalità di questo ostinato «quotidiano comunista».

Abbiamo vissuto momenti di panico, tenuto duro, e siamo qui. Disposti a programmare il futuro, liberi dai vincoli di riservatezza su una trattativa legale e finanziaria molto dura, che ci ha portato a spendere tra canoni di affitto della testata e acquisto della stessa ben 1 milione 750mila euro in tre anni.

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Se avessimo potuto investire di più sul giornale forse avremmo potuto migliorare il prodotto, le collaborazioni, le edizioni cartacee e digitali.

Ma questo è stato e dobbiamo considerarlo un successo con pochi precedenti nell’editoria italiana e non solo.

Ce l’abbiamo fatta soprattutto grazie a lettori e lettrici e alla determinazione di un collettivo politico e giornalistico che, pur sfibrato, ha resistito quando doveva e rilanciato ogni volta che ha potuto.

Ci siete mancati, cari lettori. Ci è mancato potervi raccontare in diretta tutto quanto. Ma siamo stati costretti alla riservatezza durante queste lunghe trattative.

Dobbiamo essere consapevoli che questo luglio non è un punto di arrivo ma un punto di partenza.

Le nubi sull’editoria non sono mai state così nere. Per non parlare di quelle sulla sinistra politica e sociale.

Perciò il tempo di festeggiare è poco, lo faremo, ma è il lavoro per e sul giornale la vera festa che dobbiamo fare insieme.

Anche se l’acquisto della testata resterà scolpito nella storia di questo giornale, perché è un grande risultato e uno sforzo collettivo senza precedenti, le nostre pagine sono aeroplanini di carta in preda al vento della crisi.

I lettori sono le uniche nostre ali.

E le abbiamo rafforzate, scommettendo su nuove iniziative alla ricerca di diversi e più ampi tipi di pubblico: il mensile in movimento, ad esempio, o l’edizione digitale in inglese il manifesto global, che prova a portare il nostro/vostro punto di vista nel vasto mondo anglosassone e della Rete, inserti speciali come quello di 128 pagine per i nostri 45 anni «Padroni dello spazio» ma anche tentativi più piccoli, inseriti nelle pagine del giornale. Il nuovo Alias, completamente ridisegnato come non accadeva da anni.

Molto abbiamo fatto con il naso a pelo d’acqua in questa nostra miracolosa navigazione.

A settembre il giornale uscirà completamente rinnovato, e anche Alias Domenica, dopo una pausa ad agosto, riprenderà con un nuovo formato e più pagine.

C’è una strategia e una riserva di competenze in quello che facciamo.

Può esistere un giornale senza (e contro i) padroni? Eccolo. Può bastare? Mai.

Oggi, insieme ai nostri formidabili collaboratori, scriviamo un quotidiano, due settimanali, due mensili, un’edizione digitale in italiano, un’edizione digitale in inglese, più qualche libro, ebook e dvd all’anno.

Nonostante il nostro lavoro e la vostra passione le vendite in edicola non sono soddisfacenti: nel 2015 abbiamo venduto mediamente 9.600 copie al giorno, più 800 abbonamenti postali e 1.700 abbonamenti digitali, con una diffusione vera (non sono dati gonfiati) di 13mila copie al giorno.

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Abbiamo anche più di 139mila persone registrate sul sito che leggono gratis 8 articoli al mese. Oltre 103mila follower su twitter e 244mila fan su facebook.

Il divario tra digitale e carta è un oceano da attraversare per tutti gli editori (meglio: per chiunque produca «contenuti», che siano musica, libri, notizie, approfondimenti, etc.). Non abbiamo pagato un euro per avere fan virtuali né abbiamo un social manager dedicato. Come quasi tutto da queste parti, la «community» è il frutto di un lavoro collettivo, a volte fatto bene, a volte no. Ma è un lavoro autentico e mai di plastica.

È una comunità forte quella di questo giornale, da chi ci sfiora appena sul web a chi invece ci sostiene da anni.

Abbiamo solidissime radici, un valore inestimabile, che non sempre riusciamo a mostrare con chiarezza a inserzionisti pubblicitari e acquirenti in edicola.

Oggi, provocatoriamente con la nostra doppia copertina, abbiamo fatto un giornale «paper first», con questa notizia pubblicata prima su carta e poi in digitale.

Mandando in tv solo la prima «allarmistica» versione. E lasciando a voi il piacere di scoprire la verità sfogliando il giornale.

È un omaggio a chi ci legge in edicola, arrabbiandosi o sorridendo girando le nostre pagine. Il segno del nostro legame e di un «patto» con i lettori siglato nel 1971.

A settembre ci saranno molte novità per la campagna abbonamenti, e il cuore di questo cambiamento «dolce» stavolta sarà proprio la carta.

Oggi è l’inizio di una storia nuova. Possiamo solo migliorare. Insieme.