Come sono andate le consultazioni di Matteo Renzi, il rottamatore che si muove in Smart perché è più agile nelle manovre di palazzo?

A giudicare dai lanci d’agenzia – alcuni involontariamente comici, tipo «Alfano minaccia Renzi» («Ti prego, ti prego, ti prego!») – sono andate che Berlusconi ha promesso a Renzi che farà «Un’opposizione responsabile» (subito dopo una cena elegante); che Scelta Civica ha espresso soddisfazione perché «Renzi rispetterà i parametri economici dell’Ue» (in quanto se c’è una cosa che Renzi ha dimostrato di saper fare bene è il regolamento di conti); che – soliti ineffabili lanci Ansa – «Alfano pone a Renzi tre condizioni» («Prendimi con te! Prendimi con te! Prendimi con te!»); che il Pd, o meglio la sua classe dirigente – la stessa che una settimana fa applaudiva Letta e il suo piano di rilancio con il quale, diceva «Convincerò anche Renzi» (e chi si credeva di essere, Berlusconi?) – ha applaudito Renzi per aver fatto fuori Letta; che dopo aver trattato con la consueta sufficienza l’ex alleato Sel, colpevole di partitinismo, Renzi ha incassato l’appoggio del Gal (no, dai, seriamente: adesso andate là fuori, nel mondo, fermate mille persone a caso e me ne trovate una che si ricordi chi sono quelli del Gal: se cerchi su Google viene fuori «Gioventù Araba del Littorio», «Ginnastica Artistica Lissone», e solo come sedicesima voce «Grandi Autonomie e Libertà», gli amici di Cosentino inviati da Verdini in soccorso di Renzi); che anche Grillo è andato alle consultazioni perché il Movimento Cinque Stelle si è spaccato: i vertici dicevano una cosa, la base un’altra (vabbé, ma allora tanto valeva votare Pd!).

Ed è dall’incontro con Grillo che si capisce come sono andate davvero queste consultazioni, e i vent’anni che le hanno precedute. Al termine di dieci interminabili minuti di streaming, Renzi, soddisfatto, ha potuto dire ai suoi elettori: «Visto?! Non mi ha fatto parlare!». Grillo, soddisfatto, ha potuto dire ai suoi elettori: «Visto?! Non l’ho fatto parlare!». Tutto secondo copione, con le stesse parti in commedia – stessi toni, stesso disprezzo, stessa spensierata arroganza – di un programma di Maria De Filippi.

La vittoria di Berlusconi è questa: i suoi avversari che parlano come figuranti di un talk-show Mediaset, i loro elettori ridotti a pubblico che applaude, il tifo al posto delle elezioni. Non che la cosa stia bene a tutti, eh. Infatti a Sanremo è aumentato il televoto. C’è tanta gente che ha votato perché non ce la fa ad aspettare il 2018.