Quale prossimità è necessaria per raccontare un territorio? È questo uno dei temi che attraversa i documentari di Vanina Lappa, regista italo-francese nata a Milano nel 1989, che ha scelto di portare sul grande schermo un luogo apparentemente distante dalla propria biografia, il Cilento. Nell’area più meridionale della Campania delimitata, all’incirca, da Paestum a nord e dal confine con la Basilicata a sud, aveva raccontato in Sopra il fiume (2016) una tornata elettorale nel paese di Caselle in Pittari, non distante da Sapri. Da lì la regista si è spostata sempre più all’interno, nel cuore della regione sul monte Cervati, in Nessun posto al mondo. Dopo la partecipazione a diversi festival il film viene ora presentato in un tour per le sale a partire da oggi, al Cinema Farnese di Roma per la rassegna Solo di martedì.

PROTAGONISTA di questo nuovo lavoro è Antonio Pellegrino, un pastore che si ostina a praticare la transumanza, l’allevamento di animali allo stato brado che prevede lo spostamento di questi ultimi in base alle stagioni, seguendo traiettorie antichissime. Nelle giornate di Antonio sono infatti cristallizzate usanze senza tempo, gesti e suoni che danno forma al complesso rapporto tra essere umano e animale. Una relazione contraddittoria di cura e violenza, di somiglianze e differenze che la società dei consumi rimuove nel rapido gesto dell’acquisto di un cartone di latte o di una fettina di carne. Non è così in Cilento, un territorio aspro che vive un’attenzione turistica inedita per quanto riguarda la bellissima costa da cui però, per il momento, è risparmiato l’interno e in modo particolare una zona come quella del Cervati, monte dell’Appennino lucano che arriva quasi a toccare i duemila metri.

Vanina Lappa
I pastori di questo territorio, guardiani delle tradizioni legate ai ritmi della natura, stanno assistendo alla fine di un mondoLappa ha la sensibilità per entrare in risonanza con quei luoghi e la capacità, per nulla scontata, di inserirsi in un universo prettamente maschile come quello della pastorizia. Le donne sono infatti sostanzialmente assenti dal film e non è un caso, in un contesto come quello raccontato in Nessun posto al mondo superare i ruoli di genere è un esercizio affatto facile. Nondimeno, Lappa si lascia guidare da Antonio – lo ha seguito con la sua camera per quattro anni -, dal suo dialetto che dà voce alle insofferenze, alle malinconie, ad una visione del mondo allergica alle imposizioni esterne. Il pastore lamenta una burocrazia sempre più asfissiante ed esosa, e la diversità di trattamento tra i residenti e i «forestieri», la sorte che tocca a chi pratica la vita «nomade» della transumanza.

LA REGISTA è abile nell’evitare un facile approccio estetizzante alla vita di campagna, e sceglie piuttosto di mostrare il paesaggio e il volto di Antonio quasi come un campo-controcampo. Da una parte le pareti scoscese, la foschia del mattino presto, le curve a gomito che salgono per il monte; dall’altra le rughe incise nel volto del pastore, che potrebbe sembrare burbero ma che ha sempre intorno almeno un cagnolino a cui dare da mangiare.

L’UNICA «concessione» immaginifica si trova nella musica, che si inserisce in una trama sonora molto ricca e stimolante. È proprio nei suoni infatti che possiamo cogliere la triangolazione tra umano-ambiente-animale, in un contesto dove sembra in fondo non prevalere nessuno dei poli: il rumore delle auto e delle campane non è più forte di quello degli zoccoli. Almeno fino a quando non c’è la festa e i paesani si ritrovano a cantare insieme. Si accenna così anche alla religiosità, mostrando qualche momento della processione fino in cima al monte. Ma come appare piccolo l’umano, nella notte delle campagne, e che pure si fa grande con i suoi fuochi d’artificio!
Non ci sono paradisi in Terra ma Nessun posto al mondo ci ricorda che altre vite sono (ancora) possibili, questo sì, e il cinema rimane un mezzo potentissimo per scoprirle.Dopo la partecipazione al Festival dei Popoli (dove ha vinto il Premio del pubblico come miglior documentario) e al Trento Film Festival, «Nessun posto al mondo» arriva nelle sale, alla presenza della regista. Il primo appuntamento è previsto per stasera, alle 19 al Cinema Farnese di Roma, nell’ambito della rassegna Solo di martedì. Il 16 maggio il film sarà proiettato al Cinema Bloom di Mezzago (provincia di Monza e Brianza) alle 20.30; il 21 maggio al Cinema Terminale di Prato, alle 21.15; il 28 maggio al Cinema Truffaut a Modena, alle 21.15. Altre date sono in via di definizione, per informazioni consultare il sito della distribuzione, www.lasarraz.com, oppure il profilo facebook del film