Carla Ravaioli è stata trovata morta il 16 gennaio. Morta in… “perfetta” solitudine nella sua bella casa di via del Seminario, al centro di Roma, accanto al Pantheon. C’è da riflettere su come una persona così pubblica possa morire in una grande città senza quasi che nessuno dei suoi amici lo sappia; sparire nel nulla, nell’oblio della dimenticanza. Della solitudine degli anziani, dello sfaldamento dei legami comunitari, della dissoluzione delle relazioni amicali, la politica non se ne occupa. Dei sentimenti, di ciò che ci lega l’uno all’altro, della rete invisibile di amicizie, percorsi, storie condivise, non ne rimane traccia se non nel privato del dolore personale. Carla ne soffriva; era troppo fiera per lagnarsene in pubblico, ma ne soffriva. E il suo carattere già ruvido, poco incline alle lusinghe e spesso provocatorio, in questa solitudine aveva accentuato questi aspetti. Eppure quando ci si vedeva a cena tutti insieme, lei finiva col mostrare quel lato dolce e affettuoso che teneva riservato; esprimeva a volte una ingenuità contrastante con quella sua immagine severa e burbera.

In questo desolato vuoto della politica occorre ripensare i rapporti umani, le nostre soggettività frammentate e imbarbarite, i sentimenti troppo facilmente rimossi da inadeguata vergogna. Altrimenti nessuna politica è possibile. Carla era una militante, una compagna, una persona che aveva attraversato tutte le grandi questioni novecentesche: il lavoro, l’ambiente, il femminismo, il disarmo. Vivere a due passi dal Pantheon non le ha evitato di morire in solitudine. A Roma succede anche questo: si può scomparire in mezzo alla folla, diventare una pratica ingombrante, un corpo privato della pietà degli amici, sottoposto alla umiliazione dell’autopsia.

È sconcertante la distanza della politica dalla vita quotidiana. C’è da chiedersi in che direzione stiamo andando perché senza più la solidarietà che ci lega, senza quei sentimenti di pietà, di riconoscimento umano, niente funzionerà mai, nessuna nuova sinistra sarà mai possibile.

Questa nostra città – Roma – è anche una città imbarbarita, una città crudele; una città che, forse, “distratta” dalla sua gloriosa storia, è spietata e indifferente alla sorte di ognuno di noi, chiusa nella sua austera e vetusta fissità, quasi fosse ancora la città degli imperatori, dei papi, del fascismo e del clericalismo. Roma così non l’avevo mai vista è il titolo del racconto che Pasolini fa della città in occasione dei funerali di Di Vittorio: “[…] Guardo anche gli altri. Piangono, con una smorfia di dolore disperato. Non si curano né di nascondere né di asciugare le lacrime di cui hanno pieni gli occhi”. Se la politica non incrocia la sofferenza degli uomini e delle donne, allora ha perso di vista la propria direttiva primaria: il valore di essere insieme. E di questa politica non sappiamo che farcene.

 

I funerali di Carla Ravaioli, si svolgeranno domani, giovedì 23 gennaio, alle ore 11, al Tempietto Egizio del Verano di Roma