«Di fronte a profughi e persone in movimento, l’Europa si trasforma in una mostruosa macchina militare-burocratica per respingerli, per fermare quelli che migrano alla ricerca di uguagliaza. In una pulsione senza precedenti dalla Seconda guerra mondiale, l’Europa sceglie la violenza…». Così comincia il libro L’abisso, piccolo mosaico del disumano (ed. Stampa alternativa, pp 139, euro 10) che Flore Murad-Yovanovitch ha scritto come testimonianza diretta del suo decennale lavoro per l’Onu e per diverse Ong nei Paesi del Sud del mondo. Si tratta di un oratorio di date e di litanie di massacri.

NELL’ELENCO AGGIORNATO, anche le decisioni governative criminali, a partire dalla sospensione di Mare Nostrum alla fine del 2014 con il ritiro delle navi di salvataggio, praticamente l’omissione di soccorso decisa a tavolino. È il resoconto amaro, quasi un diario, che va dal febbraio 2015 al novembre 2016: il periodo esatto nel quale si dispiega l’irresponsabile politica italiana e dell’Unione europea verso l’esodo storico di milioni di esseri umani in fuga dalla disperazione di guerre, persecuzioni e miseria. Per le quali gli interessi strategici occidentali, hanno diretta e pesante responsabilità.

FUGGONO da conflitti armati che abbiamo contribuito a far esplodere devastando nel vicino Medio Oriente interi Stati, fuggono dalle persecuzioni di regimi che contribuiamo a sostenere e a corrompere, fuggono dalla miseria prodotta dal nostro modello di sviluppo economico che vive della rapina e distruzione ambientale delle risorse africane. E invece, ricorda l’autrice in questi duri, spietati oratori, «l’Europa dichiara guerra ai migranti». Quando scopre la sua incapacità di pensiero e di azione sul dramma che apre le fosse a mare per migliaia di esseri umani, si divide, comincia a rifiutare ogni forma elementare e dignitosa di accoglienza, proprio mentre nei Paesi al confine della guerra trovano soccorso milioni di persone; e di fronte al populismo che di fronte a questa sfida, tutta umana, della violenta globalizzazione, lavora per esternalizzare l’accoglienza e programma un universo concentrazionario di campi di internamento nel già disperato continente africano, mettendo la propria operatività nelle mani di regimi criminali e di una manovalanza mafiosa. Come spiegare diversamente la decisione e geostrategica di spostare la Frontiera europea più a sud, in Africa, in Niger, Ciad e Mali, ancora oltre la Libia «trasformandosi in un dispositivo per bloccare, per deportare chi tenta di arrivare – l’Europa si fa muraglia di eserciti, di poliziotti, di campi, di leggi e persecuzioni».

È L’ATTUALITÀ che ci cammina davanti agli occhi, «l’abisso è il passaggio storico in corso», scrive ancora Flore Murard-Yovanovitch. Consapevole in questa ricerca del lessico senza pietà necessario per illuminare un orrore così nuovo e profondo. Anche se ormai «le parole mancano». «Le parole sono state sventrate. Niente sembra poter ridare la coscienza all’Europa. La fossa comune sotto in nostri piedi è talmente profonda che nessuno la vuole vedere, né arginare. Le vittime – ricorda Flore Murard-Yovanovitch – non sono solo quelle contate ieri, oggi, domani, ma le decine di migliaia di dispersi invisibili di cui nessuno saprà mai nulla. Lasciati annegare in quell’abisso tra Africa ed Europa, non di mare ma di politica». Fatti sparire non solo dai trafficanti di morte, come raccontano Alfano, Minniti e media compiacenti, ma da lucide scelte di governo, di leadership folli. Che ormai diventa spaventosamente evidente.

È L’UNHCR-ONU, che ha verificato scioccata direttamente in missione in Libia, ad accusare in queste ore come «disumana» la politica dell’Unione europea e in primis dell’Italia di assistere le autorità libiche nell’intercettare i migranti nel Mediterraneo e riconsegnarli nelle «terrificanti prigioni» dove si consuma una sofferenza che è «un oltraggio alla coscienza dell’umanità». In quella Libia dove, in questi giorni, è ripresa la tragedia dei morti annegati, con le «guardie» libiche intente a strappare i disperati alle ormai poche navi di soccorso delle Ong. Dopo che contro le Ong è stata scatenata una campagna di colpevolizzazione, indagini della magistratura, operazioni dei servizi segreti e indegne campagne giornalistiche. E dove, un reportage agghiacciante della Cnn, rivela che si allestiscono aste di profughi ridotti in schiavitù.
Un libro-testimonianza, perché almeno si sviluppi contraddizione, movimento e resistenza contro questo populismo di governo che assume la paura come metodo di gestione della crisi epocale in atto, e che rischia di accompagnare per mano il passaggio strategico dalla xenofobia a una ideologia strutturata e delirante. Per una operazione addirittura motivata – si veda l’applaudito Codice Minniti – con l’intento di voler «salvare la democrazia» dal razzismo emergente. Senza avvertire che così facendo, ricorda Flore Murard-Yovanovitch si prepara l’ascesa di un nuovo fascismo «democratico» della Frontiera.