Un nuovo tsunami di occupazioni abitative è arrivato ieri sulla Capitale, ricevendo come risposta dalle istituzioni manganellate e sgomberi. Sei nuove occupazioni tra la Montagnola, Monte Sacro, Nomentano, Ponte di Nona, Ostiense e Torre Spaccata. A fine giornata solo tre riusciranno a non essere sgomberate.

È da poco passata l’una e mezza quando i ragazzi del neonato studentato occupato «Godot», a poche centinaia di metri dall’università la Sapienza, tramite una foto su Twitter chiedono di raggiungere lo stabile di cui hanno preso possesso: all’angolo di via Cesalpino fa capolino la celere in tenuta antisommossa. Nessuna mediazione o interlocuzione, la polizia scavalca il muretto e comincia la carica verso i cinquanta studenti che stanno correndo a ripararsi sul tetto. «Ci hanno portato via e identificato con telecamera e documenti uno ad uno ad uno – racconta un’attivista – La polizia ha caricato non solo con i manganelli ma anche con una pala e altri oggetti trovati nel cortile, due ragazzi sono stati feriti e poi tradotti in commissariato, uno dei due con un naso rotto. Mentre altri nonostante le contusioni sono riusciti ad allontanarsi». La palazzina occupata è un bene sequestrato alla mafia, «una ex facoltà passata poi nelle mani di una cosca e ora abbandonata. Perché non farne case per gli studenti?».

Contemporaneamente la polizia arriva anche a Ponte di Nona, dove più di cinquanta nuclei familiari, organizzatisi con i Blocchi Precari Metropolitani, hanno occupato due palazzi di proprietà del costruttore Carlino. Stesso copione: caschi e manganelli, che questa volta gli agenti evitano di usare, e la resistenza passiva ma determinata degli occupanti che vengono portati giù dal tetto. «Ora le famiglie si trovano a Torre Spaccata accolte da chi oggi non è stato sgomberato – racconta Irene dei Bpm – Le operazioni di sgombero sono durate ore grazie alla loro determinazione. Abbiamo incontrato tanta solidarietà oggi, anche da chi sta pagando un mutuo che non gli permette di arrivare alla fine del mese e si è mostrato vicino a chi decide di prendersi una casa». Nel pomeriggio invece è la volta di Neet Block, occupazione in via del Commercio fatta da un collettivo di giovani precari. «Siamo gli invisibili, quelli che non rientrano nelle statistiche ufficiali e che non possono accedere ad alcun ammortizzatore sociale – hanno scritto in un comunicato – ci chiamano neet e secondo l’informazione ufficiale siamo quelli che non studiano, non lavorano, non partecipano». Qui la polizia carica all’esterno dell’edificio, ferendo anche un cronista di «H24» giunto sul luogo, e poi riesce a raggiungere dopo più di due ore il tetto, costretta a chiedere l’intervento di vigilo del fuoco per rimuovere le barricate degli occupanti. Alla fine nessun fermo e i ragazzi escono con i pugni alzati da quella che per qualche ora è stata la casa che non si possono permettere. Anche in via Val D’Ala, dove 40 nuclei familiari di senza casa e sfrattati con l’Asia-Usb avevano occupato una palazzina, arriva lo sgombero nel tardo pomeriggio.

Per Luca Fagiano, portavoce del Coordinamento cittadino di lotta per la casa, siamo di fronte «ad un clima molto pesante verso i movimenti e i bisogni sociali. Dietro le scelte politiche del governo di Renzi evidentemente c’è un blocco di potere, anche economico, che vuole che la questione della casa rimanga esclusivamente nelle mani del mercato e della rendita». Il Piano casa presentato dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, che dopo la manifestazione dello scorso 19 ottobre aveva anche incontrato i movimenti per il diritto all’abitate, sembra andare esattamente in questa direzione ed è di fatto una dichiarazione di guerra ai movimenti e a chi occupa. Nel decreto che tra pochi giorni sbarcherà in aula è contenuto il famigerato articolo 5 che recita «chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge».

«Sappiamo che potrebbe non finire – continua Fagiano – e siamo pronti a resistere nelle occupazioni. Nei prossimi giorni torneremo a far sentire la nostra voce in città fino al corteo nazionale di sabato». Il 12 aprile infatti Roma si prepara ad accogliere un corteo nazionale che sfilerà da Porta Pia fino al Ministero del welfare per tornare a Porta Pia, dove non a caso a sede il dicastero occupato da Lupi. Al centro della manifestazione la contestazione del jobs act e l’intenzione di «assediare» il ministero del Welfare in via Veneto, e proprio il piano casa.