C’è un messaggio subliminale nell’invito di Emmanuel Macron a Xi Jinping, per un «momento privato» oggi al Tourmalet, nei Pirenei, un colle mitico del Tour de France? Ufficialmente, è per ricambiare la cerimonia del tè a Canton nel 2023, offerta da Xi a Macron nella casa abitata dal padre del presidente cinese, poiché il presidente francese è particolarmente legato al Tourmalet, dove da giovane passava le vacanze accanto all’amatissima nonna.

MA IL CICLISMO è uno dei pochi settori dove i cinesi, almeno per il momento, non hanno travolto gli europei. Difatti, la visita ufficiale di Xi in Francia – la terza dal 2013, da quando è al potere – avviene in un momento in cui l’Europa comincia a reagire all’enorme squilibrio negli scambi commerciali con la Cina, 400 miliardi di deficit che hanno travolto settori di produzione. Macron ha ricevuto ieri Xi e la moglie Peng Liyuan all’Eliseo assieme alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, per mostrare un fronte europeo (pochi giorni fa, c’è stata una cena privata a Parigi con il cancelliere Olaf Scholz, che però non è venuto a Parigi). All’inizio del pomeriggio, una pomposa cerimonia agli Invalides, per celebrare i 60 anni del riconoscimento della Cina comunista da parte della Francia, primo paese occidentale.

Due i fronti: le guerre, in particolare l’aggressione russa all’Ucraina, e lo squilibrio commerciale. Nei due campi, la debolezza europea è evidente di fronte al gigante asiatico. Lo spazio di manovra è ristretto, tra Usa e Cina. E il “tappeto rosso” steso dall’Eliseo a Xi, come accusa il candidato Place-Publique-Ps alle europee Raphaël Glucksmann, mostra un atteggiamento «ossequioso» che finora non ha ottenuto nulla (ma la Tour Eiffel non è stata illuminata di rosso). Xi, che è in Europa per la prima volta dopo il Covid, dopo il Tourmalet andrà in Serbia e in seguito tre giorni in Ungheria: nel paese più filo-russo della Ue, i cinesi stanno costruendo la linea ferroviaria Budapest-Belgrado. Inoltre, Belgrado ricorda in questi giorni i 25 anni dei bombardamenti Nato.

MACRON e von der Leyen hanno chiesto a Xi di «usare tutte le leve» per «contribuire alla soluzione del conflitto» in Ucraina. Ma la Cina non parla di «guerra» in Ucraina, negli ultimi due anni ha aumentato le esportazioni verso la Russia del 64%, molte delle quali sono di materiali “duali” – per uso civile e militare – che, come ha sottolineato van der Leyen, «poi si ritrovano sui campi di battaglia» in Ucraina. La Ue chiede «sforzi» alla Cina per «temperare» le minacce russe, ormai anche nucleari. Ma la Cina ha già fatto sapere che non sarà presente alla Conferenza di pace in Svizzera il 15-16 giugno, perché la Russia non partecipa. Di ritorno in Cina, riceverà di nuovo Putin. Le organizzazioni di difesa dei diritti umani, degli Uiguri e dei tibetani, hanno chiesto a Macron di menzionare le situazioni critiche. La capolista Renaissance, Valérie Hayer, ha parlato di «possibile» genocidio degli Uiguri. Sono stati individuati atti di pirateria informatica contro 116 parlamentari in Europa critici verso Pechino (mentre per i fedelissimi c’è stata corruzione). Macron ha chiesto «una tregua olimpica». Difficile dialogo anche su Gaza: la Cina non ha condannato l’attacco terrorista di Hamas contro Israele del 7 ottobre.

SUL FRONTE economico, Macron e von der Leyen insistono sulla necessità di «relazioni eque», «equilibrate». La Cina, per la Ue «partner, concorrente, rivale sistemico», opera «distorsioni». Pechino attacca su auto elettriche, prodotti derivati dell’acciaio, turbine eoliche, scanner, dispositivi medici, pannelli solari (l’industria europea è distrutta). Bruxelles ha aperto inchieste sul dumping, a ottobre sull’auto elettrica che «entro l’estate» potrebbe portare all’imposizione di quote per l’export di auto cinesi o a un aumento dei dazi (la Cina oggi paga il 10%, mentre le auto europee esportate in Cina sono al 25%). Ma i paesi europei hanno difficoltà a muoversi uniti, la Germania cerca di proteggere le proprie esportazioni, c’è una gara a conquistare degli investimenti cinesi (nell’apertura di fabbriche di auto elettriche per esempio). La Francia cerca almeno di evitare la guerra che la Cina sta facendo al suo cognac.