«Per favore, aprite gli occhi e non rimanete con le mani incrociate». Messo anche mediaticamente all’angolo dalle parole di Jorge Bergoglio al termine dell’udienza generale in piazza San Pietro, e dalla notizia dell’arrivo di Beppe Grillo sabato ai cancelli delle Acciaierie, Matteo Renzi replica annunciando: «Oggi firmiamo il protocollo d’intesa sul futuro di Piombino». Senza l’acciaio, s’intende. Al tweet segue una riunione con i ministri Delrio e Galletti, il viceministro De Vincenti ed Enrico Rossi. Tutti in cerca di una soluzione non facile e piuttosto costosa, vista la lista delle spese. Una lista presentata anche dai sempre più preoccupati parlamentari democrat della Val di Cornia alla reggente del partito, Debora Serracchiani. A sera non si va oltre l’annuncio di una «bozza di accordo», che in teoria dovrebbe essere firmato oggi. Una bozza nella quale l’unica certezza sono i 50 milioni del ministero dell’ambiente per aiutare a bonificare la gigantesca cittadella dell’acciaio. Chi si accontenta gode?

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Intanto, davanti all’altoforno condannato a morte dallo stesso governo (e da quelli precedenti), alcune centinaia di operai si sentono dire dal sindaco uscente Gianni Anselmi che in Europa non esistono aziende pubbliche legate alla siderurgia. Sempre più sfiduciate e spazientite, mentre si alzano i cori «ladri, ladri», le tute blu non possono ascoltare il gran favorito alla successione di Anselmi. Ma solo perché il candidato del Pd, Massimo Giuliani, evita di parlare in un’assemblea dove ci sono fischi per tutti. Anche per Fabrizio Callaioli, candidato di Rifondazione, che pure zittisce la platea con una osservazione semplice semplice: «Se è vero che un nuovo impianto Corex costa 300 milioni e un forno elettrico 150, bastano due F35 a fare delle Acciaierie lo stabilimento più moderno d’Europa. E con dieci cacciabombardieri ci rifai tutta la siderurgia italiana: Taranto, Terni e Piombino».

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Anche un conoscitore delle dinamiche industriali come Giorgio Airaudo, ex sindacalista Fiom oggi responsabile lavoro di Sel, segnala: «Su Piombino si è perso molto tempo. Tutti sanno, da mesi, che per il rilancio della Lucchini serve un investitore estero ma, soprattutto, serve che il governo costruisca le condizioni per attrarre l’arrivo di questo investitore. E l’accordo di programma che Renzi si appresta a sottoscrivere senza un investitore è insufficiente, solo carta buona per gli spot o per qualche tweet. A queste condizioni si distrugge lavoro, a Piombino come nel resto d’Italia».

Per mettere almeno una toppa, nell’attesa di un compratore indiano (Jindal) o ucraino (Steelmont), la «bozza di accordo» dovrebbe contenere quelli che l’assessore toscano Gianfranco Simoncini considera punti imprescindibili: «L’accordo non si firmerà oggi perché il presidente Rossi ha chiesto non solo che gli impegni siano scritti, ma attuabili e verificabili per Piombino. Vogliamo che il governo inserisca i 50 milioni per le bonifiche; l’utilizzo dei lavoratori, con contratti di solidarietà, per occuparsi anche delle bonifiche e dello smantellamento dell’area a caldo; un finanziamento di almeno 30 milioni per la bretella stradale 398 per arrivare al porto; infine un impegno concreto del ministero della difesa per la demolizione e il riciclaggio delle navi militari. Sappiamo che dovranno esserne “smaltite” 28, chiediamo di farlo a Piombino. Siamo convinti, inoltre, che il porto possa ospitare lo smaltimento della Concordia».

Fatti due conti, l’accordo di programma dovrebbe essere sottoscritto da quattro ministeri: sviluppo economico, ambiente, infrastrutture e difesa. Con quello del lavoro impegnato a mantenere la promessa di cig per i quasi duemila operai dell’indotto. E con il commissario governativo delle Acciaierie, Piero Nardi, che dovrebbe assicurare i contratti di solidarietà per i 2.200 addetti diretti dello stabilimento. Gli ultimi due passaggi avrebbero bisogno di un decreto ad hoc, ricordano i sindacati. E al ministero dello sviluppo economico la Regione Toscana, che su Piombino investe 110 milioni pubblici per l’ampliamento del porto e per coadiuvare le bonifiche, chiede 20 milioni come agevolazioni agli investimenti produttivi. Come farà Matteo Renzi a sintetizzare tutto in un tweet?

A fine giornata a Piombino resta l’eco della parole di Papa Francesco: «Cari operai, cari fratelli, vi abbraccio. E a tutti i responsabili chiedo di compiere ogni sforzo di creatività e di generosità, per riaccendere la speranza nel cuore di tutte le persone disoccupate a causa dello spreco e della crisi economica». Restano anche le parole di Luciano Gabrielli, della Fiom locale: «Nell’accordo di programma ci devono essere i soldi». Tanti.