«Appena sono iniziate le polemiche abbiamo deciso di interrompere subito la diffusione del video». Non ci risulta che la direttrice di Sky Tg24, Sarah Varetto, militi nelle file dei grillini.

Quindi a occhio e croce la messa in scena sull’intervista al figlio 11enne di Luigi Preiti, ritirata dall’etere non appena il web ha cominciato a prendere di mira la sua e altre emittenti “sbadate”, insieme alla cerchia di cronisti al “lavoro” sul ragazzo come fosse un palo della cuccagna, non deve essere stata un favore al comico a cinque stelle.

Eppure ieri Grillo si è preso la soddisfazione di snobbare un’occasione d’oro per vomitare ancora una volta contro la «casta» dei «giornalisti sciacalli».

Troppo facile. Inutile, d’altra parte, invocare la Carta di Treviso o commentare la frase di scuse che è una toppa peggiore del buco: «C’era il permesso della madre e non era riconoscibile in volto né in voce». Sparare poi sugli ordini dei giornalisti regionali ingessati dai veti e dagli interessi incrociati (solo la Lombardia si è mossa), è come fare fuoco su un ferito grave.

E allora è solo una questione di tempo. Non serve invocare la fine dei fondi dell’editoria, come fa Grillo, per uccidere la libera stampa. Basta continuare così.