Chi ha una postura letteraria e novecentesca guarda sempre con un po’ di sospetto snobistico il bestseller, eppure nella storia sono rientrati a pieno diritto in questa categoria anche capolavori come Il gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani, Il Dottor Živago di Pasternak, i cosiddetti bestseller di qualità. Ma come si costruisce, o meglio perché accade che un libro riesca ad avere successo e raggiungere un largo pubblico di lettori?
Questa la pista che insegue un saggio frutto di una attentissima documentazione e capacità analitica, Operazione bestseller (Ponte alle Grazie, pp. 352, euro 19,90: verrà presentato al Salone domani alle 18, Sala Booklab con Mario Baudino) di Valentina Notarberardino, già autrice di Fuori di testo, che intreccia testimonianze di protagonisti dell’editoria censendo i casi più eclatanti, da Il nome della rosa di Umberto Eco fino a Gomorra di Saviano, costruendo un racconto godibile e avvincente.

PARLANO EDITOR come Antonio Franchini, Paolo Di Stefano, scrittore e giornalista culturale di grande bravura, critici come Gianluigi Simonetti, scrittori come Antonio Pascale, tra i molti. Tante sono le figure che lavorano a ogni singolo libro, dagli editor che li scelgono e li curano, ai redattori che ne seguono le diverse stesure, i grafici e gli illustratori che fanno le copertine, i promotori e gli addetti alla catena della distribuzione, e i librai, il vero punto di contatto con il lettore. L’autrice racconta con efficacia tutta la vita e la catena del libro anche dopo la stampa e la distribuzione; un intero capitolo infatti è dedicato alle librerie, non solo in Italia, alla difficoltà di sopravvivere nella «società dello spettacolo», ma argomento di disamina sono pure le novecentesche terze pagine, gli inserti culturali, i blog e i social network, le nuove frontiere della comunicazione, ma anche i festival letterari, i saloni, le fiere e i book tour che a volte nell’autore possono alimentare solo frustrazioni, ridurlo a un accattivante entertainer, la vita ansiogena degli uffici stampa. Un altro argomento è la forza commerciale di alcuni premi letterari, primo tra tutti lo Strega, moltiplicatore di vendite e di traduzioni all’estero. Alcuni autori intervistati, come per esempio Mario Desiati, sognano «un mondo di scrittori alla Elena Ferrante, dove conti il romanzo e basta». Questo di Notarberardino può anche considerarsi un libro di narrativa perché è pieno di storie, aneddoti, rivelazioni, racconti dei libri sui libri, che sono troppi, iper-prodotti, e come argutamente scrive il citato Goffredo Fofi «una produzione senza un conseguente consumo è una assurdità tipica del capitalismo».

MA IL LIBRO di successo che scala le classifiche resta imprevedibile come spiega Filippo Guglielmone di Mondadori, cioè quel tentativo di «creare quello che non c’è» e, in fondo, ha ragione Umberto Eco nel dire che «se uno avesse la ricetta del bestseller la venderebbe a tutti gli scribacchini del mondo e guadagnerebbe di più che a scrivere bestseller».
Romano Montroni, storico direttore delle librerie Feltrinelli ora alle Coop, pensa che «le vendite di un libro non possano essere previste, dunque, è vitale la capacità di muoversi tra etica e spirito di commercio». Ma quale è alla fine la vera ambizione dell’editore? Lo spiega esemplarmente all’autrice una delle memorie storiche dell’Einaudi, Ernesto Ferrero: «un talent scout che vuole provare il brivido di scoprire nuovi talenti, è un vampiro buono che restituisce alla collettività il sangue dell’autore di cui si nutre e che alleva come un buon pastore».