Ieri si è tenuta a Londra una riunione di esperti dell’Unione europea sulle sanzioni, per mettere a punto un programma progressivo contro la Russia. Per la Francia, non c’è “nessuna legalità nel voto del parlamento di Crimea”, che ha votato ieri l’indipendenza dall’Ucraina e che ha fissato per domenica prossima un referendum di adesione alla Russia (invocando, tra l’altro, il precedente del Kosovo). Il ministero degli esteri francese nega legittimità anche al referendum di domenica prossima e afferma che “il solo voto legittimo” è quello del 25 maggio prossimo, per l’elezione del nuovo presidente dell’Ucraina. Il ministro degli esteri, Laurent Fabius, ha evocato ieri in un’intervista l’eventualità di “sanzioni” contro Mosca, dopo aver “pienamente sottoscritto” alle sanzioni – soprattutto simboliche – decise la scorsa settimana dalla Ue. Fabius ha insistito pero’ sul “processo diplomatico in corso”, che dovrebbe portare una “soluzione pacifica” della crisi, attraverso, pare, la creazione di un gruppo di contatto internazionale, per ora non ancora attivo.

Nei fatti, non c’è unanimità nella Ue per varare delle sanzioni effettive contro la Russia, come vorrebbero i paesi dell’est europeo, Polonia in testa. Nella “gamma di risposte” che l’Ue ha al suo attivo, ci sarebbero anche sanzioni economiche e sulla vendita di armamenti. Ma né Parigi né Londra hanno intenzione di precipitarsi in questa direzione. Difatti, la Francia ha firmato con la Russia un mega-contratto per la vendita di due navi da guerra, per un valore intorno a 1,2 miliardi di euro. La prima porta-elicotteri, la Vladivostock, è già stata varata, realizzata dai cantieri navali di Saint-Nazaire. Qui, sulla costa atlantica, sono attesi nelle prossime settimane 400 militari russi, che devono addestrarsi per l’uso della porta-elicotteri. Un’altra è in via di costruzione, sarà presto ultimata e i russi – ironia della sorte – l’hanno già battezzata Sébastopol. Le navi da guerra Vladivostok e Sébastopol rappresentano il più grosso contratto firmato con la Russia da un paese appartenente alla Nato. Per Saint-Nazaire, sono almeno 2mila posti di lavoro. Il contratto era stato firmato nel 2008, pochi mesi dopo l’invasione russa di parte della Georgia, prova del fatto che le gesticolazioni politiche dell’allora presidente Sarkozy non avevano frenato gli affari. Allora, un ammiraglio russo aveva scherzato: se avessimo già avuto una nave Mistral, avremmo impiegato 40 minuti a raggiungere la Georgia, invece di 26 ore. Le navi da guerra Mistral sono difatti un fiore all’occhiello della produzione militare francese, possono portare 15 elicotteri, una sessantina di blindati, una decina di carri-armati e fino a 700 uomini. La Francia, benché minacci sanzioni a Mosca, cerca quindi a tutti i costi la via diplomatica, per evitare l’enorme costo economico che rappresenterebbe un eventuale annullazione del contratto (la Russia paga via via che il lavoro è concluso, in caso di rottura del contratto Mosca dovrebbe venire rimborsata). Anche la Gran Bretagna si oppone di fatto alle sanzioni come ha dimostrato la rivelazione di un documento segreto la scorsa settimana. Londra teme per la City, diventata il luogo preferito dagli oligarchi russi per gli investimenti, anche con denaro di dubbia provenienza. A Londongrad il 10% delle residenze di lusso di Londra sono possedute da russi. La City approfitta dei soldi degli oligarchi, che transitano per Cipro, per le Virgin Islands o le Bermude. L’ex presidente della Banca di Mosca, Andrei Borodin, vive nel lusso a Londra, un altro oligarca, Alexander Lebedev, ha comprato l’Evening Standard e The Independent. Secondo Ben Judah, che ha scritto un libro su Putin, i soldi russi influenzano pesantemente il governo britannico.