Nei primi quattro mesi del 2012 i migranti arrivati in Sicilia sono stati 25.650 e 660 in Puglia e Calabria, contro il 40 mila dell’intero 2013. Complessivamente l’823% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A fornire i dati è stato ieri Gil Arias Fernandez, vicedirettore di Frontex, l’Agenzia europea per il controllo del frontiere, per il quale ci troviamo di fronte le cifre più alte degli ultimi cinque anni se si fa eccezione per i primo quadrimestre del 2011, periodo in cui prendeva vita la cosiddetta primavera araba. Un fenomeno che non riguarda solo l’Italia, ma anche Spagna e Grecia, altri due Paesi che, ha spiegato il responsabile di Frontex, hanno registrato anch’essi «un forte incremento» nel numero di arrivi. «E lo scenario è una tendenza in crescita, con l’avvicinarsi dei mesi estivi», ha proseguito Arias Fernandez, «Sappiamo anche che ci sono numerosi migranti sulle coste libiche che stanno cercando possibilità per partire».

Contrariamente a quanto probabilmente dirà qualche politico in cerca di voti facili, non ci troviamo però di fronte a nessuna invasione, ma i numeri testimoniano solo la drammaticità delle guerre in corso sulle sponde opposte del mediterraneo. Un’emergenza che, a meno che non intervengano novità, rischia di trovare ancora una volta l’Europa impreparata. Tanto più che, contrariamente a quanto avveneniva in passato, oggi Frontex non può più respingere i barconi carichi di migranti, ma deve adoperarsi per trarli in salvo, come già fanno i militari italiani impegnati nell’operazione Mare nostrum. Un’azione che rischia di trovare difficoltà nella mancanza dei finanziamenti necessari. «Con la discussione del budget per il 2015 – ha proseguito infatti Arias Fernandez – per far fronte a eventuali emergenze a marzo di quest’anno avevamo chiesto la possibilità di avere una riserva di denaro extra budget, ma la Commissione Ue ce l’ha negata». Testimonianza ulteriore di come l’immigrazione sia vissuta, specie dai paesi del Nord Europa, più come u fastidioso problema che una questione umanitaria. «L’Europa ci spiega tutto su come si deve pescare il pesce spada, ma gira la testa quando andiamo a soccorrere persone in difficoltà», ha detto ieri il premier Matteo Renzi, rinfocolando così le polemiche delle ultime ore che hanno contrapposto il ministro degli Interni Alfano alla commissaria europea agli Affari interni Cecilia Malmstrom.

Almeno a parole, qualcosa sembra comunque che stia cambiando. Nei giorni scorsi proprio la Malmstrom ha sottolineato più volte come i paesi membri debbano farsi carico del problema, magari accettando di dividersi (in aggiunta quanto già fanno) i rifugiati che sbarcano lungo le nostre coste. Un’occasione per passare finalmente dalle parole ai fatti potrebbe essere il consiglio degli Affari interni i programma per giugno. «Abbiamo sempre detto che la pressione migratoria è estremamente alta e che è necessaria un’azione immediata. E’ tempo che gli Stati membri traducano le loro parole in azioni», ha detto ieri il portavoce della Malmstrom.

Ieri, intanto, nel corso dell’udienza generale, anche il papa è intervenuto per ricordare quanti hanno perso la vita nel Mediterraneo. «Si mettano al primo posto i diritti umani, preghiamo per questo – ha detto – e si uniscano le forze per prevenire queste stragi vergognose».