La prima operazione all’interno della strategia anti terrorismo lanciata da Kiev contro le regioni separatiste dell’est, si è conclusa con quattro morti tra i filo russi (undici secondo i media di Mosca) e la riconquista dell’aeroporto militare della cittadina orientale Kramatorsk. Si tratta del primo atto di quella che rischia davvero di divenire una guerra civile. Tecnicamente già siamo nell’ambito di uno scontro che vede contrapposti ucraini ad ucraini, all’interno di una decisione avvallata dagli Usa («la soluzione militare non è la preferibile, ma Kiev doveva rispondere», hanno fatto sapere dalla Casa Bianca e criticata pesantemente da Mosca, prima a parlare apertamente – per bocca del primo ministro- di «guerra civile». Putin inoltre ha dichiarato in una conversazione con il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon che «l’Onu deve condannare le azioni anticostituzionali dell’Ucraina nel sud est del paese».

La questione ora è semplice e complessa allo stesso tempo: o Kiev insisterà, provocando nuove azioni militari capaci di piegare i filorussi che negli scorsi giorni hanno occupato edifici governativi e sedi della polizia locale, o potrebbe fermarsi e mettere sul tavolo di eventuali negoziati, la propria capacità militare a recuperare la situazione venutasi a creare a oriente.

Non sono mancate del resto le assurdità di un inizio di conflitto tra militari ucraini e filo russi, con tank che si sono persi nelle campagne e che hanno ricordato la pessima organizzazione, allora era russa, de I racconti di Sebastopoli di Tolstoj. Non da ultimo va considerata la presenza dei russi nel quadro generale: i ribelli delle regioni orientali sono infatti aiutati da uomini armati, in uniforme ma senza bandiera, presumibilmente russi. Non solo, perché alcune città in mano agli insorti anti Majdan, sono a un tiro di schioppo dal confine russo. Bisogna dunque capire quanto Kiev voglia spingere sull’acceleratore della propria azione antiterrorismo, che rischia di causare l’incidente fatale, provocando l’inizio di un conflitto.

Stando a quanto affermato dal numero due dello Sbu, i servizi segreti ucraini, l’andazzo potrebbe peggiorare da un momento all’altro. «I manifestanti filo-russi che non deporranno le armi saranno liquidati», ha affermato Vladimir Krutov, che è anche comandante dell’operazione militare scatenata nell’est russofono dell’Ucraina. «È bene avvertirli – ha detto Krutov all’Afp – che se non deporranno le armi saranno liquidati». Il generale ha poi rinnovato l’accusa all’intelligence militare russa di coordinare le proteste nell’Ucraina orientale: accusa che Mosca respinge, da giorni.

Nel corso della giornata sono stati segnalati anche dei blindati e militari ucraini in marcia verso la città di Sloviansk che ieri era stata conquistata dai separatisti. Un’operazione che sarebbe stata confermata da Kiev, che deve anche vedersela con una sorta di opposizione interna che non ha perdonato al governo ad interim una presunta «debolezza» nella gestione della crisi orientale.

A Kiev infatti ci sarebbero state manifestazioni contro l’attuale presidente ad interim e ministro dell’interno organizzate soprattutto da Settore Destro e quelle frange di ex manifestanti di Majdan che sentono di non avere ormai più peso politico, nei giochi che si stanno giocando tra Washington e Kiev, come ha dimostrato la presenza di John Brennan, il capo della Cia, nella capitale ucraina (e sarà un caso, ma dopo l’ufficializzazione della sua presenza a Kiev da parte della Casa Bianca è partita l’operazione anti terrorismo proclamata nella serata di lunedì da Tuchynov).

In precedenza, durante la giornata, si era espresso anche il ministro degli esteri russo Lavrov, in visita in Cina: «Se Kiev usa la forza per reprimere i separatisti russi nell’est del Paese, ha detto, mette a rischio il vertice a quattro, tra Russia, Ucraina, Stati Uniti ed Unione Europea, previsto per giovedì prossimo a Ginevra».
Il capo della diplomazia russa ha poi smentito che Mosca stia cercando di far deragliare l’incontro e ha bollato come «sciocchezze» le accuse che Mosca stia alimentando le proteste nell’est dell’Ucraina con l’infiltrazione di provocatori.

Per Lavrov sarebbe «completamente sproporzionato» agli eventi l’annuncio di Kiev riguardo alla possibile richiesta di un dispiegamento di caschi blu nella regione. Il ministro russo ha ringraziato Wang per «la posizione imparziale» della Cina sulla crisi in Ucraina.