Ogni mattina, quando si sveglia, Jason deve pronunciare la prima parola che gli viene in mente. Non lo fa per comunicare con qualcuno, né per attirare l’attenzione su di sé. È solo per liberarsi di quelle lettere d’alfabeto che albergano dentro di lui e gli ostruiscono la gola. Ragazzino dodicenne, alle prese con un fratello più piccolo e una famiglia molto amorevole, Jason potrebbe vivere serenamente le sue giornate quotidiane, dividendosi tra la scuola (certo, sopportando lezioni a volte assai noiose) e la passione per la scrittura. Ma non tutto va così liscio: se non si è neurotipici, è difficile  sentirsi a posto in mezzo agli altri. E Jason ha un corpo e un cervello che funzionano in maniera speciale e spesso agiscono per conto loro, non proprio secondo le regole stabilite dalla società. Può accadere che le sue mani sfarfallino nell’aria, che la testa scoppi e l’aggressività si scateni contro il mondo rumoroso e troppo invadente.

Jason è affetto da autismo, anche se i suoi genitori non chiamano mai la sua sindrome per nome e desiderano soltanto che lui abbia cura di sé. Lo accudiscono al meglio e rispettano il suo silenzio. Tutt’altro che tipico è il primo libro tradotto in Italia della scrittrice americana Nora Raleigh Baskin (edizioni Uovonero, pp.178, euro 14): è un romanzo che affronta un tema spinosissimo, ma lo fa con la penna giusta. Il ritmo dei pensieri del protagonista segue il percorso accidentato di un corpo che convive con l’autismo, capace di creare un muro invalicabile con l’esterno, ma allo stesso tempo, anche di risolvere brillantemente le situazioni più stravaganti, surclassando sul campo chi appare più «normale». Jason, poi, è uno scrittore con i fiocchi e proprio grazie a questa solitaria attività, che lo impegna al computer tutte le sere, conoscerà la sua prima vera amica, Rebecca di Dallas, in Texas. E inizierà con lei un rapporto di stima reciproco basato sullo scambio di bellissimi racconti che viaggiano nel web, via email, e che sfocerà in un amore inconfessato e inconfessabile. Il contatto virtuale è preferibile di gran lunga a quello reale: qui si è costretti a guardarsi in faccia, ci si sfiora, parla, magari ci si bacia anche. Troppo complicato da mettere in atto. Troppo pericoloso per chi vuole tenersi a debita distanza. È un confine amaro quello innalzato dal suo stesso corpo: Jason non avrà mai una fidanzata. Potrà solo sognarlo.

Dalla sua, però, questo ragazzo ha una capacità ironica che spezza ogni lettura banale del mondo; lui, infatti, sa riformulare e decodificare l’ambiente dove vive meglio di chiunque altro distratto osservatore. Sa cogliere i tic egli adulti (professori, ma anche padre e padre), le cattiverie dei coetanei, le speranze e illusioni dei più piccoli, comprese quelle del fratello Jeremy. Quando si trasforma in facile bersaglio dei compagni di classe, Jason reagisce: è consapevole dei raggiri, non ci cade e se ne sta per proprio conto, in pace. Altrimenti, sono guai.