Ufficialmente, l’intento della mozione approvata ieri dal Senato, era quello di tutelare gli interessi degli italiani all’estero: nello specifico quelli che vivono in Venezuela (circa 160.000). In pratica, l’operazione messa su in fretta e furia da Pierferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri, dopo un suo viaggio (a senso unico) a Caracas, serve a tutelare gli interessi di alcune grandi imprese che denunciano ritardi nei pagamenti da parte di Caracas e a suggerire il sovvertimento della democrazia partecipativa di quel paese.

La mozione sembrava «scritta sotto dettatura dell’opposizione venezuelana», ha sottolineato Peppe De Cristofaro, di Sinistra Italiana, annunciando il voto contrario del suo gruppo insieme a quello del Movimento 5 Stelle (entrambi hanno presentato una mozione alternativa, ottenendo 173 voti) . Il testo, approvato ieri con 184 sì, assume infatti la tesi delle destre venezuelane, secondo le quali nel loro paese è in corso una crisi umanitaria e una rottura dell’ordine costituzionale per cui occorre un intervento esterno.

La mozione – rilevano i senatori 5Stelle Bertorotta, Petrocelli e Lucidi (vedi intervista sul manifesto online) – «impegna il governo italiano a risarcire alcune grandi imprese. Viene addirittura richiamato un principio di sostegno a quelle imprese che non riscuotono a causa di provvedimenti lesivi del diritto di proprietà, citando i casi di paesi in guerra come la Libia». Così «oltre che provocare una crisi diplomatica con il Venezuela, il governo caricherà sulla fiscalità generale anche il sostegno alle grandi imprese con le quali Caracas è in ritardo nei pagamenti. Ribadiamo che il Paese, nonostante la situazione di crisi, onora regolarmente i propri debiti».

Durissimo il comunicato di Rifondazione comunista-Sinistra europea dal titolo «Il maggiordomo Casini contro il Venezuela bolivariano». Uno chieramento – scrive Rifondazione – «al servizio degli interessi degli Stati uniti, il cui obiettivo è controllare le grandi riserve petrolifere e di acqua potabile attraverso la strategia del caos costruttivo». Uno scenario che serve a giustificare un intervento contro il Venezuela, ventilato dalle dichiarazioni dell’attuale segretario di Stato Usa Tillerson, ex capo della Exxon Mobil: che conferma le sanzioni di Obama contro un paese definito «una minaccia inusuale e straordinaria per gli interessi degli Stati uniti». Ieri al Senato è intervenuto a sorpresa anche il ministro degli Esteri Alfano.

Casini e tutto l’arco di partiti che ha appoggiato la mozione (dal Pd a Forza Italia), chiedono al governo italiano di agire «per ripristinare la separazione dei poteri e salvaguardare le attribuzioni dei diversi organi costituzionali»: ovvero per cambiare le regole di un paese sovrano e democratico, come dimostra la vittoria dell’opposizione alle legislative del 6 dicembre 2015.