Non trema l’Angelo Mai Altrove davanti a feroci accuse quali l’associazione a delinquere, estorsione o violenza privata rovesciategli addosso dalla magistratura romana nell’ambito di un’inchiesta che lo vede coinvolto con il comitato popolare per la lotta della casa. Il ritornello cantato da Manuel Agnelli degli Afterhours in Bye Bye Bombay è rimbalzato sin dal primo pomeriggio dal palco dove domenica 6 aprile, davanti a cinquemila persone assiepate sulla collinetta del parco di parco di San Sebastiano alle Terme di Caracalla di Roma, è rimasto esposto lo striscione: «Associazione a delinquere» con la «A» aureolata, il simbolo di questo centro di cultura e produzioni indipendenti.

Il concerto è durato nove ore ed è stato definito da Roberto Dell’Era, il bassista degli Afterhours, come una «piccola Woodstock» in cui si sono alternati vari generi, dall’indie rock a sonorità più scure e dissonanti. Sul palco si sono alternati gli interventi del collettivo Angelo Mai, del Valle occupato, il movimento romano «Patrimonio Comune» e delle occupazioni abitative, insieme a decine di artisti tra i quali Diodato, The Niro, Tommaso Di Giulio, Roberto Angelini, Riccardo Sinigallia, Afterhours o Pierpaolo Capovilla del teatro degli orrori, Quest’ultimo, oltre ad una poesia di Pasolini, ha letto l’editoriale di Sandro Medici (anche lui intervenuto) pubblicato da Il manifesto il 4 aprile scorso.

Una risposta straordinaria, quella del pubblico e degli artisti, all’appello degli attivisti dell’Angelo Mai che continuano a respingere le accuse della magistratura formulate il 19 marzo, quando le ex scuole Vespucci e Hertz occupate dal comitato popolare di lotta della casa sono state sgomberate (misura sospesa) e l’Angelo Mai sequestrato.

Durante il concerto l’accusa di «associazione a delinquere» è stata interpretata, non senza umorismo, in questo modo da Piero Pelù, intervenuto a sopresa: «Questa associazione a delinquere – ha detto invitando gli «agenti in borghese presenti a riferire al Gip» – consiste nello spaccio internazionale di idee socialmente utili che dovete assolutamente condannare. Qui si fa cannibalismo, si mangiano i bambini, si fa prostituzione minorile. Queste sono cose pericolose, le dovete assolutamente condannare. Non è possibile. Ormai avete un capo del governo che è il boy scout di Licio Gelli. E soprattutto l’Angelo Mai è un luogo dove si lavora e si fa cultura. Quindi deve stare sul cazzo».

Il rovesciamento dell’accusa, respinta da tutti i partecipanti con sdegno, ha avuto diverse declinazioni durante una giornata che ha confermato la vasta popolarità conquistata dall’Angelo Mai in dieci anni di attività. La campagna di sostegno continua a smuovere l’amministrazione capitolina che, insieme al rigetto da parte del Gip dell’istanza di dissequestro di uno spazio comunale regolarmente affidato all’Angelo Mai, ha dovuto incassare le critiche dello stesso Gip sulla sua debolezza rispetto alle autogestioni romane. Il vice-sindaco Luigi Nieri conferma quanto già scritto su Il manifesto del 4 aprile: chiederà una rimozione temporanea dei sigilli per verificare eventuali irregolarità amministrative «e, nel caso, avviare la regolarizzazione delle attività oggi contestate dalla Procura».

È intervenuta anche l’assessora capitolina alla cultura Flavia Barca che ha paragonato l’Angelo Mai al Bethanien di Berlino, al Rote Fabrik di Zurigo, al Rivoli 59 di Parigi, esempi citati in un articolo di Graziano Graziani per indicare realtà che hanno prodotto progressi non solo in campo artistico ma anche in ambito sociale e giuridico. «Rinnovo l’impegno del Comune di Roma a non abbandonare l’Angelo Mai al proprio destino – ha detto Barca – e mi rendo disponibile a dare il mio contributo per trovare una soluzione politica di questa delicata vicenda».