Frettolosamente archiviata la questione Cutaia, che nessuno si è sognato di affrontare, per la direzione del Teatro di Roma escono quartetti, terzetti e altre combinazioni che paiono avviare l’Argentina verso la sala bingo.
Il trio (ma ne sono nati altri, e nessuno di nuova attrattiva) si cela dietro la possanza di un grande attore come Paolo Bonacelli, anche se prevede che a fare la politica del teatro pubblico romano sian due più giovani ma senza credenziali, il drammaturgo Edoardo Erba e un ex assessore pd, Francesco Siciliano. I candidati ufficiali son quattro. Due provenienti da direzioni pubbliche, e quindi molto dipendenti dalla politica: Antonio Calbi dal comune di Milano (non varranno gli stessi impedimenti di Cutaia, oltre alla cattiva esperienza all’Eliseo romano?), e uno dal Napoli Teatro Festival di epoca Bassolino, Renato Quaglia. Le due signore sono Giovanna Marinelli (che concluse in modo traumatico la propria esperienza precedente) e Natalia Di Iorio, inventrice di Le Vie dei Festival, abituata a lavorare con budget contenuti, ma in quota a nessuna corrente politica (e questo la aiuta di certo). Sembra un gioco collettivo, ed è un vero dramma, ormai fuori tempo massimo. Alle Smirne, alle Smirne.