Spira un aria oscura in Europa, nella forma nera di movimenti xenofobi e nostalgici di un passato che non è mai troppo remoto. Svastiche e celtiche fioriscono come tumori sui muri delle città e sinistri politici con il Mein Kampf nel cassetto istigano le masse e vengono votati.

Se ha ragione Vin Diesel nel film xxx, quando dice che il videogame è l’unica forma di cultura, allora lo sparatutto Wolfenstein the New Order è un’opera educativa, da fare giocare soprattutto a quei giovani che non hanno letto il Diario di Anna Frank, Se Questo è un Uomo ma nemmeno La Svastica sul Sole di Philip K. Dick o i libri di storia in generale. È una materia affascinante che sia proprio uno «sparatutto», genere vituperato dalla maggior parte dei benpensanti e ignoranti del mondo videoludico, a compiere questa missione propedeutica all’antinazismo.

La premessa narrativa di Wolfenstein the New Order (appena uscito per Playstation 3 e 4, Xbox 360 e One e Pc ), deve molto al romanzo dell’autore di Ubik: i nazisti hanno vinto la guerra e dominano quasi tutto il mondo dopo avere annientato la resistenza, bombardato gli Stati nniti con un ordigno nucleare e costretto i Beatles a cantare in tedesco. Mentre nel capolavoro di Dick l’orrore dell’invasione nazional-socialista è sotterraneo e subordinato ai drammi interiori dei personaggi principali, nel videogame di Bethesda e MachineGames la piaga post-hitleriana si è diffusa con una virulenza micidiale, diffondendo violenza e sadismo in una maniera che non è iperbolica ma soltanto fanta-realista. Campi di concentramento, stragi, propaganda e persecuzione nel nome della razza superiore sono ovunque, da Londra alla Polonia.

Per fortuna siamo in uno sparatutto e la feccia nazista virtuale è destinata a soccombere sotto migliaia di proiettili blaterando deformazioni cagnesche di parole in tedesco abbaiate negli ultimi istanti di agonia.

Controlliamo in prima persona B.J. Blazkovic, soldato americano che dopo avere fallito una missione fondamentale per la vittoria degli alleati ed essere stato ferito gravemente, si risveglia in una casa di cura per malattie mentali in Polonia dove è stato in coma per sedici anni.

Diversamente da molti videogame del genere, incentrati sul multiplayer, il nuovo Wolfenstein è un’esperienza rigorosamente per giocatori solitari e per questo fa leva su una narrazione spinta e suggestiva, realizzata con una potenza visionaria che rimanda a Inglorious Basterds di Tarantino e che motiva il pubblico a portare a termine la missione distruttiva di nazisti con determinazione e passione.

Il segmento nella casa di cura è esemplare: talvolta, durante il coma, intravediamo attraverso gli occhi traumatizzati del protagonista le truppe tedesche prelevare i malati per chissà quale osceno esperimento o solo per il gusto di ucciderli. Ma siamo impotenti fino a quando viene compiuta una ecatombe di pazienti e medici, allora riusciamo ad alzarci e armati di un solo coltello da cucina cominciamo il massacro dei cattivi con una gioia truculenta. Cattivi che non sono solo ributtanti truppe e ufficiali, ma super-soldati geneticamente modificati e robot giganti.

Durante il gioco viaggeremo fino a Berlino, visiteremo una torre londinese dove i nazisti pianificano la conquista dello spazio, saremo prigionieri di un orribile campo di lavoro, ci immergeremo sott’acqua in cerca di antiche e potentissime reliquie ebraiche, ruberemo un sottomarino e cammineremo sulla Luna. Prolungati segmenti d’azione pura sono intervallati da momenti intimi, talvolta struggenti, teneri e sensuali, durante i quali conosciamo i pochi sopravvissuti di una resistenza disperata.

Gioco davvero prezioso e raro, perché ripristina la potenza diegetica e ludica degli sparatutto delle origini, Wolfenstein the New Order indigna nello stesso modo in cui diverte, fa riflettere e esalta.

Anche chi detesta i videogiochi violenti e evita un genere che ormai sta diventando un vuoto esercizio marziale per combattere truci guerre online, si può trovare a suo agio nella mattanza virtuale di nemici numerici così infami e spietati.

È un fatto più triste che curioso che proprio in Germania questo gioco esplicitamente anti-nazista sia stato censurato. I nemici appartengono ad una anonimo «regime», sono state rimosse tutte le svastiche e i soldati sono abbigliati in maniera generica e poco hitleriana.