DLC sta per «downloadable content» ovvero contenuto aggiuntivo scaricabile per ampliare/prolungare l’esperienza di un videogioco. Un tempo c’erano i mod, le modificazioni, effettuate prevalentemente da giocatori e fan che aggiungevano ai giochi preferiti livelli, personaggi, armi, ecc. Progressivamente da attività ad appannaggio dei fan il modding è diventato parte dello sfruttamento commerciale dei videogiochi: livelli aggiuntivi, magari esclusi dal gioco originale perché poco pertinenti, nuove auto o circuiti per ampliare il proprio garage, fino a vere e proprie «total conversion» (come ad esempio Blood Dragon, una conversione di Far Cry 3 che ci fa passare dall’isola tropicale del gioco originale ad un futuro come poteva essere immaginato negli anni ’80), ecc., a volte gratuite, ma spesso a pagamento.

È il caso di Left Behind, DLC di The Last Of Us, sviluppato, come il gioco originale, da Naughty Dog. The Last Of Us, gioco celebrato in molti «best of» di fine anno è sì un gioco con gli zombie, ma di una profondità, sia tecnica sia emotiva (e, diciamolo, «artistica») ben oltre analoghi concorrenti. In Left Behind gli sviluppatori hanno scelto di approfondire il carattere di Ellie, la co-protagonista, mostrandone contemporaneamente il lato più consono all’ambiente – la capacità di affrontare nemici ed insidie – ma anche l’aspetto più frivolo e scanzonato, da ragazzina che come la maggior parte delle sue coetanee è interessata ai ragazzi e soprattutto alle amiche, desiderosa di aprirsi e confidarsi ma contemporaneamente paurosa che ciò possa significare rendersi vulnerabile ed indifesa.

Più che la prima parte che si innesta «naturalmente» all’interno del gameplay e dello storyline originale, è decisamente interessante la seconda che mette Ellie di fronte all’amica Riley, in una scorribanda notturna all’interno di un grande magazzino apparentemente vuoto. Ellie e Riley che scherzano, ballano, si fanno le foto assieme, si fanno regali, si confidano le rispettive paure. E la domanda è: a chi è destinato un gioco del genere? Non ai maschi, interessati più al comparto tattico/bellico (in cui per altro eccelle l’originale The Last Of Us e che qui e là ha qualcosa da dire pure Left Behind), ma neppure alle femmine che normalmente non gradiscono particolarmente i giochi dove l’attività bellica la faccia da padrone.

Ma paradossalmente questo non è un difetto, almeno da un punto di vista estetico: è quasi imbarazzante, da maschio un po’ «agé», assistere ai battibecchi delle due ragazzine, tanto sono «veri». E se la qualità del DLC è indiscutibile e paragonabile all’opera originale, fatta salva la ben diversa durata, la domanda è: perché proporla come DLC e non come parte sostanziale di The Last Of Us dato che – a differenza ad esempio di Blood Dragon con Far Cry 3 – non stravolge l’opera originaria ma anzi la approfondisce e la migliora?