Salvare il Green Deal fermando la tentazione di destra. Questo sembra essere il senso dell’appello che il leader degli European Greens hanno rivolto ieri alla maggioranza in formazione (Ppe, socialisti e liberali). L’idea è quella di arginare la virata al nero di un eventuale Von der Leyen bis, ma anche di quella parte di popolari che nell’ultima parte della scorsa legislatura hanno sabotato pezzo dopo pezzo la strategia ecologica disegnata in origine dalla Commissione Ue.

L’OFFERTA DEI VERDI arriva alla vigilia del primo incontro post-elettorale del gruppo Identità e democrazia, a cui aderiscono le delegazioni del Rassemblement National di Marine Le Pen e della Lega di Matteo Salvini. Tra loro i rapporti di forza si sono invertiti. Il primo partito, infatti, è vincitore indiscusso in Francia, che gli porta in dote la più grande rappresentanza di eurodeputati (30, pari solo agli eletti della Cdu tedesca nel Ppe).

Il successo di Marine Le Pen ha anche provocato il terremoto politico che ha costretto il presidente Macron a sciogliere l’assemblea nazionale e a convocare nuove elezioni legislative tra meno di tre settimane. La Lega, invece, ha ottenuto un deludente risultato, che la rende la componente più debole della coalizione di centrodestra in Italia e si traduce in soli 8 eurodeputati a fronte dei precedenti 22. Dentro Id, quindi, la Lega è diventata junior partner e l’iniziativa politica ce l’ha la leader francese, con il vento a favore, «nella speranza che sia promossa al governo del suo paese», come si legge in una nota degli identitari arrivata a fine serata.

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«Se Ecr si siederà al tavolo, ci alzeremo noi», avverte la leader verde Terry Reintke. I Verdi sono i grandi sconfitti di questa tornata elettorale: perdono circa 20 europarlamentari. Perché dunque una simile apertura di credito verso la futura Commissione, considerando che nel 2019 gli eletti del gruppo si astennero sulla maggioranza Ursula? «Siamo pronti a diventare parte di questa maggioranza perché vediamo il pericolo di uno spostamento a destra» spiega Reintke.

LE LORO RAGIONI si capiscono ancora meglio guardando cosa succede sul fronte opposto, dove il cantiere dell’estrema destra è in pieno fermento. Mentre Meloni è a Borgo Egnazia concentrata sul G7 che si apre domani, è il suo alleato di governo a tentare la mossa unitaria in chiave europea. Le Pen e Salvini si sono visti in un incontro riservato in un hotel del centro di Bruxelles, non vicino al Parlamento. La foto ricordo dei due, sorridenti e abbracciati, si accompagna a una dichiarazione ufficiale, anche perché i leader hanno fatto di tutto per depistare i cronisti che avevano cercato di intercettarli. «Unità del centrodestra, nessuna apertura a sinistre ed eco-fanatici, determinazione a cambiare questa Europa» si legge in una nota diramata dalla Lega.

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L’ESPRESSIONE «UNITÀ del centrodestra» è vaga. In ogni caso, il quadro delle manovre di assestamento del fronte nero non sarebbe completo senza riferimento alle mosse di Ecr. Il raggruppamento dei conservatori si è riunito negli uffici parlamentari per discutere, tra l’altro, dei nuovi ingressi. Si è evitato però di affrontare quello più importante: la possibile adesione del partito Fidesz del premier ungherese Orbán su cui il gruppo è spaccato. Agli estremi, favorevoli i 19 esponenti del polacco Pis, il belga Vlaams Belang è tanto contrario da minacciare l’uscita e la delegazione FdI (la più grande, con 24 eurodeputati) non si sbilancia.

MA SOPRATTUTTO, dalla riunione è trapelato che il tema di una fusione con gli identitari per un supergruppo di destra non è proprio all’ordine del giorno. Su questo, stando alle dichiarazioni, le strategie di Meloni, da un lato, e di Le Pen-Salvini, dall’altro, divergono. Su una cosa, però, tutto il fronte nero sembra d’accordo: pesare negli assetti futuri. Dimensione e modalità della loro azione dipendono da alcune variabili. Prima fra tutte, l’esito delle trattative che la leader FdI intavolerà al meeting di lunedì prossimo per decidere le cariche di vertice Ue. È quella per ora la priorità di Meloni. Per la partita di numeri e maggioranze all’Eurocamera c’è tempo e a questa partita Le Pen proverà a giocare le sue carte.