Che cosa può fare un ragazzo napoletano, diplomato in piano al conservatorio, ciclista irriducibile, vegetariano convinto, schierato contro l’illegalità diffusa che ha trasformato la sua città in «una fogna a cielo aperto»? Farsi (racco)mandare dalla mamma per entrare in polizia, un posto statale sicuro, dove scaldare la sedia e andare su internet per tutto il giorno. Con un magistrale assolo di Carlo Buccirosso nei panni del questore, ci si cala in Song’e Napule, il nuovo film dei Manetti Bros, presentato fuori concorso lo scorso autunno alla festa del Cinema di Roma. A metà tra musicarello e poliziottesco, stracarico di citazioni e riferimenti (dal pianista di Rita la Zanzara al biliardino de Il Postino fino al matrimonio di Ricomincio da tre e poi Napoli spara, Gomorra), è l’ultimo film prodotto dallo scomparso Luciano Martino, maestro e amico dei fratelli Manetti.

Song ’e Napule, il titolo-slang richiama sia l’appartenenza alla tribù partenopea sia il versante musicale, quell’universo neomelodico affrontato con grande simpatia (questa è l’idea iniziale del film, opera di Giampaolo Morelli ossia l’ispettore Coliandro della tv) e anche la capitale del mezzogiorno viene ripresa con sguardo complice e affettuoso, mai banale, e tutto il corredo di barbieri,baristi, camionisti, portieri e commesse si destreggiano con battute ed espressioni vernacolari di sapienza antica. Paco, timido antieroe per vocazione e poliziotto per caso, ha il volto di Alessandro Roja, il Dandi di Romanzo Criminale. Un bel giorno Harry Potter – così lo chiamano per i capelli lisci lunghi e gli occhiali- s’imbatte nel commissario Cammarota (Paolo Sassanelli mentre Antonello Cossia è l’altro investigatore Torrione e la nera Juliet Esey Joseph dà il tocco multietnico), mastino dell’anticrimine, gli ordina di infiltrarsi nel complesso di Lollo Love, cantante neomelodico ingaggiato per il matrimonio di Antonietta Stornaienco, figlia del boss di Somma Vesuviana.

Gira voce, infatti, che alle nozze potrebbe partecipare anche O’ Fantasma, killer senza volto che Cammarota bracca da anni. A Paco non poteva capitare di peggio: rischiare la vita in prima linea, suonare musica che gli fa schifo, vestito come un cafone, taglio di capelli rasato a la page e nome nuovo, Pino Dynamite. Finirà naturalmente in mutande davanti alla sorella del cantante. Sarà la svolta della sua vita tra sparatorie, inseguimenti, buffe riunioni di quartiere e serenate sotto il balcone e sotto il palazzo. «Ciao cuoricina, come ti chiami?», è il tormentone delle centinaia di telefonate quotidiane fatte dalle fan al cellulare di Lollo Love che ha per tutte rime e canzoni, frasi galanti e frammenti di brani.

Nella colonna sonora i cantanti di successo dell’hinterland vesuviano Rosario Miraggio e Pino Moccia mentre tutte le canzoni di Lollo Love (cantate realmente da Giampaolo Morelli) sono state scritte e arrangiate dagli Avion Travel e anche Serena Rossi e Franco Ricciardi, con ruoli di rilievo nella storia, si danno al canto, con un paio di brani a testa. A chiudere il cerchio c’è Peppe Servillo, stavolta solo attore, proprio lui è ’O Fantasma.