Un angolo della Torino barocca, sconosciuto ai frettolosi turisti, dove è ancora possibile passeggiare sull’acciottolato e sulle pietre di fiume posate a metà del seicento. Un posto così bello da essere stato iscritto nell’elenco dei beni del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco, come parte delle Residenze Sabaude. Un posto di tutti, della città, dei torinesi, della cultura fatta dal Teatro Stabile per decenni, capace di convogliare esperienze di ogni tipo. Ma si sa, le dure leggi del conto economico da tempo si sono abbattute sull’Italia e su Torino in particolare e così, passati i fasti dell’ubriacatura olimpica, è giunto il tempo di fare cassa. Quindi la Cavallerizza Reale potrebbe diventare oggetto di concupiscenza immobiliare in un futuro prossimo.

Da tempo langue in stato di lenta ristrutturazione da un lato, e veloce degrado dall’altro: soprattutto a causa della chiusura di due sale teatrali, oltre a spazi prova, a causa dei tagli ai fondi da parte del Comune. Lunghe ombre speculative quindi si allungano perché in un delibera del 2012 si può leggere una frase ambigua: “per la Cavallerizza e per la Rotonda possono proporsi usi anche di carattere privato, purché ne venga garantita l’accessibilità pubblica”. Gli usi privati ammessi da tale documento sono: residenze, che a differenza di quelle preesistenti saranno sicuramente di lusso vista l’ubicazione esclusiva, attività terziarie/ricreative (tra le altre cose si parla di un albergo, uffici, etc.), parcheggi e servizi commerciali. In pieno centro città, sarebbe sicuramente un business remunerativo e risulta quindi molto goloso per i palazzinari di tutto il mondo. Il 23 maggio, ma è l’apice di un lavoro preparativo iniziato mesi fa, nella giornata di approvazione del decreto cultura che concede ai privati di mettere le mani sul patrimonio culturale di questo paese, alcuni cittadini afferenti al “Collettivo Cavallerizza 14.45” hanno riaperto uno dei luoghi culturali più spettacolari di Torino.

Non tutto è andato per il meglio perché in tempo di elezioni il riflesso legalitario ha mostrato tratti grotteschi, con accuse a fantomatici centri sociali organizzatori. Uno sgangherato tentativo di trasformare una riqualificazione della città, senza speculazione, in una questione di ordine pubblico. Così dopo una reazione muscolare delle forze dell’ordine che hanno fermato quattro ragazzi che stavano montando un palco, tutto è proseguito come da programma: tre giorni di festa e cultura al posto del degrado.

Nella serata di venerdì nel cortile della Cavallerizza si è aperta un’assemblea pubblica, partecipata da oltre un centinaio di persone, che ha visto confrontarsi abitanti del quartiere, compagnie teatrali, affezionati al luogo, interessati al territorio e alla sua politica, ma anche chi per la prima volta ha scoperto questo gioiello del cuore della città, discutendo non solo della Cavallerizza, ma anche di una gestione diversa degli spazi pubblici e della cultura.

L’afflusso di torinesi si è rivelato massiccio e si può tranquillamente parlare di successo sia per i ragazzi del Collettivo Cavallerizza 14.45, sia per la città.

Commentavano venerdì sera alcuni ragazzi: “Come assemblea cavallerizza 14.45 una risposta la abbiamo: siamo noi, gli abitanti di questa città. Con questi tre giorni vogliamo cominciare a immaginare un futuro diverso dall’abbandono o dalla svendita. Non possiamo accettare che ancora una volta sotto i nostri occhi avvenga lo spreco del nostro patrimonio senza interpellare nessuno. Vorremmo che la cavallerizza fosse un laboratorio dell’abitare, ovvero uno spazio a partire da cui ripensare i modi in cui viviamo questa città, per riprenderci possibilità di decidere della vita dei nostri territori. La parabola della cavallerizza è la stessa di tanti siti di valore storico e artistico che vengono lasciati all’incuria più totale finchè non subiscono danni strutturali, a quel punto o vengono completamente abbandonati o venduti”.

Città che continua ad essere scossa da spinte contrapposte molto violente, Torino, simbolo di una trasformazione violenta e monca. Da una parte i grandi eventi spettacolari, di massa, costoso biglietto da visita per una città che vuole vivere di cultura. Dall’altra la Cavallerizza e tutte le situazioni minori che languono in attesa di un futuro vago.