Ci saranno anche loro sulla scheda delle europee del 25 maggio: dopo alterne vicende di litigi, scissioni e ricomposizioni, i Verdi tornano sulla scena politica italiana. Lo possono fare grazie a un’inaspettata decisione della Cassazione, che li ha ammessi alla contesa elettorale malgrado non avessero raccolto le 250mila firme necessarie, come ha dovuto fare la lista L’Altra Europa con Tsipras. Motivo: sono collegati ad un gruppo dell’Europarlamento uscente e quindi dispensati da quell’obbligo.

Superato il primo ostacolo, ora ne hanno di fronte un altro, che – stando ai sondaggi – appare insormontabile: lo sbarramento al 4%. Proprio quello che venerdì il tribunale di Venezia ha spedito di fronte alla Consulta per sospetto di incostituzionalità. Peccato che la Corte deciderà a elezioni ormai avvenute, a differenza di quanto ha fatto quella tedesca, che a febbraio decise l’annullamento della soglia nella legge elettorale delle europee in Germania. Contro il rischio-caos dopo il voto, e per ottenere una competizione con regole certe, i Verdi chiedono ai giudici di decidere subito.

La lista Green Italia-Verdi europei è il frutto dell’unione della «storica» Federazione del Sole che ride (alle scorse politiche con Rivoluzione civile) e della nuova formazione Green Italia, ed è presente in tutte le circoscrizioni del Paese: fra gli aspiranti eurodeputati, figure note dell’ambientalismo politico italiano come la co-presidente degli ecologisti europei Monica Frassoni, il veterano Marco Boato, Angelo Bonelli e l’ex Legambiente e Pd Francesco Ferrante. Ma anche Fabio Granata, solide radici nella destra siciliana, uno degli ex An che seguirono Gianfranco Fini nella sfortunata impresa di Futuro e Libertà.

Ieri a Roma è giunto a dare man forte José Bové, leader degli ecologisti francesi e candidato presidente della Commissione Ue dei Verdi europei (in coppia con la giovane tedesca Ska Keller). La sera precedente aveva partecipato al dibattito con i numeri uno delle altre forze politiche continentali (salvo Alexis Tsipras), organizzato a Firenze dall’Istituto universitario europeo, alla presenza del presidente Napolitano e del premier Renzi. Fra i punti-chiave del programma ambientalista: un «green new deal», revisione del Fiscal compact per superare l’austerità, lotta al cambiamento climatico, bando agli Ogm e sostegno all’agricoltura biologica, no alla Tav, e impegno dell’Europa per una riforma delle regole del commercio mondiale.

Nel prossimo Europarlamento la pattuglia dei Verdi sarà composta soprattutto da deputati eletti in Germania e Francia, le due roccaforti dell’ecologismo continentale: i sondaggi attribuiscono ai tedeschi Grünen il 9% e ai francesi di Europe Ecologie l’8%. Sarà quasi certamente un gruppo inferiore a quello della Sinistra europea di Tsipras e dei liberali dell’Alde, a meno che fra i banchi degli ambientalisti prendano posto anche gli italiani del Movimento 5Stelle. È un’ipotesi circolata sulla stampa francese (il quotidiano Le monde ha parlato di «corteggiamento» di Grillo da parte di Bové, e anche da parte degli antieuropeisti di Ukip, britannici di destra), ma che viene smentita con nettezza dallo stesso leader francese e dai Verdi italiani. Daniel Cohn-Bendit, che ha scelto di non partecipare alle elezioni, aveva già fatto sapere di essere fortemente contrario.

«Fra noi e Grillo – dichiara il candidato green Roberto Della Seta – non c’è compatibilità sul punto fondamentale dell’idea di Europa. Noi vogliamo rafforzare l’Ue e renderla più democratica, mentre il M5S mette in discussione il processo d’integrazione in quanto tale». Più facile sarà la collaborazione con la Sinistra europea (Se) per contrastare le possibili larghe intese socialisti-popolari: «Una convergenza piena a sinistra, però, non è possibile: nella Se – spiega Della Seta – ci sono organizzazioni che a nostro avviso sono antieuropee, e poi manca una sensibilità ecologista: la greca Syriza, il partito di Tsipras, mi sembra ancora legata a un industrialismo da vecchia sinistra».