A metà febbraio, un anno fa, fa il centrosinistra in alleanza con Sel vedeva il successo elettorale a un passo; non è andata così e sono bastati dodici mesi per demolire ogni speranza e offrire a Berlusconi, o a chi per lui, le condizioni ideali per una facile, prossima vittoria. Per chiudere con il governo Letta-Alfano è pronta la soluzione peggiore. Il governo Renzi-Alfano. Un’operazione tutta di Palazzo per sostituire un presidente del Consiglio con un altro, che avrà l’effetto di impaludare il rampante leader del Pd nell’alleanza con i berlusconiani in sonno del Nuovo centrodestra. Ma è lui stesso a volerlo, il sindaco di Firenze, emulo dei suoi primi modelli democristiani. Oggi come ai tempi della Dc la vittoria nel congresso del partito impone il cambio a palazzo Chigi. La corsa al potere è la stessa, stavolta con tutto il personalismo supplementare che si deve alle primarie e all’ego del protagonista.

Renzi va alla conquista di palazzo Chigi in nome del peggiore continuismo. Innanzitutto della legislatura: se ha sedotto in una settimana quasi tutto il Palazzo è perché può offrire a senatori e deputati la speranza di durare fino al 2018. Non male per chi prometteva l’abolizione immediata del senato e sventolava come massimo di argomentazione costituzionale le rozze cifre del risparmio degli stipendi degli eletti. A spingerlo alla guida di quello che sarà il terzo governo di larghe intese di fila sono stati gli industriali, veloci a riconoscere nel vuoto del suo jobs act l’occasione per qualche estrema questua e concessione. Ad aprirgli nottetempo l’ufficio del presidente del Consiglio saranno i più intimi e fidati, fino a ieri, sostenitori di Enrico Letta, artisti della congiura di Palazzo. A dirgli bravo, vai avanti sono i suoi pesti avversari del Pd, sicuri di aver trovato il sistema per liberarsi così del segretario o del suo carisma. Artisti del fallimento. Ad aspettarlo c’è la stessa alleanza che ha paralizzato Letta, quella con Sacconi e Giovanardi: è con loro che Renzi dovrà parlare di diritti civili. D’altra parte il sogno di un cambio di maggioranza per imbarcare i grillini dissidenti e Sel – che una strategia alternativa alla simbiosi con il Pd non se l’è data – è destinato a restare un sogno. Visti i numeri al senato servirebbe mezzo gruppo a cinque stelle per sostituire i voti di Alfano: la realtà è più dura del tatticismo sfrenato.

E così Berlusconi sta per ricevere in dono la più facile delle campagne elettorali, che giocherà dall’opposizione. Se sarà lunga potrebbe anche tornare a correre direttamente lui, di nuovo candidabile. Magari con la legge elettorale che il segretario del Pd gli ha confezionato su misura. Il centrosinistra sa fare miracoli. Peccato che Renzi, sterminatore annunciato del senato, sia troppo giovane per essere nominato senatore a vita.