Nella narrazione tossica di Matteo Renzi, un posto di riguardo lo ha sempre avuto la A3, la famigerata Salerno-Reggio Calabria. Il premier, oggi dimissionario, ha annunciato da un pezzo che l’avrebbe inaugurata il 22 dicembre. Lui, probabilmente, quel giorno non verrà mentre la A3 continua ad essere un’autostrada di problemi.

In realtà la fine lavori è un autentico imbroglio: il governo ha tolto 2,8 miliardi di euro all’autostrada, cancellando gli esecutivi dei 62 km più pericolosi e incidentati: così resteranno obsoleti e a 2 corsie.

I LAVORI sulla A3 si interrompono, non finiscono. La parata prevista – oggi sgonfiata dalla crisi di governo – serve proprio a coprire l’imbroglio. È odiosa la pervicacia con cui i governi che si succedono continuano a ingannare i siciliani e i calabresi su questi temi. Le istituzioni regionali invece di affollarsi alle finte inaugurazioni e prime pietre, dovrebbero esser le prime a denunciare questo.

I GRAND COMMIS Pare che la famiglia Armani, grand commis di Stato, inamovibili da generazioni, protetti da cordate varie, ce l’abbiano proprio con la Calabria: negli anni ‘70 il padre Pietro,allora presidente Finsider, fu l’affossatore del V centro siderurgico di Gioia Tauro. Veniva in Calabria a dire che i lavori stavano partendo e in realtà preparava un rapporto – tirato fuori quando era troppo tardi per proporre alternative, lasciando a Gioia per anni una assurda «infrastruttura senza struttura» – in cui dimostrava l’inutilità dell’impianto, che infatti venne cancellato. Oggi il figlio, Gianni Vittorio, presidente Anas, è l’artefice del bluff «fine dell’A3».

LA BALLA DEL PONTE Certo, i falsi annunci e le discussioni fuorvianti sui temi economico-infrastrutturali per il Sud non iniziano certo oggi. Il massimo è stato raggiunto con il Ponte sullo Stretto, figurina agitata per coprire vent’anni di tagli di investimenti in Calabria e Sicilia, compresi quelli, criminali, alla difesa del suolo. Oggi è «una gigantesca balla evidente» presto scoppiata in mano a Renzi. Che infatti – dopo esser stato informato, proprio nelle sue visite siciliane, delle evidenze negative e del diffuso dissenso – si è affrettato a far bocciare dalla sua stessa maggioranza il finanziamento del riavvio delle procedure nella legge di Stabilità. Che peraltro necessiterebbero di anni solo per ricostituire una società ad hoc.

LE PENALI – sempre agitate dai pontisti – non esistono. Salini-Impregilo, conscia di essere in difetto per non aver mai realizzato il progetto esecutivo a fronte di oltre 500 milioni spesi per progettazioni mai operative, non impugnò a suo tempo il decreto di cancellazione del progetto e di liquidazione della società del Ponte. Si limitò a porre alla Consulta il quesito di costituzionalità dello stesso, senza mai sollecitare una risposta. Salvo inserire ogni anno nel proprio bilancio, a credito, i proventi dell’eventuale riscossione di improbabili penali. Essendo poi quotata in Borsa, la società si avvantaggia di dichiarazioni come quelle di Renzi: per due o tre giorni il titolo è lievitato al rialzo.

AEROPORTI A fronte di tutto questo, le disastrose condizioni infrastrutturali a cui hanno portato lustri di tagli e cancellazioni in Calabria e Sicilia: valga per tutti il rischio chiusura proprio per l’aeroporto dello Stretto, a Reggio, la cui società di gestione è fallita, mentre Alitalia, che ne è stato sempre il vero monopolista ,vorrebbe oggi ritirarsi cancellando anche i pochissimi voli rimasti. Il «Pitagora» di Crotone ha già chiuso nonostante abbia registrato picchi assoluti per movimentazione turisti negli anni 2013-2015.

FERROVIE E poi ci sono le condizioni miserrime dei treni regionali. L’attività è più ridotta rispetto anche agli anni ’60. I nuovi Apq (accordi di programma quadro) prevedono alcune centinaia di milioni per interventi, fondi che vanno spesi bene e velocemente, non certo sprecati.

LE STATALI Ci sono poi migliaia di km di strade statali e provinciali ridotte a gruviere, senza manutenzione. Dalla legge di Stabilità sono state cancellate le azioni per il porto di Gioia Tauro, che avrebbero tra l’altro evitato ben 500 esuberi a rischio, che invece restano tali.

DISSESTO Calabria e Sicilia necessitano di circa 30 miliardi per la difesa sismica e idrogeologica del territorio: oggi sono disponibili risorse pari a meno di un decimo di tale somma.

Lascito dei tagli criminali operati in questi anni.

–> Leggi qui la lettera dell’Anas su questo articolo