In questi giorni in cui dire «Europa» ci richiama alla mente percentuali, numeri e schieramenti, per riattivare una dimensione immaginativa legata al Vecchio continente può essere benvenuta la lettura di eBau. Art Dreams for the New European Bauhaus, di Roberto Paci Dalò, recentemente pubblicato da Quodlibet.
Quello di Paci Dalò – ricercatore instancabile nell’ambito del suono, della radio, delle arti performative – è un libro illustrato che vuole contribuire al «Nuovo Bauhaus europeo», iniziativa lanciata dalla Commissione europea nel 2020 per ripensare stili di abitazione, costruzione e recupero in un’ottica sostenibile. Un progetto legato all’European Green Deal per iniziare ad immaginare, dunque, l’architettura del futuro.

SI POTREBBE pensare a questo punto che eBau sia un libretto promozionale o programmatico: nulla di più distante dalla realtà. Sfogliandone le pagine, disegnate con il tratto sghembo e minimale di Paci Dalò e la pittura a acquerello – dove non mancano anche gli spazi bianchi che permettono lo svolgimento del pensiero – ci troviamo di fronte a un album di artisti amati, da Laurie Anderson a John Cage, e di citazioni, da Emanuele Coccia a Maria Lai passando per Donna Haraway e Maria Montessori, fino ad una restituzione grafica dei progetti animati da Paci Dalò come Usmaradio, la stazione web che fa base all’Università di San Marino.

Cosa centra con il nuovo Bauhaus Europeo? Tutto, nel momento in cui guardiamo a questo progetto come un esercizio speculativo su nuove forme di convivenza possibile, su un’architettura intesa come forma di vita che possa garantire la coesistenza e la condivisione. In quest’ottica eBau diviene una mappa – nata da un flusso di conversazioni con Adriaan Eeckels del Joint Research Centre, l’hub della ricerca scientifica della Commissione europea – che, in maniera del tutto peculiare, da Paci Dalò abbraccia l’Europa come possibilità virtuale dell’esserci.

Ebau è anche un modo per ricordarci che per costruire – edifici ma non solo – è indispensabile un’idea, una filosofia, che pure spesso rimane nascosta. «Il progetto prova a creare un porto sicuro per esplorare liberamente mondi possibili, inseguire progetti impossibili e abbracciare il fallimento. Come tale, è parte dell’innovazione del Joint Research Centre come servizio al cittadino europeo» si legge. Accogliamo quindi questa visione frammentaria affinché si traduca in un’architettura più vicina alla coesistenza tra noi e la Terra.