Le novità riportate da «Il Tempo» sull’omicidio di Pier Paolo Pasolini non convincono l’avvocato Stefano Maccioni, consulente di parte di Guido Mazzon, l’unico familiare di Pasolini a interessarsi ancora al caso. L’avvocato, depositario insieme alla criminologa Simona Ruffini della richiesta per la riapertura delle indagini nel 2009, è anche co-autore con la stessa Ruffini e il giornalista Valter Rizzo del libro «Nessuna Pietà per Pasolini» (Editori Internazionali Riuniti, 2011). «La notizia così formulata mi ha sorpreso», dice Maccioni. In realtà non dice niente di nuovo a parte i 120 testimoni. Insomma si sapeva che la procura stesse sentendo nuovi testimoni e che dunque le indagini stessero andando avanti. Sono in attesa della imminente chiusura del caso da parte del magistrato Francesco Minisci. Noi abbiamo depositato molte indagini difensive, abbiamo partecipato all’analisi dei reperti e adesso aspettiamo di vedere cosa abbia raccolto l’accusa; siamo alla fine del percorso dopo l’elaborazione dei dati raccolti dai carabinieri. Se fosse una richiesta di archiviazione a cambiare dei dati di quella notte, fondata sull’impossibilità di condannare perché le persone sono scomparse, ma che dica che i moventi erano diversi e che Pelosi non era solo sarebbe già una nuova verità e non solo storica. Se il pm chiede l’archiviazione me ne darà avviso e io mi potrei opporre, ma bisogna capire cosa dirà il gip. Io credo in una richiesta di archiviazione perché se avesse individuato qualcuno non avrebbe fatto passare così tanto tempo».