«Le donne rappresentano l’elemento fondativo di Sel». È un’espressione che troverete scritta in tanti documenti del mio partito e che tante volte avrete sentito pronunciare da Nichi Vendola. Eppure oggi, alla vigilia del nostro secondo congresso, si può tranquillamente affermare: non è affatto così. E, sia chiaro, non è certo questione di quote: quelle vengono rigorosamente rispettate, almeno nei livelli nazionali. È piuttosto una questione di cultura politica e quella, purtroppo, è ferma al modello partitico novecentesco, quello tanto criticato e da cui tutti, dentro Sel, hanno detto più volte di voler prendere le distanze. Il congresso, definito «fantasma» da alcuni commentatori, dentro Sel è vivissimo, almeno nelle sue modalità classiche di competizione maschile per la gestione del potere. Dove, sia chiaro, il potere può essere rappresentato da qualsiasi cosa, l’importante è che sia riconosciuta una funzione.

E quindi ci ritroviamo con quei bei capannelli di testosterone, con questi quarantenni che vogliono incarnare il rinnovamento della politica usando però lo spirito dei dirigenti «vecchio-Pci». Vale per tutti, per chi – per dirla con il loro linguaggio – rappresenta la «destra» e la «sinistra» del partito e per chi gioca a differenziarsi con tatticismi privi di qualsiasi fondamento realista.

A questo congresso abbiamo sottoscritto un documento unico, eppure oggi scopriamo che non la pensiamo tutti allo stesso modo. Niente di male, se non fosse che gli unici emendamenti sono stati presentati – udite udite – da una donna, Fulvia Bandoli. Una posizione che, rappresentando una minoranza, non ha conosciuto sottolineature giornalistiche. Grande spazio invece alle «aree» intorno ai maschi «giovani», accompagnati da altrettanti maschi di esperienza. Non faccio l’omertosa i nomi li conoscete già: Nicola Fratoianni, Gennaro Migliore, Massimiliano Smeriglio, Claudio Fava… E gli uomini di esperienza? Anche: Fabio Mussi, Franco Giordano, Ciccio Ferrara. Tutti a riflettere su: Schulz o Tsipras? Questo è il problema. Non cito l’Amleto a caso. E poi c’è Nichi, il capo, colui che tenta di tenere un equilibrio con tutti. Intorno a un caminetto? Forse sarebbe meglio dire in mezzo a qualcosa di simile ad un pollaio con tanti galli. Vedete, il resto della politica italiana non è certo messa benissimo. Però è innegabile che alcune scelte fatte prima dal Pd di Bersani e poi dal Pd di Renzi indichino degli investimenti veri. E non soltanto l’espressione infelice: noi abbiamo portato il 40% delle donne in Parlamento!

Basta seguire i programmi di approfondimento televisivo per notare i numerosi volti femminili dei partiti più diversi. Vale persino per i vari partiti del centrodestra. Solo Sel non è stata finora in grado di fare questo passo in avanti. Eppure, ve l’assicuro, anche le donne di Sel sono in grado di discutere del Pse e di Syriza. Ma, come ironicamente dicevo prima, non è questo il problema. Come non lo è neanche questo tira e molla su Renzi. Ho abbastanza onestà intellettuale per dire che la più lontana da me dentro il mio partito non ha nulla da invidiare alle personalità che hanno una notevole visibilità in questa fase storica.
Dal punto di vista istituzionale Titti Di Salvo e Loredana De Petris, dal punto di vista dell’esperienza Maria Luisa Boccia ed Elettra Deiana, dal punto di vista della direzione politica Cecilia D’Elia ed Elisabetta Piccolotti. E questo vale per tutte le donne della segreteria nazionale e del gruppo parlamentare.

Se ho macchiettizzato la posizione dei compagni mi dispiace; e, per farmi subito perdonare, faccio la stessa cosa su me stessa: credo che Sel debba agire la propria autonomia dentro il perimetro del centrosinistra e che non debba più guardarsi indietro, per lo stesso motivo, e con la stessa ambizione di cambiamento e modificazione dello stato delle cose, penso che debba aderire al Pse e sostenere Schulz che non vuol dire certo rassegnazione alle larghe intese o alle politiche rigoriste. Non ho l’ossessione di Renzi, ma mi interrogo sull’utilità della sinistra e sulla nostra cultura politica e temo la scomparsa della sinistra in questo quadro di continui e repentini cambiamenti. Proprio di questo mi piacerebbe discutere al congresso.

In conclusione, so già cosa state pensando: ma a questa non basta fare la deputata? E poi, abbiamo eletto Laura Boldrini Presidente della Camera che altro vuole? É da questi interrogativi, che adesso spero non pronuncerete più, che si capisce il perché di questo mio intervento.

* Deputata di Sel