Squadristi: Squadristi: così la ministra dell’istruzione Stefania Giannini ha appellato i docenti che, insieme a genitori e studenti, hanno contestato il suo disegno di legge di riforma della scuola, venerdì scorso alla festa dell’Unità di Bologna. Pregiandosi di conoscere la linguistica, materia insegnata per anni all’Università per stranieri di Perugia, la ministra ha tuttavia mostrato una conoscenza assai discutibile della nostra storia patria, apostrofando come aggressori squadristi quei ‘violenti’ contestatori armati di voce, cucchiai, pentole e coperchi – prontamente fermati, scortati in questura e identificati – che le hanno impedito di ammannire ancora una volta l’ennesima sequela di bugie, mistificazioni e rovesciamenti della realtà che tutti gli italiani sentono ormai da mesi. A partire dal siparietto di settembre intitolato “La Buona scuola”, ad uso e consumo di un ideale pubblico televisivo già sapientemente imbonito da un ventennio di contratti con gli italiani.

Squadristi. Quei docenti, genitori e studenti presi in giro da un anno di ascolto millantato (complici i media asserviti che hanno fatto eco alla finzione della consultazione) ma pervicacemente accompagnato da veri e propri ‘respingimenti’ di qualunque riflessione critica, democraticamente consegnata alle forme e nelle forme corrette del confronto. Quando abbiamo portato al MIUR le mozioni di centinaia di collegi dei docenti, dove la ministra ci ha accolto con un cordone di celerini in assetto antisommossa che ci hanno impedito di consegnare i documenti. Quando abbiamo cercato di consegnarle all’ufficio scolastico regionale del Lazio, il cui direttore generale, ricevuta una piccola delegazione di docenti prima lungamente bloccati all’ingresso dalle forze dell’ordine, si è rifiutato di accogliere e protocollare le nostre legittime riflessioni scritte.

Squadristi. I docenti che protestano, che scioperano, che si vestono di nero e animano flash mob in tutta Italia, che si accalorano nelle assemblee, che si spendono nelle associazioni, che militano nei sindacati e nei partiti di opposizione per svelare a tutti gli italiani, al di là di qualunque rivendicazione corporativa, cosa si celi realmente negli articoli del peggior disegno di legge sulla scuola che sia mai stato concepito nella storia della Repubblica italiana, dopo la riforma Gelmini. Che si adoperano per smascherare la volontà politica di questo Governo di dismettere la scuola della Costituzione, attraverso il combinato disposto dell’imposizione coatta delle nuove parole d’ordine che incarnano lo spirito del nostro tempo – mercato, sponsor, capo, azienda, bonus, valutazione, competizione – ed i tagli ulteriori che accompagnano tutti gli interventi sulla scuola contenuti anche nella legge di stabilità 2015 che, contemporaneamente, finanzia ancora le scuole private con 472 milioni di euro.

Squadristi. A chi si oppone a un disegno di legge regressivo e repressivo, che cancella le conquiste della collegialità, della cooperazione e della condivisione nell’organizzazione scolastica e nelle pratiche educative e didattiche, maturate nel tempo e inverate in una scuola che, ancora oggi, nonostante il degrado culturale e politico che ci sommerge, nonostante i tagli draconiani che ci hanno spezzato le gambe e nonostante la pletora di riforme nefaste messe a punto nell’ultimo ventennio, non ha abdicato al suo mandato educativo e formativo. Un disegno di legge blindato in Commissione, dove in pochi giorni si sono affastellate audizioni-pollaio nell’ennesima farsa di un ascolto neppure formale, e dove si procederà a breve con una discussione al buio, ancor prima di sapere quali emendamenti saranno stati ammessi, ancor prima di poter presentare ricorso contro quelli dichiarati non ammissibili.

Nella neolingua antifrastica dell’immaginario contemporaneo – in cui paradossalmente subiamo ogni giorno l’accusa di ideologismo e di conservatorismo perché difendiamo la Costituzione e i suoi valori – da oggi, incredibile dictu, le nostre parole di resilienza, resistenza, dissenso e denuncia sono state ufficialmente ascritte alla voce ‘fascismo’.

 

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Gli studenti che hanno contestato la Giannini alla Festa dell’Unità di Bologna rispondono alle dichiarazioni della Ministra che li ha definiti “squadristi” soltanto per aver alzato dei cartelli di protesta. Con un bel video dimostrano chi sono i veri autoritari e antidemocratici nel nostro Paese.