Nell’ambito di un congresso mondiale del climattivismo non potevano mancare quelle realtà che combattono contro un certo tipo di sfruttamento dei territori montani. Men che meno nella città destinata ad ospitare, assieme a Cortina d’Ampezzo, i giochi olimpici invernali del 2026. «Giochi insostenibili» è una rete di collettivi milanesi che vuole rompere la pax olimpica portando alla luce tutte le criticità dell’evento: quelle politiche, ambientali, urbanistiche e sociali.Il collettivo milanese sarà presente all’interno del congresso con un workshop attivo, alla ricerca di un’opposizione comune ai grandi eventi e per immaginare un modo diverso per fare le olimpiadi e le grandi manifestazioni sportive. Come è necessario trovare un altro modo di vivere la montagna al di sotto di certe quote anche al di fuori di certi eventi. In concomitanza con il WCCJ di Milano si terrà quella che può essere considerata la seconda edizione di una mobilitazione diffusa e sinergica delle terre alte d’Italia.

Lo scorso 12 marzo l’iniziativa Rimagine winter-Basta nuovi impianti ha mostrato come in diversi territori montani d’Italia, dalle Alpi agli Appennini, sono attivi comitati che si oppongono all’assurdità di nuovi impianti a fune, bacini per l’innevamento artificiale, interventi per l’ampliamento di comprensori sciistici, segni di una monocultura dello sci a tutti i costi che anziché rianimare i territori montani li soffoca. Il 14 ottobre si replica Ribelliamoci Alpeggio, appuntamento convocato di nuovo da The Outdoor Manifesto e da A.P.E. (Associazione Proletari Escursionisti) che si terrà in Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Lazio e Campania.

Molte le iniziative in Lombardia: in provincia di Como si torna sul Monte San Primo, dove la Comunità Montana dell’Alto Lario pensa di rilanciare l’alpe con tapis roulant, impianti di risalita e cannoni per l’innevamento artificiale; un progetto oggettivamente senza senso a 1600 mt di quota, a cui si oppongono più di 30 associazioni locali. Non molto lontano, nel Lecchese, i Piani di Artavaggio, dolci declivi fra i 1600 e i 2mila metri, sono accomunati dall’assenza di un innevamento naturale sufficiente per sostenere l’attività sciistica, ciononostante sono oggetto dell’ennesimo progetto di impianti di risalita. In provincia di Bergamo si sale a Foppolo, località che vide nel secondo dopoguerra un forte incremento dell’industria turistica invernale e ora sotto la neve ormai sciolta sono rimasti solamente gli ecomostri, come a Collio Valtrompia in provincia di Brescia, dove si passeggerà fra gli scheletri di una vecchia stazione sciistica in disuso da anni.

In provincia di Belluno si riposa Cortina d’Ampezzo, che ha forse scongiurato la pista da Bob, ma ci si raduna sul colle del Nevegal, che con i suoi 1600 mt non può più essere la destinazione di sport invernale vicina alla città che è stata per decenni, ma si parla di massicci investimenti esteri per rilanciare lo sci. Ancora più in basso si trova Sella Nevea, Udine, una delle sedi del Piano Montagna della Regione Friuli che stanzia 56 milioni d’euro per nuovi impianti sciistici. Cambio regione, stessa storia: in Emilia-Romagna, località Corno alle Scale, esiste un comprensorio aperto con 9 piste su 14 e 4 impianti su 7; quindi non si capisce proprio perché si debba finanziare con 20 milioni di euro a fondo perduto due nuove seggiovie, una delle quali, denuncia il comitato Un altro Appennino è possibile violerebbe un versante intatto della montagna.Anche sul Terminillo, nel Lazio, si vogliono ampliare gli impianti sciistici già presenti fra violazioni di norme e insostenibilità economica, mentre in Campania si salirà sul Monte Cervati, nel Parco Nazionale del Cilento, non contro un impianto ma una strada asfaltata che vuole portare fino ai 1898 mt di una cima patrimonio Unesco automobili e comodità in totale contrasto con la bellezza e la necessità di tutela del luogo. Messe tutte insieme, e non sono che una parte, tutte queste vertenze fanno pensare a una vera e propria follia collettiva delle amministrazioni a cui fa da argine solo la lucidità dei liberi cittadini e cittadine.