La tormentata vicenda della nuova pista da pista da bob, skeleton e slittino (Sliding Center) di Cortina d’Ampezzo non vede la fine: nonostante due bandi di gara andati deserti e la dichiarazione lo scorso dicembre del presidente del Coni Giovanni Malagò secondo il quale, dati i tempi si rendeva necessario ricorrere a una struttura già esistente all’estero, incredibilmente un ultimo bando di gara è stato fatto uscire il penultimo giorno dell’anno e il 18 gennaio ha risposto un’unica azienda appaltatrice, la parmense Pizzarotti, con un progetto rimodulato che riduce drasticamente ( e preoccupantemente) i tempi di costruzione e di collaudo.

A RENDERE IL TUTTO ANCORA PIU’ SURREALE sta il fatto che mentre la Fondazione Milano-Cortina si augura in un comunicato che la Simico (Società Infrastrutture Milano Cortina 2026 SpA) sottoscriva il contratto con l’azienda appaltatrice, molto probabilmente il Cio ( Comitato Olimpico Internazionale), che in più di un’occasione ha espresso parere negativo sulla realizzazione di un nuovo impianto, non concederà la proroga all’omologazione e alla realizzazione dei test di sicurezza, ovvero lo sforamento dei tempi di realizzazione. Ciò sta a significare che la pista, anche se ultimata nei tempi da record prospettati (15 mesi anziché i due anni previsti) non verrebbe utilizzata per Milano- Cortina 2026. Al massimo ne usufruiranno quel totale di 59 atleti delle tre discipline praticabili nella nuova struttura.

DOVREBBE FARE DA MONITO A QUESTO proposito il fatto che la pista da bob di Cesana Pariol realizzata per le Olimpiadi invernali 2006 sia in rovina dopo anni di abbandono. Il 15 gennaio Kristin Kloster, Presidente della Commissione di Coordinamento del Cio per Milano-Cortina 2026, con una email di risposta a una lettera del Comitato Civico di Cortina, ha ribadito con grande chiarezza la posizione del Cio, dichiarando non essenziale per lo svolgimento dei giochi olimpici la costruzione di un nuovo impianto, e che era sufficiente, oltre che necessario visti i tempi ristretti, prendere in considerazione le piste già operative, puntualizzando l’importanza di rispettare i tempi fissati dal Dossier Milano-Cortina 2026.

Più chiaro di così non poteva essere, ma tali concetti hanno dovuto ess ere ribaditi anche due giorni fa, il 29 gennaio, in risposta ad un’altra lettera, quella firmata dai Presidenti nazionali delle Associazioni di protezioneambientale quali Cai, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness , Pro Natura, Touring Club e Wwf rivolta al Presidente del Cio, Thomas Bach, in cui gli ambientalisti sono ritornati sui motivi dell’opposizione al progetto e hanno dettagliato ulteriori elementi di preoccupazione.

PER QUANTO RIGUARDA I TEMPI, la scadenza per la consegna dei lavori e la pre-omologazione della pista viene posticipata dal 15 novembre 2024 ad aprile 2025 e viene fissata nell’autunno successivo l’omologazione e i test events necessari per testare la sicurezza della pista e apportarvi gli eventuali correttivi, che avverrebbero a ridosso dell’inizio dei Giochi – con tempi, quindi, quasi dimezzati rispetto a quelli fissati nel Dossier di candidatura (da 40 mesi a 21) – tali da rendere oggettivamente impossibile ottenere un’effettiva sicurezza per tutti: lavoratori, atleti, spettatori.

IN RELAZIONE ALLE MODIFICHE al progetto iniziale, le Associazioni fanno notare come il nuovo format elimini proprio quegli elementi che avrebbero mitigato, sia pure parzialmente, l’impatto sul paesaggio: copertura della pista, rivestimento e tetto verde dell’edificio dell’impianto di refrigerazione, semplificazione dei rivestimenti della pista, interramento di parte del tracciato; altro punto cruciale, più volte sottolineato anche dal Cio, è quello della legacy: in linea con le raccomandazioni dell’Agenda olimpica 2020, nessuna sede permanente dovrebbe essere costruita senza un piano chiaro e fattibile; sia il Cio che le Associazioni sottolineano la mancanza di un piano per il futuro e l’insostenibilità dei costi: l’impianto a regime, se verrà realizzato, supererà abbondantemente i 125 milioni di euro di cui solo un terzo è stato assicurato dalla Regione Veneto e il resto è assolutamente insostenibile per il Comune di Cortina che, come ha dichiarato il sindaco Gianluca Lorenzi, rischia il default e pertanto sarà obbligato ad abbandonare la gestione dell’impianto.

ANCHE LA CGIL HA ESPRESSO ufficialmente la sua preoccupazione con un comunicato della Camera del lavoro di Belluno e la Fillea Cgil di Belluno, in relazione ai tempi strettissimi che creano condizioni di lavoro poco sicure anche anche per la mancata bonifica da ordigni bellici: l’area del cantiere infatti risulterebbe a rischio di presenza di residui della prima guerra mondiale. La storia dell’impianto di Cortina è paradossale quanto lo slogan che è stato accostato alle prossime Olimpiandi Invernali: «Le più sostenibili di sempre»: il costo ha già superato i 3,4 miliardi di euro e un «decreto olimpiadi» fresco fresco ha appena affidato ad Anas 5 infrastrutture strategiche connesse ai giochi al fine di velocizzarne la realizzazione.

IL 6 FEBBRAIO 2024 SARANNO esattamente due anni dall’inaugurazione di Milano- Cortina 2026. E’ da tempo che a livello nazionale una serie di realtà si confrontano e promuovono eventi di informazione e protesta sul tema dell’impatto che il mega evento olimpico sta comportando sui territori dell’arco alpino interessato: dalla montagna, dove i cambiamenti climatici, che avvengono a velocità quasi doppia rispetto alla media globale, impongono un utilizzo diverso, alle città, dove il mega evento ha i suoi effetti sul mercato immobiliare e sull’accesso allo sport. Per la settimana del 5-11 febbraio il coordinamento Giochi Insostenibili ha lanciato un appello ai territori dell’Alta Italia per una mobilitazione diffusa, in particolare a Milano sabato 10 febbraio alle ore 15 si terrà un corteo che si svolgerà nelle zone interessate dall’affaire olimpico a cui già molte realtà hanno dato la loro adesione.