I capelli bianchi, gli occhi azzurri. Intensissimi. La semplicità. La gentilezza. Il portamento elegante. La prima volta che ho conosciuto Mario Lodi è una trentina di anni fa, qui alla mia scuola elementare di Calerno, provincia di Reggio Emilia. È stato lui a invitarmi a scrivere e raccogliere le storie dei miei alunni stranieri. È tornato a Reggio Emilia per incontrare gli studenti delle scuole elementari. Mi disse: «Ma che senso ha un incontro tra i bambini e uno scrittore che non conoscono». «Ma hanno letto i tuoi libri. Cipì l’hanno letto tutti». «Sì, però…», disse. E aggiunse: «Mi piacerebbe che ci conoscessimo meglio». E così propose che tutti gli alunni – alcune centinaia – che l’avrebbero incontrato, gli scrivessero prima una lettera. «Le leggerò tutte prima dell’incontro», disse. E così fu. Devono essere ancora da qualche parte in una delle tante fanzine Baobab della Biblioteca San Pellegrino Marco Gerra di Reggio Emilia. Altre volte sono stato io ad andare da lui a Drizzona, provincia di Cremona. Dal maestro, dallo scrittore e dal pedagogista.

Esponente di spicco del Movimento di Cooperazione educativa, rappresenta uno dei giganti di quella pedagogia popolare del Novecento per cui l’Italia si è distinta in tutto il mondo. Vedere Mario Lodi fare lezione con i bambini, per chi ha avuto la possibilità di osservarlo da vicino, era straordinario. Poche risposte, tante domande. Mai nessuna supponenza.

Una capacità eccezionale nell’ascolto di tutti: da chi era seduto nel primo banco a chi era seduto nell’ultimo. L’opera che ne testimonia in modo più puntuale e sorprendente la sua intensa e profonda attività didattica è rappresentata forse dall’opera in cinque volumi Il mondo, costruita insieme ai suoi alunni. Lodi ha ridato valore alla scuola e ha contribuito a ridisegnarne una metodologia che mette il bambino al centro dell’attenzione. Dopo l’esperienza di docente della scuola pubblica italiana iniziata negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, la sua attenzione alla pedagogia è proseguita fino alla fine del 2013 attraverso l’Associazione culturale «Casa delle Arti e del Gioco». Obiettivo: costruire un centro studi e ricerche sui problemi dell’età evolutiva, sui processi di sviluppo della conoscenza e della cultura del bambino, con relativa produzione di documentazione bibliografica, iconografica, audiovisiva, multimediale. Speriamo che tutto non scompaia insieme a lui perché è questo un momento in cui la riflessione sulla sua opera e su tutta la sua attività può essere fondamentale per rifondare quella scuola pubblica a cui Mario Lodi ha sempre creduto.