Servirebbe una tastiera greca per scrivere come si deve epifaino, «mi rendo manifesto», il verbo da cui facciamo derivare la nostra quotidiana epifania, rendendo chiare, tutti i giorni, le nostre idee, speranze, critiche, proposte. Ma, come vi sarete accorti dal prezzo di copertina, oggi è un giorno davvero epifanico perché, con questo secondo numero a 20 euro, potremmo ricevere la manifestazione del vostro sostegno, e guardare con maggiore fiducia all’ambito traguardo dell’acquisto della testata.

Poco più di un mese fa abbiamo iniziato la campagna di donazioni titolando «Venti di riscossa» e oggi con «Una signora testata» chiediamo di ripetere il gesto di affetto e di fiducia per un giornale che cerca di far sventolare una bandiera importante per l’Italia.

Se ne avessimo la possibilità (e speriamo di realizzarla), vorremmo essere ogni giorno in edicola con un giornale interamente a colori, con più pagine, più articoli e inchieste, con reportage come quello che proponiamo oggi sulla Grecia di Syriza, il nostro alleato e compagno di strada. Siamo andati a conoscerlo più da vicino, visitando le sedi del partito ellenico, i quartieri della protesta e della sofferenza, i quotidiani che si riferiscono all’area politica dando voce al desiderio di cambiamento nelle istituzioni europee e nel paese.

Syriza interpreta una cultura politica molto vicina a noi, al nostro modo di intendere la sinistra. Con una fondamentale differenza. Come anche Podemos in Spagna, Syriza ha costruito un’offerta politica di governo credibile, inclusiva, popolare. Ha messo in campo una sinistra coraggiosa perché guidare un paese come la Grecia, nelle condizioni più avverse di sempre, in un contesto internazionale che pratica la guerra con le banche e la finanza, è un rischio enorme.

Qui da noi abbiamo un Partito democratico che scivola lentamente verso il liberismo, che si adagia sulle scelte confindustriali, che contrasta i diritti del lavoratori, che governa con la destra e con essa decide di alterare la forma costituzionale della nostra repubblica. Questo stravolgimento della propria identità non è uniforme, non è lineare, non è scevro da forti contraddizioni interne. E Renzi stesso se ha chiaro il suo progetto di cambiamento, forse ancora non si rende conto del danno che sta arrecando al suo partito, facendogli perdere non consenso elettorale (che certo non manca), ma quello dei suoi iscritti, dei suoi militanti, delle donne e degli uomini che hanno contribuito a fare la storia del partito.

Assistiamo a un declino distruttivo di una esperienza politica radicata nella società nazionale (come dimostra il coinvolgimento piddino nella vicenda di «mafia-capitale»). Che meriterebbe di essere salvaguardata e difesa. Eppure a contrastare questa devastante china del Pd, non c’è una sinistra politica capace di rimettere insieme i pezzi e le persone, in grado di fare quel minimo che si dovrebbe: unire le forze, cambiare i gruppi dirigenti, ritornare a innervare la rappresentanza riaprendo i canali di comunicazione con le mille realtà sociali in movimento.

Se questo processo di costruzione di una proposta politica unitaria e con solide gambe e buone idee, se questo processo dal basso e dall’alto, dalla società e dai gruppi dirigenti, non si produrrà, la discesa verso forme neoautoritarie di governo (vedi la nuova legge elettorale e un monocameralismo di fatto con un partito «pigliatutto») e verso populismi venati di razzismo, metterà radici che poi sarà molto difficile sradicare. L’Italia ha già dimostrato di produrre i peggiori regimi e regimetti d’Europa.

Nell’anno che verrà ci attendono avvenimenti importanti. Primo fra tutti l’elezione di un nuovo presidente della Repubblica, appuntamento cruciale perché attorno alla figura del massimo garante dell’assetto costituzionale si giocano i futuri equilibri politici. Ci sarà tempo per tracciare il bilancio di questi nove anni con Napolitano, vissuti sotto il segno di un progressivo declino economico, sociale, culturale, politico e segnati da una riforma di fatto della Costituzione attraverso l’anomalia dei «governi del presidente».

Per il momento, in questo numero speciale, vi proponiamo un gioco semiserio sulle «quirinarie», con le preferenze dei nostri più stretti collaboratori.

Ci attende un anno intenso, saremo presenti a tutti gli appuntamenti. E grazie a voi, compagne e compagni (anche queste parole sono state cancellate dal Pd), amiche e amici, lettrici e lettori, vogliamo esserci diventando, per un’unica volta nella vita, «padroni». E non per una semplice testimonianza (comunque importante), ma per dimostrare ogni giorno dell’anno che «c’è vita a sinistra».