Ruspe al lavoro sulla piana di Castelluccio. La costruzione del centro commerciale a forma di deltaplano nel bel mezzo della celebre area della fioritura è cominciata da qualche giorno: un colpo al cuore dei Monti Azzurri devastati dal terremoto, per una struttura che era stata annunciata l’estate scorsa come una grande possibilità di rinascita, con un impatto sull’ambiente e sul paesaggio praticamente pari a zero. La realtà è ben diversa: la prima colata di cemento ha appiattito 6.500 metri quadrati di terreno, sul quale poi sorgeranno tre edifici che ospiteranno negozi, uffici e ristoranti. E pensare che, secondo il progetto approvato anche dall’Ente Parco, ogni cosa sarebbe stata fatta «in acciaio e legno, avvitati, senza cemento o collanti. Tutto secondo le norme dettate dal commissario per la ricostruzione».

Non è andata così, come denuncia anche lo scrittore perugino Michele Sanvico: «Il deltaplano è qui, con tutto il suo pesantissimo cemento che distrugge e violenta il fianco della collina di Castelluccio». E in effetti il costone di roccia da cui si sale verso il paese è stato sbancato, e nella zona della vecchia cava è stata piazzato un lastrone di cemento. «Tra poco – conclude ironico Sanvico – sul Pian Grande, visibili da ogni lato del mare d’erba, si mostreranno le mirabili costruzioni progettate dalla grande archistar ambientalista Francesco Cellini». E sull’architetto si consuma un piccolo mistero: sbandierato come grande progettista dell’avveniristico deltaplano, il nome di Cellini non appare sui cartelli piazzati fuori dal cantiere.

 

L’opera è stata finanziata per lo più dalla Regione Umbria (governata da Catiuscia Marini del Pd), con un contributo variabile tra il cinque e il dieci percento del totale da parte della Nestlé, che negli ultimi mesi ha investito molto in spot sul paesaggio di Castelluccio, mentre a pochi chilometri di distanza licenziava 340 lavoratori della Perugina.

Dopo mesi di sostanziale silenzio, con l’inizio dei lavori si è anche riaccesa la polemica, con gli ambientalisti fortemente contrari e il fronte istituzionale compatto in difesa, tanto che il sindaco di Norcia Nicola Alemanno ha anche annunciato azioni legali contro chi diffonde «fake news» su Castelluccio: «Non sono più tollerabili certe affermazioni intellettualmente disoneste», ha detto alle agenzie a commento delle polemiche degli ultimi giorni.

E, se ormai il metodo di bollare come bufala qualsiasi forma di dissenso è una specie di prassi utile per scavalcare le obiezioni senza discuterne, sui social network sono spuntate diverse pagine che, a nome degli abitanti di Castelluccio, si dedicano alla difesa a oltranza del deltaplano.

Il borgo di pietra, però, di residenti ne conta 120 secondo il censimento del 2011, con appena otto persone che lì vivono stabilmente, estate e inverno, e dunque, forse, sarebbe più corretto parlare a nome dei commercianti che lavorano a Castelluccio invece che dei suoi abitanti.

E se la ricostruzione delle case non è mai cominciata (appena 18 cantieri aperti su 100mila richieste di intervento in tutto il cratere), per quello che riguarda il centro commerciale in meno di un anno si è passati dalla presentazione del progetto all’inizio dei lavori, in un mirabile esempio di efficienza burocratica, autentica rarità in un dopo-sisma caratterizzato soprattutto dall’estrema lentezza della macchina amministrativa: le casette di legno ci hanno messo quasi due anni per arrivare tutte, il centro commerciale, in compenso, verrà realizzato a tempo di record. L’apertura è prevista prima dell’estate, malgrado le protesta, tra gli altri, di Cai, Mountain Wilderness e Wwf, il cui presidente della sezione perugina, Sauro Presenzini, ha parlato chiaro e tondo di «ecomostro», calato dall’alto e mai discusso con la popolazione.

I difensori del progetto insistono molto sul carattere temporaneo della struttura: come scritto nella determina dirigenziale stilata l’estate scorsa dagli uffici della Regione Umbria, infatti, il centro commerciale sarà «amovibile», ovvero verrà rimosso una volta ultimata la ricostruzione di Castelluccio. I calcoli più ottimisti parlano di almeno una ventina d’anni di attesa, e comunque in nessuna delibera sono stati stanziati fondi per la demolizione del deltaplano. Al di là delle dichiarazioni più o meno rassicuratorie, le amministrazioni parlano per atti, e la mancanza di soldi per buttare giù il tutto è la prova che nessuno pensa davvero che il centro commerciale di Castelluccio sarà una struttura destinata ad andare via. «Avete mai visto un deltaplano con le ruote?», ironizza qualcuno. E poi, tra il cinico e il preoccupato: «Andrà a finire che demoliranno il paese e resterà il centro commerciale». Dove comunque si potranno comprare le famose lenticchie.