In questo primo anno da Presidente, ho voluto favorire la massima trasparenza. Con l’Ufficio di Presidenza abbiamo deciso di togliere il segreto sull’audizione che nel 1997 il collaboratore di giustizia Carmine Schiavone rese alla Commissione bicamerale sui rifiuti a proposito della cosiddetta Terra dei fuochi. Una volta che la magistratura ha assicurato che non c’erano più esigenze di segreto istruttorio da tutelare, nell’ottobre scorso l’atto è stato reso accessibile a tutti sul sito internet della Camera, e la sua conoscenza ha dato nuovo impulso alla mobilitazione degli abitanti della zona, al lavoro dell’informazione, all’attenzione e all’azione degli enti locali.

Un secondo importante passaggio c’è stato in questi giorni, e riguarda il cosiddetto “armadio della vergogna”, cioè la documentazione sui crimini operati dal regime nazifascista in Italia rinvenuta negli uffici del Tribunale militare di Roma; documentazione sulla quale aveva lavorato la Commissione d’inchiesta attivata nella quattordicesima legislatura. Per incredibile che possa sembrare, siamo ancora alle prese con segreti apposti su fatti avvenuti 70 anni fa. Si tratta di atti che erano giunti già secretati alla Commissione parlamentare, dunque non può essere la Presidenza della Camera a rimuovere il segreto. Qualche giorno fa ho perciò firmato le cosiddette “lettere di interpello” al Presidente del Consiglio della magistratura militare, alla ministra della Difesa, alla ministra degli Esteri, al Presidente del Tribunale di Roma e al Presidente del Consiglio (per quanto riguarda gli atti trasmessi dai servizi segreti), affinché tutte queste autorità valutino se gli atti possano finalmente essere messi a disposizione dell’opinione pubblica. Come non si stanca di chiedere da anni l’Anpi.

Un altro capitolo rilevante è quello delle cosiddette navi dei veleni. A seguito delle richieste arrivate da Greenpeace e dai Verdi, è stata fatta una verifica degli atti acquisiti dalla Commissione Alpi e dalle Commissioni sul ciclo dei rifiuti. Su pochi di questi (per lo più audizioni di magistrati) c’è quello che viene chiamato “segreto funzionale”, cioè il segreto apposto dalle Commissioni stesse, che la Camera stessa può scegliere di rimuovere: l’Ufficio di Presidenza ha perciò deciso di chiedere ai soggetti auditi se permangano esigenze legate al segreto istruttorio, altrimenti si procederà alla declassificazione, cioè a togliere il segreto. Per quanto riguarda invece gli atti che erano arrivati già secretati da altre autorità, ho scritto la scorsa settimana – su mandato dell’Ufficio di Presidenza – a tutte le autorità competenti chiedendo loro di verificare se permangano esigenze di segretezza. Le lettere sono indirizzate al Presidente del Consiglio (per quanto riguarda le carte dei servizi segreti), al Procuratore nazionale antimafia (per gli atti delle diverse procure antimafia interessate) e ad altri soggetti. Attendiamo le risposte. Sottolineo intanto che, per la quantità e la rilevanza dei documenti presi in esame, si tratta di un’operazione che non ha precedenti.

Poi c’è la petizione promossa pochi giorni fa da Articolo 21 sulla piattaforma Change.org – che ha già avuto decine di migliaia di firme – con cui si chiede alla Presidenza della Camera di desecretare tutti i documenti attinenti all’uccisione di Ilaria e Miran trasmessi dai servizi di sicurezza. E’ bene ricordare che gli atti trasmessi dai servizi sono arrivati alle Commissioni parlamentari già sottoposti al vincolo di segretezza. Non posso essere io, dunque, né l’Uffiicio di Presidenza della Camera, a decidere autonomamente di togliere il segreto. Quello che posso fare e che certamente farò è chiedere al governo, e per il suo tramite ai servizi di sicurezza, se ancora permangono esigenze di segretezza su questi atti. Sottolineo inoltre che, appena un anno fa, alla fine della scorsa legislatura, un analogo tentativo non aveva avuto esito. Ma questa non è una ragione sufficiente per restar fermi. La nuova legislatura è nata anche sull’onda di una fortissima domanda di trasparenza, alla quale mi ritengo personalmente impegnata. Lo dobbiamo a Ilaria e Miran, ma anche a tutti noi, stanchi di dover convivere con i troppi, immotivati misteri italiani.