La commemorazione delle vittime degli attentati di Parigi è stato il grimaldello utilizzato dalla maggioranza di centrosinistra, guidata dal Pd, per approvare a tutti i costi la legge campana sul servizio idrico integrato.

Palazzo Santa Lucia è scosso dall’inchiesta che coinvolge lo stesso governatore Vincenzo De Luca, accusato con altri sei di corruzione per indizione, ma la questione viene liquidata con la formula “comunicazioni del presidente”. Al primo punto c’è la la legge che il predecessore di centrodestra non era riuscito ad approvare.

La seduta era convocata per lunedì alle 11, il gruppo 5Stelle ha occupato in anticipo gli scranni della presidenza, rifiutano di rientrare nei banchi senza discutere dell’inchiesta che ha coinvolto il governatore e il suo capo segreteria (poi dimessosi). Vogliono anche bloccare l’approvazione della legge sul servizio idrico: all’esordio della consiliatura sul tavolo c’erano la proposta grillina, quella del Pd e una stilata direttamente dalla presidenza sotto l’occhio vigile del vicepresidente Fulvio Bonavitacola.

I dem hanno rapidamente ritirato la loro, in commissione nessun emendamento delle opposizioni è passato, così in aula è arrivato il testo voluto da De Luca. In meno di 20 minuti c’è stata la lettura articolo per articolo e l’approvazione. Un anticipo del futuro disegnato dal governatore, che ha già pronta una nuova legge per contingentare i tempi delle discussioni in aula e mettere la fiducia su tutti i provvedimenti.

I 5Stelle hanno provato a bloccare i lavori con l’occupazione dei posti di presidenza, ma la presidenza si è accomodata più in basso, al posto del governo, e De Luca è andato via, lasciando la gestione della pratica alla presidente dell’aula Rosetta D’Amelio e al capogruppo Pd, Mario Casillo.

La seduta viene interrotta: nella capigruppo la maggioranza impone la linea che il consiglio va fatto a tutti i costi per commemorare le vittime di Parigi, i 5Stelle chiedono al centrodestra di firmare la richiesta di sfiducia a De Luca ma da Forza Italia in giù non ci pensano proprio ad accettare.

Al generale Carmine De Pascale (eletto nella lista De Luca presidente) il compito di officiare l’omaggio ai francesi. I comitati per l’acqua pubblica, presenti nella sezione dedicata al pubblico, urlano «pagliacci», i grillini leggono a oltranza le loro comunicazioni all’aula, D’Amelio minaccia di chiamare le forze dell’ordine per farli sgomberare. Secondo, breve, stop e la seduta riprende: il centrodestra abbandona i lavori, lasciando così campo libero a Pd e soci, del resto la norma va bene anche a loro.

In Aula ci sono solo i grillini che occupano e il centrosinistra. Un gruppo di zelanti consiglieri innalza la bandiera della Francia per oscurare la protesta, il generale dà libero sfogo alla retorica: «Cordoglio unanime, sentito riverente e commosso» e via di questo passo per un paio di minuti poi, finalmente per il Pd, si passa alla votazione a ritmi forsennati. Il tempo di esclamare «il consiglio approva» e De Luca lascia il palazzo.

I 5Stelle provano ad afferrare i microfoni, la presidente D’Amelio viene spinta: verrà portata fuori dall’aula e affidata agli infermieri del 118. «De Luca instaura il regime in regione Campania e i consiglieri regionali del Pd con a capo il presidente del consiglio D’Amelio fucilano la democrazia» commenta il deputato 5S Luigi Gallo.

De Luca prima fa la vittima («Una giornata intera perduta a causa delle sceneggiate dei 5Stelle e senza poter rendere le mie dichiarazioni. Non succederà più») e poi aggiunge soddisfatto: «C’è chi fa chiacchiere e chi decide».

Ma cosa c’è nella legge?

L’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico nel rapporto nazionale del 2015 ha indicato la gestione distrettuale come modello a cui tendere, un modello che piace al governo e piace anche alla destra.

La legge campana si muove in questo verso: spariscono i cinque Ambiti territoriali ottimali a favore di uno solo, regionale, suddiviso in cinque ambiti distrettuali. La gestione è spostata nell’Ente idrico campano, che diventa il soggetto di governo dell’Ato regionale.

I 550 comuni campani cedono il passo al Comitato esecutivo (organo dell’Eic) in cui siedono in 20, sono loro che scelgono il presidente, il direttore generale e affidano la gestione in ogni ambito distrettuale. Una volta accentrate le decisioni, le gestioni pubbliche vicine a una dimensione territoriale potranno essere facilmente scalzate via.

Infine l’articolo 21, prolungando i commissariamenti degli Ato per il periodo transitorio, apre la porta alla possibilità di un nuovo provvedimento (dopo quello già bocciato dal Tar) che consenta alla Gori spa (controllata dall’Acea) di spalmare sulle bollette degli utenti 122 milioni di debito.

Padre Alex Zanotelli, presente in aula, commenta: «La legge creerà un’agenzia unica che gestirà la governance e le fonti stesse dell’acqua. È una vergogna che il Pd abbia approvato questa legge, un tradimento del referendum, i loro figli e nipoti li malediranno. Questa norma è la stessa di Caldoro, quella che eravamo riusciti a bloccare. Non ho le prove ma deve esserci stata una trattativa, il governo Renzi vuole dare la gestione dell’acqua in mano a quattro multiutility: Piemonte e Liguria a Iren; la Lombardia ad A2A; Hera in centro Italia e Acea al sud».

Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, commenta: «E’ un obbrobrio politico, ricorreremo».

Il 28 novembre manifestazione a Napoli dei comitati per chiedere il ritiro della legge.