Camillo Guevara, 51 anni, è il figlio più piccolo di Ernesto Guevara, nato dall’unione con la seconda moglie Aleida March. Camillo è molto attivo in politica sin dalla fine dei suoi studi univeristari, ha ricoperto ruoli governativi importanti, è direttore Havanaa Os Che Guevara Studies Center, il dipartimento di studi Che Guevara.  E’ stato ministro della pesca. Tra i suoi interessi c’è anche la fotografia. L’ho incontrato in occasione della presentazione  del documentario Che, Un Hombre Nuevo. Una prospettiva  intima e personale della vita del Che, molto più intensa di quello che il cinema ha prodotto in passato. Un’esperienza filmica a stretto contatto col mito del regista argentino Trsistan Bauer, che per ricostruire la memoria storica del mito, ha utilizzando materiali di archivio inediti del l’Istituto del Cinema Cubano (ICAIC),  filmati di famiglia 8mm, materiale fotografico e voce registrata del Che, tra cui le registrazioni della voce del Che che legge poesie di Vallejo e Neruda alla moglie, i discorsi del Che in francese.  Il regista argentino ha avuto accesso per la prima volta agli archivi segreti del’esercito boliviano. Per dodici anni ha lavorato in strettissimo contatto con il Centro Studi Ernesto Che Guevara dell’Havanaa  (Havanaa Os Che Guevara Studies Center). Il documentario è una co-produzione del ICAIC ,  Che Guevara HOCGSC, l’università di San Martin, l’ INCAA  (Argentina) e TVE e Golem Distribution.

Dopo aver visto tanti documentari e il film sul Che, vedere Che, Un Hombre Nuevo,  è stato un viaggio autentico. La conversazione con Camillo Guevara dal documentario si è aperta, alla politica cubana, la lotta resistenza, alle nuove prospettive polche.

Come è partito il progetto del documentario e la collaborazione con Tristan?

Lavoro al centro studi Che Guevara, volevamo da tempo realizzare un documentraio sul Che, ma non riuscivamo a trovare qualcuno che potesse sobarcarsi dell’impegno di realizzare con qualita’ un lavoro di questo tipo. Finalmente siamo riusciti a trovare Tristan, oltre ad essere un bravo regista e’ un caro amico, i suoi film sono conosciuti a Cuba. Tristan e’ un’ autore dalla sensibilita’ speciale e per questo ragione abbiamo deciso di fare  questo lavoro insieme a lui. Quello che abbiamo realizato e’ il frutto di anni di ricerca, tanto da parte del centro studi, quanto da parte  dell’equipe del documentario. Tristan e Carolina, la sua compagna, che ha lavorato come sceneggiatrice, hanno realizato un lavoro rigoroso, durato molti anni, svolto su molti punti di vista, accademico, storico. A mio avviso, il risultato è un documentario eccellente. Per me e’ il pu’ bello, il piu’ preciso, che si sia mai realizzato e  rispetta il pensiero politico del Che.

Negli anni sono stati realizzate molti lavori a Cuba, sulla memoria di mio padre, si e’ parlato molto della figura del Che, ma a mio avviso sono stati sempre lavori frazionati, parziali, non un lavoro completo, organico. In passato abbiamo realizato documentari, occupandoci  di un aspetto, di  una parte o di un episodio della vita del Che.  Che, Un Hombre Nuevo, riguarda tutta la sua vita.

Non si concentra sul primo viaggio o il secondo, non e’ la Bolivia, non è il Congo, è tutto. Un lavoro di questa magnitudo si e’ potuto realizzare grazie alla capacità di sintesi e alla sensibilita’ di Tristan. Tutto questo e’ stato racchiuso in due ore, grazie alla sua capaicita artistica di Trsistan, alla fine il risultato finale e’ di alta qualità.

E’ molto diverso dai documentari e film di finzione sul Che realizzati in passato, specie perchè il regista scompare di fronte alla ricostruzione della memoria.

Era l’obiettivo che c’eravamo dati. il documentario doveva rappresentare  la voce del Che. Era importante che non ci fossero intermediari e interpreti, se non proprio lo stesso Che a racconatare la sua vita, con la sua voce. Questo e’ un percorso tanto difficile da rendere soprattutto quando la persona non c’e’ piu’, il risultato è sorprendente. Ci sono aspetti comunque che non sono stati trattati in questo documentario. Come Centro Studi Che Guevara vogliamo realizzare una serie di puntate con l’obiettivo di parlare di tutto quello che non si e’ ancora detto. Nonostante il Che non abbia vissuto una vita lunghissima, solo 39 anni, e’ stata un’ esistenza intensa.  Sarebbe interessante riuscire a comprendere  come un individuo, puo’ crescere come persona, culturalmente, come intelluale e come rivoluzionario, nel suo tempo.

Nel documentario emerge la riflessione politica del Che , quasi come  pensiero costante rivolto a migliorare le condizioni sociali del popolo,  c’è anche la critica alle dinamiche politiche del suo tempo,  un’ossessione per lui.

La sua critica a Stalin? Il Che, in realta’ non critica una persona, vuole far sentire la propria voce, cioe’ il socialismo visto da noi cubani. Come credo si e’ visto nella storia, e’ un’ esperienza molto particolare di ciascun popolo, si avvia un progetto politico di questo tipo, con predisposizione naturale del tuo popolo. Ma bisosogna affronatre un progetto di questa natura anche seguendo un ’esperienza personale, con la tua vita, con la tua idiosincrasia, d’ individuo che vive  con la tua cultura, e cercare di creare qualcosa che sia alternativo, e questo in ultima istanza arricchisce. Questo e’ quello che il Che tentava di fare, scoprire da una posizione, persino scientifica,  i passi che si sarebbero dovuti fare per realizzare un’esperienza positiva di sucesso come quella che cercavamo di realizzare. Positiva di sucesso, vuol dire anche creare una societa’ diversa,  a 90 miglia dagli Stati Uniti. Essendo stati una colonia prima della Spagna e poi colonia, o semi colonia, o neo colonia degli Stati Uniti,  e anche con tutto il male e il bene. In quel momento  ci sono una serie di risultati che si ottengono, nel tentativo fatto di sviluppo, indiscutibile e inequivocabile, che serve d’esperienza per una nuova azione, un nuovo passo, un cammino lunghissimo, nuovo. Fino al giorno presente, siamo qui a questo punto.

Non si puo’ vedere il  futuro come un dogma, bisogna crearlo il futuro. Il futuro va fatto. Bisogna percorrerlo, questo percorso è fatto e crea nuove trasformazioni e tutto questo può essere  utile anche agli atri, può servire da esempio, pero’ non va visto come uno schema statico da seguire, non come un dogma.

Soprattutto lui, cercava di fare un esercizio critico della nostra esperienza, se qualcosa va bene, va  ripetuto, per questa e quest’altra ragione, e se non veniva realizzato era per questa e quest’altra ragione.

Al di là del fatto che ci sia un uomo che viene criticato, in realta’ c’e’ un progetto scientifico che si sta seguendo. Per tutti i progetti scientifici e’ necessario partire da qualche cosa, ogni esperienza scientifica, ogni tipo di ricerca, deve essere ben progettata, passo dopo passo, continuando in una direzione precisa. Questo era quello che il Che proponeva realmente. Guardando il documentario molte volte, si possono cogliere una serie di elementi che permettono di comprendere che  effettivamente si trattava di una critica costruttiva. Si è parlato anche tanto del progetto del Che di scrivere un libro e dell’agendina rossa andata perduta, in realta’ il Che non ha mai realizzato un libro. C’e’ stato solo uno schema di come si sarebbe dovuto realizzare un libro, ed era stato studiato principalmente con i suoi collaboratori. C’era un gruppo di lavoro nel ministero dell’industria, e questo gruppo di lavoro, studiava insieme al Che tutti i classci del marxismo, testi di economia in generale, attingevano da varie fonti  una serie di elementi che potevano essere positivi, che potevano essere utili, per il progetto che loro stavano immaginando. L’intenzione era quella di lasciare un’esperienza propria plasmata in un libro. Ma questo non accadde per molti motivi. Purtroppo e’ stata fatta la rivoluzione, ma  l’ esperienza non si e’ scritta. La rivoluzione non e’ stata documentata. Forse e’ stato per il vortice di eventi di quei giorni, lo stress di quel periodo.

E’ molto difficile vivere a 90 miglia dagli Stati Uniti , con i blocchi, la guerra , le aggressioni e allo stesso tempo sedersi  a tavilino per fare un lavoro di erudizione, scientifico accademico complesso.

Questo era parte del problema della rivoluzione che era in corso, anche se non stavano solo ad abracciare i fucili, come molti s’immagino, e raccontano.

Dopo cinquant’anni di embargo con gli Stati Uniti, cosa è cambiato, dicono che avete  prigioni piene di ribelli?

Hai delle fonti che non conoscono.  Il blocco nord americano e  l’embargo, non e’ del popolo north americano, e’ dell’aministrazione north americana. L’aministrazione north americana rappresenta gli interessi di un impero. Cuba e’ l’antitesi di questo impero, un esempio di resistenza, un simbolo di lotta, e’ molto difficile che questo impero tolga questo embargo a mio giudizion, pero’ tutto e’ possibile, chi lo sa.  Se l’embargo venisse tolto cosa cambierebbe nel governo? Cosa cambierebbe? Forse le relazioni commerciali, è logico che cambiano in questo senso. Potranno arrivare le medicine a Cuba dagli Stati Uniti. Si potranno finalmente esportare gli alimenti in modo normale verso Cuba, ci potrebbero essere relazioni commerciali con le imprese nord americane, come fanno con qualsiasi altro paese. Vedremo anche un cambiamento nelle relazioni diplomatiche. Si potranno approfondire le relazioni tra i popoli, ci sono  tante cose che si potrebbero fare. Sarebbe un passo  serio, e un paso solido verso la pace. Un mondo senza aggressione, senza guerra, senza embargo, e’ un mondo migliore. In tutti i casi, sarebbe la cosa piu’ importante in questo senso. L’embargo cerca di bloccare lo sviluppo di Cuba, anche se no e’ stato facile sviluppare Cuba, non e’ stato neanche impossibile. Ora abbiamo relazioni con l’America Latina, con l’Europa con la Cina, con l’Asia, con il mondo in senso generale, per cui l’embargo non ha molto senso.

Puoi commentare le notizie di persone che vengono rilascite di persone incriminate per problemi politici?

Gli Stati Uniti hanno sempre tentato all’interno di Cuba di creare una quinta colonna, per proteggere i loro interessi. Gli USA da sempre finanziano, organizzano e stimolano la crescitia di un’ opposizione dentro Cuba.  La rivoluzione cubana tenta di realizzare un progetto, un azione, che per forza deve eessere alternativo a quello degli Stati  Uniti. Come li conosciamo oggi gli USA è un impero capitalista. A Cuba e’ esistita la borghesia, sono esistiti i borghesi , non una borghesia nazionale, una borghesia  con degli interessi che erano sempre mescolati a quellle dell’impero northamericano. Se vuoi costrire una nazione devi andare abbandonare questa idea. Con questo annessionismi spirituale, anche l’annessionismo economico e quelli di altro tipo, e questo e’ quello che cerchiamo di fare a Cuba. Chi rappresenta gli interessi degli Stati Uniti, chi e’ stato finanziato dagli Stati Uniti,  chi e’ stato organizzato dagli Stati Uniti, sta commettendo un delitto grave contro gli interessi della nostra nazione. Che siano nati a Cuba o negli Stati Uniti, queste persone  verrano portate in tribunale e verranno incriminate per questo tipo d’azione, non per le loro idee, ma per le loro azini contro la Nazione Cubana.

Incriminati non per loro idee. Tu puoi pensare come vuoi, pero una cosa è il pensiero, un’atra cosa è l’azione, loro attuavano un pensiero.

Ci sono stati casi dl’intrusione di investitori stranieri a Cuba, che cercavano di eseguire i mandati dell’impero nord americano.  Le persone incriminate di cui staimo parlando, hanno tentato di inestare le norme dell’impero Nord Americano, trasferire i dettami dell’Impero Americano nel nostro paese.

A Cuba c’e’ una rivoluzione che cerca di sopravvivere da cinquant’anni, di resistere, di crescere. Per Cuba questo e’ un male da combattere. Non siamo noi gli agressori. Noi non abbiamo mai aggredito nessuno. Siamo vittime di agressioni. Se ti aggrediscono ti devi difendere. Ci sappiamo difendere, e per questo  siamo ancora qui.

Anche se non esiste più l’Unione Sovietica, noi continuiamo ad esistere, perché c’è un popolo che sostiene questa rivoluzione, altrimenti sarebbe impossibile.  Quello che stiamo facendo è difendere gli interessi della nostra nazione e del nostro popolo.

Nella misura in cui la lotta, la correlazione di forza, s’inclina verso una posizione migliore , verso una posizione meno agressiva, tu puoi anche fare dei gesti, puoi fare delle azioni diverse.Gli imperialisti dicono “guarda Cuba che non reagisce di fronte alle nostre azioni positive”, in realta’ e’ certo che Obama per esempio nella sua presidenza e’ tornato al momento precedente a Bush, pero’ continuiamo ad essere embagati, e continuiamo ad avere la base di Guantanamo a Cuba. Continuiamo con una serie di possibili aggressioni contro Cuba, e questo ci obblica a difenderci, e’ tanto semplice quando appare evidente. Puo’ essere che la notizia di persone finite in carcere per ragioni politiche a Cuba sia reale, di fatto c’e’ stato un passato di questa natura. Cuba e’ sempre stata così , quando Cuba e’ stata agreddita , gli invasori sono stati messi in carcere, sono stati presi prigionieri, l’abbiamo sempre fatto, abbiamo tenuto un atteggiamento crudele contro gli invasori.

Qual è il paese politicamente più vicino a Cuba e alla politica del Che? Parli di un governo che mantenga una posizione simile?

Abbiamo delle relazione preferenziali con l’America Latina, è il nostro spazio naturale in primo luogo, e poi storicamente siamo interessati a rendere l’America Latina un’America unita, integrata. Ci sono molti paesi in America Latina con cui abbiamo delle relazioni eccellenti, che vogliamo mantenere e che continuaimo ad approfondire. Dal punto di vista politica dipolomatico, commerciale, economico, sociale. In questo momento facciamo parte di un’organizzazione che si chiama e l’Alba, che e’ un gruppo di paesi latino americani, che si sono uniti, per perseguire il progetto di un unione latino americana e svilupparlo, per passare dalle parole ai fatti. Inoltre, abbiamo buone relazioni con l’Argentina, con il Brasile, abbiamo buone relazioni  con tutti i paesi del latino americana. In Peru c’e’ un governo che ha una determinata posizione ed e’ difficile trovare un’intesa con loro, pero’ abbiamo la piu’ grande simpatia per il popolo peruviano. Credo che passerà molto tempo prima di riuscire a vedere un Peru’ diverso, con una posizione sociale diversa, e un atteggiamento verso i propri interessi diverso, ma credo che in futuro anche il Perù entrerà  a far parte dell’ALBA, o come si vora’ chiamare il progetto di unificazione latino americana in futuro.

Abbiamo anche buone relazioni con la Cina, con la Russia, con molti paesi europei, soprattutto commerciale. Magari dal punto di vista politico abbiamo delle differenze ma dal punto di vista commerciale ci sono degli accordi. L’Europa non ha una posizione politica propria, condivide la posizione degli Stati Uniti, non hanno una identità comune, questo e’ un loro problema. Noi non pretendiamo e non vogliamo creare delle relazioni sulla base di pretese. Noi non vogliamo creare delle relazioni mettendo delle condizioni, crediamo che non sia saggio, che non sia naturale, se vogliono avere delle relazioni con noi molto bene, noi le avremo con loro, non abbiamo  nessun problema in questo.

Mi parli un po’ del Centro Studi  Che Guevara, è solo a Cuba  giusto?

In realtà è un’idea che si potrebbe realizzare in qualsiasi momento. Oggi come oggi non esiste un centro studi Che Guevara all’estero, però esistono dellle cattedre nelle università, oppure ci sono all’interno di movimenti sociali, ci sono degli enti nel mondo che s’interessano del pensiero del Che. Noi siamo aperti a collaborazioni con altre università, quello che possiamo fare per aiutare lo facciamo.

Qual è la parte del film  che ti è piaciuta di più?

Quando si sente la voce di mio padre che legge le poesie di Vallejo e Neruda a mia madre. Lì mi commuovo sempre.

Cosa ti ricordi di tuo padre?

Quando lui e’ morto ero molto piccolo, avevo cinque anni, però lui è partito da Cuba per andare in Congo  quando avevo tre anni. Praticamente non ho un ricordo vivo, non ho un esperienza  con lui, è tutto molto confuso, le mie memorie con mio padre non so se sono realta’ o se sono sogno, quando ci viene a mancare qualcuno cerchiamo di rifarlo vivere con la nostra immaginazione…Mio padre è morto molto giovane. Quando conduci una vita cosi’, dedicata a una lotta, a una causa, a un ideale, e hai il modo di pensare che aveva lui, ci sono molti ostacoli che insorgono nel percorso, alcuni sono insormontabili, e a volte le persone muoiono per questa ragione, fa parte di questa vita e della loro lotta.. Un esempio unico di un uomo che ha vissuto con passione e forza, un ideale. Per me è solo mio padre.. Camillo si commuove alle lacrime nel ricordo del Che, un padre .