Le delibere di iniziativa popolare, previste dallo statuto di Roma Capitale, permettono ai cittadini che hanno raccolto almeno 5 mila firme di chiedere al consiglio comunale di votare una proposta sulla quale esprimersi entro sei mesi. Anche a questo strumento di partecipazione stanno pensando una serie di associazioni e movimenti –dal Comitato per l’uso pubblico delle caserme a Action a Rifondazione comunista, dall’associazione A sud a Casale Pacha Mama, da Cinecittà bene comune al Cinema America e il teatro Valle Occupato, da Scup, a Repubblica Romana – che si incontrano nell’assemblea «Patrimonio comune» oggi al Teatro Valle a Roma alle ore 10,30.

Questo strumento viene già praticato a Roma. Il 23 dicembre il coordinamento popolare contro la speculazione sul Centro Carni ha consegnato al Comune oltre 8 mila firme per la revoca di una delibera del 2010 con la quale si trasferiva all’Ama l’area di 230 mila metri quadri costruiti tra Collatina, piazzale Pascali e viale Togliatti. Su questo spazio la giunta Alemanno ha approvato nel 2009 un piano di cementificazione che prevede 2 mila appartamenti e palazzi di 15 piani. Nelle intenzioni del comitato promotore la delibera popolare, ispirata al concetto di «bene comune», dovrebbe invece ospitare servizi sociali, sanitari e culturali. Lo stesso strumento potrebbe essere adottato per ex aree militari, vecchi cinema e teatri, scuole chiuse, ex depositi, terre incolte, fondi rustici e casali, insomma tutti quegli spazi che sono rientrati nel passaggio degli immobili dallo stato agli enti locali previsto dal federalismo demaniale. Questa concezione del patrimonio pubblico potrebbe essere una risposta concreta anche all’emergenza abitativa. rompendo i rapporti strutturali tra le amministrazioni, i grandi costruttori e gli interessi finanziari. L’iniziativa vuole inoltre garantire che i beni demaniali e tutti gli edifici che hanno esaurito la loro funzione istituzionale tornino nella piena disponibilità dei cittadini a cui spetta la decisione sul loro riuso. Al momento l’Agenzia del Demanio ha istruito quasi il 70% delle 9367 domande pervenute entro la scadenza della manifestazione d’interesse. Dai dati disponibili risulta che i Comuni abbiano però dimostrato interesse solo per 257 beni, lasciandone 696 in attesa di trovarne un altro. Non è escluso che si possa usare lo strumento della delibera popolare anche nel caso dell’assegnazione di 700 beni provenienti dal ministero della Difesa, non solo caserme, che verranno «valorizzate con onore» sulla base del recente «Decreto del fare».

I primi risultati della mobilitazione sono giunti qualche giorno fa dal Consiglio del quarto Municipio. Il centrosinistra e il Movimento 5 stelle hanno votato a favore di un ordine del giorno sulle caserme della Tiburtina, Ruffo e Gandin per attivare un tavolo di confronto con il comune di Roma, ministero della Difesa e Agenzia del Demanio. L’obiettivo è acquisire l’area, intraprendere un percorso partecipato e individuare le migliori soluzioni sul riuso delle strutture demaniali. Nel territorio tra Tiburtina e Pietralata, privo di spazi pubblici per cultura, studio e attività di sostegno sociale, la giunta si è impegnata a privilegiare soluzioni che stimolino lo sviluppo socio-economico e la promozione di spazi di lavoro condivisi (botteghe artigiane e coworking), in collaborazione con le università romane per l’elaborazione progettuale.