Michele Rak, nell’Introduzione al volume scritto da Marco Accordi Rickards e Francesca Vannucchi e da lui curato Il videogioco, Mercato, giochi e giocatori (Mondadori Università, 2013), parla di “pornografia bellica” e, riflettendo sul termine, il videogioco che viene in mente per primo è esattamente Battlefield 4. Il più recente episodio del “brand” di sparatutto bellici in prima persona, sviluppato da DICE per Electronic Arts e proposto per tutte le piattaforme possibili di nuova e vecchia generazione, combina le tradizionali modalità single e multiplayer mettendoci di fronte ai nemici (stavolta si tratta di cinesi) e permettendo un’esperienza bellica estremamente varia e soddisfacente. Proprio per questo è azzeccata la definizione dello studioso del patrimonio culturale Michele Rak. Nell’Enciclopedia Treccani alla voce “pornografia” si legge che è: “Trattazione o rappresentazione (attraverso scritti, disegni, fotografie, film, spettacoli, video ecc.) di soggetti o immagini ritenuti osceni, fatta con lo scopo di stimolare eroticamente il lettore o lo spettatore… nella società di massa, il realismo e il simbolismo erotico vengono contaminati dalla trivialità e dall’insistenza compiaciuta su perversioni sessuali o su pratiche sado-masochistiche“.

La morte, di certo un soggetto osceno, viene rappresentata nello sparatutto in prima persona al fine di stimolare il piacere ludico nell’uccidere altre persone, per quanto virtuali. Battlefield 4 amplifica tale piacere incentrando esattamente su questo tutto il proprio gameplay. Ogni uccisione assegna un punteggio specifico (maggiore ad esempio nel caso di colpo in testa o “headshot”) e in modalità multiplayer ci meritiamo un punteggio anche “di squadra” quando favoriamo l’uccisione di un avversario da parte di un compagno di squadra mentre durante la campagna possiamo indicare alla nostra squadra (virtuale) gli obiettivi ordinandone l’eliminazione. Meglio tiriamo, più uccisioni facciamo e più saliamo di grado nella gerarchia dei giocatori, sbloccando armi più potenti che ci consentono performance belliche sempre più efficaci. Nella campagna, per quanto varia, discretamente lunga e soddisfacente, ci troviamo a combattere contro le truppe cinesi, ma non è mai particolarmente chiaro il motivo tanto – probabilmente volontariamente – nebulosa è la trama.

L’importante è avere qualcuno di fronte da uccidere, ed allora ben presto il passaggio obbligato è alla modalità multiplayer che ci consente di affrontare non nemici virtuali, ma simulacri di persone reali, di studiare i loro comportamenti, di attrezzarci al meglio per poterli sconfiggere e… sì, uccidere. Perché di questo si tratta: del piacere di uccidere che si sfoga non in un mero essere spettatori come per solito accade nella pornografia a sfondo sessuale, ma precisamente nel partecipare a pieno titolo all’orgia. Dove però non ci sono corpi reali sfruttati o martoriati ma dove tutti sono partecipi del piacere grazie anche a livelli ed a modalità (ben 13 differenti) che esaltano le doti individuali fornendo sia ha chi abbia l’animo del cecchino, sia a chi propenda per l’assalto più irruento di trovare spazio.

Se però in giochi come Battlefield 4 la guerra è una pornografia, non siamo di fronte necessariamente ad un incitamento alla violenza, all’arruolamento, alla strage. Perché alla fine di uno stage ci si trova tutti – amici e nemici – al breafing riassuntivo e ci si assegna a vicenda virtuali pacche sulle spalle, complimenti e appuntamenti al livello successivo.