Si torna all’Arena. Un’altra giornata di resistenza e liberazione. Di nuovo cattolici e laici, missionari e cittadini, fedeli allo spirito del Concilio e sinistra critica. Ancora tutti insieme con lo stesso obbiettivo: «Scrollarsi dalle spalle illusioni e paure, rimettersi in piedi con il coraggio della responsabilità e della partecipazione per disarmarci e disarmare l’economia, la politica, l’esercito».

È Arena di pace e disarmo 2014, frutto dell’appello promosso a gennaio da Alex Zanotelli e Lidia Menapace, don Luigi Ciotti e Susanna Camusso, Mao Valpiana e Cecilia Strada con tanti altri convinti che «L’Italia ripudia la guerra, ma continuiamo ad armarci. In piena crisi economica e sociale, cade a picco in tutti gli indicatori europei e internazionali di benessere e di civiltà, ma continua a essere tra le prime dieci potenze militari del pianeta, nella corsa agli armamenti più dispendiosa della storia». E alla vigilia è arrivata anche la «benedizione» dalla segreteria di stato vaticana: lettera ufficiale numero 40.730 con la firma autografa di Pietro Parolin.

È il ritorno al futuro del «movimento arcobaleno» che da trent’anni anni calamita il pacifismo senza se e senza ma. Un piccolo grande «esercito» di ostinati, profeti, nonviolenti, testimoni, disobbedienti. Inevitabile ripensare al 4 ottobre 1986, quando a migliaia risposero all’appello lanciato da Albino Bizzotto con il neonato Beati i costruttori di pace. Era il primo meeting di massa all’Arena: educazione alla mondialità, disarmo, obiezione di coscienza, stili di vita. Nel pianeta diviso ancora in «blocchi» era una sorta di terza via che insieme guardava all’altro mondo e anticipava i social forum, non dimenticava Pertini e sfidava Craxi&Spadolini, obiettava alla logica militarista e sognava un pianeta più naturale.

Allora nell’anfiteatro romano echeggiavano le parole di Tonino Bello («In piedi, costruttori di pace»), la speranza europeista di Ernesto Balducci, i versi di David Turoldo e gli applausi di chi animava le manifestazioni da Aviano a Comiso, da Longare a Roma. Oggi Arena 2014 promette di replicare atmosfere, testimonianze, suggestioni. Sempre con lo sguardo attento alle vecchie e nuove stridenti contraddizioni dell’Italia «pacificata» a senso unico. Un 25 aprile all’insegna dell’alternativa possibile, proprio grazie alla rete di chi non rinuncia mai all’articolo 11 della Costituzione. Si riannoda così il filo con «Per la pace mi espongo anch’io», l’ultimo appuntamento del 1 giugno 2003 nel cuore di Verona che ancora non conosceva il lighismo doroteo.

Si comincia a mezzogiorno in piazza Bra mèta delle biciclettate e dei giovani in servizio civile. All’inaugurazione partecipano anche Jean Bassmaji, medico siriano, e John Mpaliza, attivista congolese. Arena 2014 entra subito nel vivo con flash mob, animazione, banchetti fino all’apertura dei cancelli. Accoglienza affidata alle note di Nardo Trio, finché palco e gradoni non saranno pronti per la maratona a base di video, interventi, musica, informazioni. Il programma prevede una «scaletta» densa: al microfono Lidia Menapace, Alex Zanotelli, Luigi Ciotti, Alice Mabota; poi Gad Lerner intervista Gianni Bottalico e Susanna Camusso; focus dedicato a servizio civile, spese militari, No F35, interventi civili di pace, militarizzazione dei territori con i sindaci Paolo Pisu (comune di Laconi, in provincia di Oristano) e Renato Accorinti (Messina). Il «cartellone» artistico prevede: Simone Cristicchi, Grazia De Marchi, Vittorio De Scalzi, Farabrutto, Eugenio Finardi, Deborah Kooperman, Alessio Lega, Alberto Patrucco, Pippo Pollina, David Riondino e le «Bocche di rosa».

Alle 18, il varo della nuova campagna dell’Arena arcobaleno: «Disarmo e difesa civile non armata e nonviolenta». Gran finale con il concerto live affidato a Valeria Benatti e Antonio Silva con la collaborazione del Club Tenco. E per chi non può esserci, Arena 2014 è in diretta streaming tv dal sito www.lanuovaecologia.it o radiofonica grazie a Network Radiopopolare e Radio Articolo 1.