Non si può certo dire che l’annuncio della competizione ufficiale del Festival abbia suscitato particolari entusiasmi, eccezion fatta per il ritorno di Jean-Luc Godard in concorso e la presenza di autori amatissimi come David Cronenberg. Di conseguenza il Certain regard, accoglie coloro che non sono stati promossi nel concorso maggiore mentre l’assenza di film registi scomodi come Abel Ferrara e Terrence Malick fa rumore. Ed è proprio in confronto alla prevedibilità della competizione e del Certain regard che le scelte della Quinzaine des Réalisateurs ( 15- 25 maggio) risultano sorprendenti e potenzialmente ricche di aperture. Anche solo sorvolando l’insieme dei titoli selezionati da Edouard Waintrop e dal suo staff, ci si rende conto che, salvo terribili delusioni alla prova della visione, dalle parti della Quinzaine si tenta ancora di immaginare il cinema come un insieme di territori ancora da scoprire e da mappare.
Se in apertura figura Céline Sciamma con Bande des filles, nota anche in Italia grazie a Tomboy, il cinefilo più agguerrito non può mancare di salutare con entusiasmo la presenza di Fabrice Du Welz con Alleluia. Autore di un eccellente Calvaire, e di un discontinuo ma altrettanto disturbante Vinyan, nome fra i più interessanti del cinema transalpino in grado di costeggiare il cinema di genere intrecciandolo con le ragioni di una poetica personale e assolutamente non allineata. Du Welz questa volta si cimenta con una storia eminentemente americana anche se adattata alla sua peculiare sensibilità, ispirata al caso dei serial killer Martha Beck e Raymond Fernandez, noti anche come i Lonely Hearts Killers (cui aveva già dedicato un film Todd Robinson nel 2006 interpretato da John Travolta, James Gandolfini e Salma Hayek). La scia di sangue dei killer dei cuori solitari è lunga un biennio – dal 1947 al 1949 – e conta almeno una ventina di omicidi attribuiti alla coppia. Il film di Du Welz, interpretato dalla diva almodovariana Lola Dueñas, si presenta senz’altro come uno dei titoli più attesi. Jim Mickle, l’autore del sorprendente We Are What We Are, il remake visto l’anno scorso dell’horror messicano Somos lo que hay di Jorge Grau, ritorna alla Quinzaine con Cold in July, una sorta di noir provinciale interpretato da un trio di interpreti del calibro di Michael C. Hall (ossia Dexter…), Sam Shepard e Don Johnson. Intrighi familiari, odio ancestrale e il buio di un’America dimenticata dai media della quale Mickle, insieme a colleghi come Jeff Nichols e Scott Cooper, sembra essere uno dei più credibili narratori contemporanei. Attesissimo il ritorno di John Boorman dietro la macchina da presa, che sulla Croisette era stato avvistato l’ultima volta nel 1998 con l’eccellente The General. Queen and Country, sin dalla sinossi, sembra offrirsi non solo come un condensato della poetica del maestro britannico ma riallacciarsi al versante memoriale della sua produzione di cui Hope and Glory è probabilmente il titolo più significativo – e a aumentare le attese c’è il fatto che il precedente film, di Boorman, l’incompreso The Tiger’s Tail, risale addirittura al 2006.
Un altro maestro che non necessita presentazioni e che è stato senz’altro più prolifico di Boorman negli ultimi anni è Frederick Wiseman di cui si scoprirà il nuovissimo National Gallery. Wiseman torna alla Quizaine dopo Boxing Gym, visto nel 2010. Nella line-up della competizione spicca, e non potrebbe essere altrimenti, il nuovo titolo dello Studio Ghibli, Kaguya-hime no monogatari (traduzione letterale Il racconto della principessa Kaguya), diretto da Isao Takahata, artista originale e innovativo il cui lavoro e destino si è a lungo intrecciato con quello del più famoso Hayao Miyazaki. Basti ricordare che Takahata è autore di Una tomba per le lucciole, straziante apologo pacifista, oltre che produttore di alcuni dei capolavori miyazakiani più significativi come Nausicaä della valle del vento e Laputa – Castello nel cielo. Opera dalla gestazione produttiva complessa, la lavorazione del film è stata annunciata la prima volta nel 2005 e si è completata otto anni dopo in seguito a una serie quasi interminabile di ritardi e ripensamenti. Costato quasi 5 miliardi di yen, Kaguya-hime no monogatari è senza ombra di dubbio uno dei titoli più ambiziosi mai prodotti dallo Studio Ghibli. Infine, ritorno in grande stile, nello splendore del restauro digitale in 4K di Non aprite quella porta, ossia The Texas Chainsaw Massacre, film che Tobe Hooper presentò alla Quinzaine nel 1975. Horror destinato a riscrivere la storia del genere, amatissimo da Robin Wood, ha formato intere generazioni di cineasti. Proprio come il ringhio della motosega di Leatherface ha rovinato il sonno di censori e anime candide.