Oramai si ripete come un mantra che l’unico settore in editoria costantemente in crescita sia quello riservato ai bambini e ai ragazzi. Accanto agli evergreen ci sono centinaia di autori che si cimentano nel genere o vi si specializzano, proponendo a ogni nuovo libro laboratori rivolti ai bambini, ai giovani adulti, ai ragazzi, alle scuole medie. Anche gli scrittori «per adulti» – termine mefistofelico – vengono pregati dagli editori di scrivere storie per i lettori più piccoli. Nuovi editori nascono proprio per confezionare volumi da guardare e da leggere, e così accanto a marchi variamente consolidati quali Babalibri, Salani / Ape Libri, Carthusia, Beccogiallo, Camelozampa, Corraini, Editoriale Scienza, Einaudi Ragazzi / EL, Orecchio acerbo, Topipittori, Il castello, Kalandraka, Feltrinelli Kids, oggi potremmo individuare Pelledoca, La coccinella, Minibombo, Uovonero, Zoolibri o Celacanto di Laterza.

NEGLI ULTIMI MESI, diversi racconti illustrati hanno percorso il sentiero di un bosco, portando alla pubblicazione di libri davvero belli quali, ad esempio, Il regno degli Alberi degli autori polacchi Piotr Secha (già autore de Il regno della Api) e Wojciech Grajkowski (ElectaKids) e La foresta di Riccardo Bozzi, Violeta Lópiz, Valerio Vidali (Terre di Mezzo).
Il regno degli Alberi concilia una grande dedizione alla figurazione degli alberi e delle loro «historiae», talvolta epopea di specie assai rare, talvolta storia dell’utilizzo che gli uomini ne hanno fatto. Vi sono tavole a doppia pagina dedicate a piante endemiche quali alberi bottiglia, alberi feretra, araucarie, sangue di drago, palme del viaggiatore, le diverse forme e proporzioni dei baobab, le mie amate conifere nord-americane, quali sequoie e pini dai coni setolosi, oppure Pando, ovvero il bosco monospecie composto da pioppi tremuli nello Utah, considerato da certuni quale la più vasta società cooperativistica del pianeta.
Ma ci anche sono illustrazioni dedicate agli animali che abitano questi boschi, oppure agli edifici sacri costruiti coi legni, alle imbarcazioni che nell’antichità venivano realizzate abbattendo alberi; e, ancora, una tavola dedicata a tutti gli «strumenti di tortura» con cui i boscaioli, da decalogo minimo barbuti, baffuti, spalluti e salopettati, hanno utilizzato per fare il proprio «mester». Una tavole mostra le altezze vertiginose di svettanti alberi che gareggiano con alcuni edifici umani, come la Statua della Libertà e il Big Ben.

NON POTEVANO MANCARE gli insetti più curiosi e amati dai bambini – mantidi, insetti stecco, insetti foglia. Le maschere delle diverse tradizioni tribali, ovviamente scolpite nel legno. Gli strumenti musicali, dai tamburi all’australiano digeridù, chitarre, mandolini, arpe, ukulele, nacchere, fagotti, flauti indiani. Le case e i ristoranti sugli alberi. I diversi tipi di siepi così come modellati secondo l’arte topiaria. Ma anche l’albero genealogico di una numerosa e vasta famiglia. Le foreste leggendarie percorse da arcieri, uomini albero e cervi trionfanti. Le creature arboree immaginate dal Tolkien ne Il signore degli anelli. Nonché una tavola «psichedelica» dedicata alle quattro stagioni, le diverse colorazioni delle foglie, i rametti con ghiande e bacche.
Ogni tavola è accompagnata da testi storico-didattici, precisi per quanto necessariamente abbreviati. Insomma, Il regno degli Alberi è un altro di quegli albi che tutte le scuole primarie dovrebbero possedere.
La foresta è anzitutto un libro da esplorare, anzi è un libro per giovanissimi esploratori. Bozzi, giornalista del Corriere della Sera e autore di precedenti racconti, ha studiato alcune suggestioni naturalistiche e poetiche con gli illustratori, creando un libro-gioco, nel quale provare a sbirciare nel fitto sottobosco, indagando i meccanismi che regolano le diverse forme di esistenze che pulsano in quel mondo che indichiamo con i termini bosco e/o foresta.
Nella vastità delle tantissime altre pubblicazioni che vedono lupi e volpi e insetti e foglie e alberi innestarsi gli uni negli altri, tre libri, a modesto avviso di chi scrive, meriterebbero un posto particolare, nel cuore frondoso e radicante di chi legge: Raccontare gli alberi del duetto Pia Valentinis-Mauro Evangelista (Rizzoli), Il domatore di foglie di Pina Irace e Concerto per alberi di Laëtitia Devernay.

«RACCONTARE GLI ALBERI» è un parente stretto de Il regno degli Alberi di cui sopra, è disegnato dalla felice punta di matita di una delle nostre più apprezzate e originali illustratrici: l’andamento delle cortecce, le forme originali e inaspettate dei tronchi di ulivo, le ramificazioni dei boschi in inverno, paesaggi di montagna, dettagli di pigne e coni vari, suggestioni che spettacolarizzano gli elementi costitutivi degli alberi. Evangelista, autore di lungo corso, oltre che di Saremo alberi e Il gigante egoista, ha scelto testi di narratori e poeti da abbinare ai tanti alberi riprodotti. Il domatore di foglie (Zoolibri) di Pina Irace (attrice e autrice per il teatro ragazzi) è un delizioso incanto: l’autunno si sta compiendo, le foglie pronte a cadere ma dove cadranno? E come? In quale ordine e sequenza? Ci vuole un domatore di foglie, mica un bambino qualunque! Quest’anno però del domatore non c’è traccia. E come faranno le foglie? Chi potrà trovare l’ardore di fare da sola? Irace immagina una soluzione. I disegni sono della spagnola Maria Moya. Al 2015 risale invece l’edizione Terre di Mezzo del miracolante Concerto per alberi della francese Laëtitia Devernay (www.laetitiadevernay.fr), Diapason in originale.
Si tratta di un’opera concettuale, un canto all’originalità che sposa una matita felice e un pensiero poetico, basti la presentazione editoriale: «Al tocco magico di un piccolo direttore d’orchestra, gli alberi prendono vita e si trasformano. Un libro che si dispiega come le ali di un uccello, una sinfonia per gli occhi.» Il libro verticale si apre come una fisarmonica, si dispiega come un antico rotolo cinese, una pergamena, dove gli uccelli nascono dagli alberi e si trasformano in segni, e i segni si mutano in foglie.