Si conclude oggi a San Paolo, in Brasile, il vertice internazionale sul futuro dell’Internet Governance, Net mundial. Un summit promosso dal governo brasiliano e dall’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (Icann), l’ente senza fini di lucro che ha la responsabilità di assegnare gli indirizzi Ip e di gestire il traffico della rete.

La presidente Dilma Rousseff lo aveva annunciato nel pieno del Datagate, lo scandalo delle intercettazioni illegali messe in atto a livello planetario dall’Agenzia per la sicurezza Usa (Nsa). Le rivelazioni dell’ex consulente Cia Edward Snowden, pubblicate sul Guardian a luglio avevano portato al centro della vicenda lo staff di Rousseff e lei medesima, spiata insieme ad altri capi di stato latinoamericani ed europei. Fra questi, la cancelliera tedesca Angela Merkel che aveva alzato la voce con Barack Obama, raggiungendo le proteste del Brasile all’Assemblea generale delle Nazioni unite.

La vicenda Snowden, che ha portato in primo piano le rivendicazioni di sovranità degli stati progressisti dell’America latina, ha dato più peso alla richiesta di relativizzare l’egemonia nordamericana nel settore. Una posizione emersa nell’ottobre del 2013 a Montevideo, capitale dell’Uruguay, e avanzata in seguito nelle varie iniziative diplomatiche. Si è fatta strada la parola «multilateralità» per contestare la titolarità dell’Icann, dipendente dal ministero del Commercio Usa. A marzo scorso, Washington ha annunciato la decisione di abbandonare il controllo d’Icann entro il 2015.

Per i Repubblicani, un altro segno di debolezza di Obama, messo sotto attacco dai falchi al suo interno (leggi Hillary Clinton) ma anche dai grandi gruppi nordamericani del Net, preoccupati di perdere la fiducia degli utenti stranieri. Comunque sia, un ridimensionamento dell’Icann non intaccherebbe le attività della Nsa, e tantomeno quello delle grandi corporations della rete, in maggioranza Usa. E Washington è fra gli 11 paesi organizzatori del Net mundial, insieme al Brasile e alla Germania. A febbraio, si era parlato di una possibile posizione comune da parte della Ue, ma il documento finale ha lasciato spazio alle singole iniziative e non è risultato vincolante.

Le componenti che, a San Paolo, premono per un altro governo della rete, vorrebbe rivolgersi anche all’Internet Engineering Task Force (Ietf), l’organismo che definisce le norme che consentono a Internet di modernizzarsi mantenendo la propria unità. Un’organizzazione non convenzionale di ingegneri che lavorano gratuitamente, una sorta di ong che ha una sede a Washington e un’altra a Ginevra, è diretta da un gruppo di di 13 persone, sei delle quali statunitensi. L’Ietf si riunisce tre volte all’anno in diversi paesi grazie al sostegno finanziario di grandi imprese del settore e dice di «rifiutare il re, i presidenti e le elezioni».

Chi auspica una «deamericanizzazione» della rete, chiede anche più potere per le organizzazioni che dipendono dalle Nazioni unite, come il Forum sulla Governance di Internet (Fgi), che finora è solo di natura consultiva. Il comitato direttivo di Net mundial ha ricevuto 188 contributi provenienti da amministrazioni, università, ong e organismi tecnici di 46 paesi. La discussione in corso verte quindi sul peso che avranno nei nuovi accordi gli organismi statali, i privati e le associazioni che rivendicano l’antica filosofia «circolare» della rete, insofferente ai controlli.

«Non esistono mezzi legali per sfuggire alla sorveglianza di massa», ha detto ad aprile Snowden durante un dibattito al Consiglio d’Europa a cui è intervenuto in video da Mosca. La fonte del Datagate è attualmente rifugiato in Russia, ma i suoi sostenitori hanno nuovamente approfittato dell’occasione del vertice per chiedere a Rousseff di concedergli l’asilo politico. Il Brasile non ha per ora risposto. Camera e Senato hanno intanto approvato una legge per proteggere la privacy in internet. Un progetto considerato una nuova «costituzione della rete» che obbliga le grandi imprese, anche straniere, a sottostare alla giurisdizione brasiliana. Direttive ribadite a Net mundial, il cui nome evoca l’approssimarsi dei mondiali di calcio in Brasile.

E a Rio de Janeiro, dopo la morte di un ballerino, ucciso dalla polizia in una favela situata fra i ricchi quartieri di Copacabana e Ipanema, sono scoppiati violenti scontri.