Ieri mattina, nella grande sala dell’UGC Normandie, sugli Champs Elysées, Gilles Jacob e Thierry Fremaux, rispettivamente il presidente e il direttore del Festival de Cannes hanno presentato alla stampa la 67e edizione del festival; per Gilles Jacob sarà l’ultima da presidente, carica che ricopre dal 2001. Qualche cifra. Quest’anno il festival ha ricevuto 1800 film, ne ha selezionati 50 da 22 paesi tra cui 5 opere prime e – Fremaux lo ha fieramente annunciato – 15 registe di cui ben 2 in competizione (Naomi Kawase con Due finestre, Alice Rohrwacher con Le meraviglie).

In queste occasioni si comincia, dal basso, dai film fuori concorso. In questa casella era atteso il nuovo film di Zhang Yimou, probabilmente il più celebre e prolifico cineasta cinese vivente. Di Coming Home si sa che si tratta di un dramma storico ambientato nel quadro movimentato della Rivoluzione culturale. L’altro film fuori concorso è il solo d’animazione, Dragons 2 di Dean Deblois che, come ha notato Fremaux, segue Dragons 1 ed è soprattutto l’occasione per festeggiare i primi vent’anni del più giovane studio di Hollywood: Dreamworks. Tra i cinque «spettacoli speciali», vale la pena segnalare un film collettivo, Les Ponts de Sarajevo, realizzato con il contributo di, tra gli altri: Jean-Luc Godard, Vincenzo Marra, Cristi Puiu.

La selezione Un Certain regard – Come definirla? Per Jacob è «un anti-programma dentro il programma» – spesso più intrigante del concorso. In apertura c’è un primo film francese, Party Girl, ritratto di una libertina, Angelica, entraîneuse di night club. E la selezione comporta in tutto cinque opere prime, trai quali spicca il nome di Ryan Gosling, l’attore che non ti aspetti dietro la macchina da presa, con un film, Lost River, dall’universo «oscuro e macabro» in linea con la moda True Detective. Altri due attori in veste di registi: Asia Argento, con L’incompresa, un film «molto personale» e Matthieu Amalric, in realtà da sempre anche regista, reduce dal successo di Tournée, qui con un adattamento dal romanzo di Georges Simenon La Chambre bleue. Sempre da parte francese, c’è molta attesa per Bird People, il nuovo film di Pascal Ferran, sette anni dopo Lady Chatterley. Per finire, due cineasti che hanno molti ammiratori e qualche detrattore: lo spagnolo Jaime Rosales, in questi giorni al Pompidou con expo e una retrospettiva, porta Hermosa Juventud; l’argentino Lisandro Alonso, veterano di Cannes, faro del cinema d’autore sudamericano, sarà alla sala Bazin con Sin Titulo.

Scorrendo la competizione, si conferma quello che da molte parti era annunciato in particolare da Spielberg il quale, da presidente della giuria dell’edizione 2013, aveva fatto capire che Hollywood si sta concentrando su pochi costosissimi blockbusters a discapito sia della quantità che della qualità dei film. Certo è che il cinema americano è meno presente che in passato. Cannes ha giocato un ruolo chiave nella carriera di due generazioni di cineasti americani, quella degli anni settanta (la Nuova Hollywood) e quella degli anni novanta (il cosiddetto cinema «indipendente»). Non è più così e allora il festival scommette su uno scacchiere più cosmopolita, pur mantenendo, come da tradizione, una buona metà della selezione aperta agli amici di vecchia data. Tra questi l’immancabile Ken Loach, stavolta alle prese con l’Irlanda in Jimmy’s Hall.

Non sorprende la selezione di Sils Maria di Olivier Assayas e, ovviamente, quella dei veterani (con due palme d’oro) della croisette: i fratelli Dardennes con un titolo, per loro, insolito: Deux jour, une nuit. Selezione annunciata per Bertran Bonello: L’Apollonide è stato uno dei film più apprezzati della 65a edizione. Ma se la porta a Cannes era aperta, il suo Saint Laurent (biografia non autorizzata del celebre Yves) sulla sua strada ha trovato diversi bravi a dire: questo film non s’ha da fare… Molto attesi Xavier Dolan, giovane e prolifico autore canadese, con Mommy e Michel Hazanavicius che dopo il successo di The Artist cambia registro e ambienta The Search nella Cecenia in guerra. Una certa curiosità suscita il primo film di Tommy Lee Jones, un western dal titolo The Homesman. Qualcuno ricorderà Il ritorno, leone d’oro della 60 Mostra: Andrey Zuyaginstev sarà a Cannes con Leviathan; così come il suo collega turco Ceylan con Sonno d’inverno.

Come pronosticato da tempo, e questo fa aumentare il desiderio di recarsi sulla Croisette, c’è David Cronenberg, il cui Maps to the Stars s’annuncia come un granfalò del mondo hollywoodiano…

In ultimo, Godard. Ogni suo nuovo film è: 1. Un resoconto sullo stato del mondo. 2. Un resoconto sullo stato del cinema. 3. Un resoconto sul mondo di J-L.G. L’ultimo, era 2011 e Film Socialisme, ha lasciato gli spettatori di Cannes (e parecchi critici) a bocca aperta. Della nuova opera si è sentito dire molto. Le indiscrezioni parlano di diversi cameraman inviati nel mondo come apostoli a girare con delle videocamere 3d e del suo cane Roxy tra gli attori… Su YouTube si trova una bande d’annonce e un riassunto. Ma perché riassumere un film che si chiama Adieu au langage ?